sabato 6 gennaio 2018
«Possibile ampia condivisione sulla natalità. Lo Stato non faccia la cresta sul futuro dei figli, diventare genitori non deve più essere un atto eroico»
«Coi soldi dei bonus 750mila posti in nido»
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Temi come natalità e famiglia, così come quello più in generale della solidarietà sociale e dei diritti, andrebbero affrontati sempre ricercando la più ampia condivisione. Usarli l’uno contro l’altro per piantare una bandierina significa danneggiare le radici della nostra società, antiche, ma ancora così vive. Ecco perché mi sento di aderire a questo Patto, di impegnarmi ad affrontare velocemente e con polso questo inverno demografico.

Come farlo? Nel suo decalogo del buon politico, don Luigi Sturzo, diceva che 'è prima regola del-l’attività politica essere sincero e onesto: prometti poco e realizza quel che hai promesso'. Per questo, col deficit che cresce ancora, nessuno può promettere decine di miliardi di nuovi investimenti, ma si può ugualmente fare tanto destinando alla famiglia e ai servizi le moltissime risorse che, in questi anni, sono state utilizzate per bonus e incentivi e che si sono fermate lì, producendo più costi che benefici. Questo grande patto di serietà non può prescindere dall’impegno a passare dalla politica della gestione emergenziale e delle soluzioni-tampone a quella degli interventi strutturali. Per esempio, per il bonus bebè sono stati stanziati circa 1 miliardo e mez- zo di euro. È un’idea alla quale sono pure affezionata, varata più di dieci anni fa dai governi Berlusconi, ma siamo entrati in un’altra epoca.

I bisogni sono cambiati e oggi con quegli stessi soldi una politica più lungimirante dovrebbe e potrebbe finanziare più di 750 mila nuovi posti negli asili nido, affrontando e risolvendo così un problema endemico: l’assenza cronica di strutture per l’infanzia. Questa carenza, oltretutto, è concentrata in alcune aree del Paese, in particolar modo nel Mezzogiorno. Un altro tema sono i costi delle strutture, spesso proibitivi: tagliare troppo e indiscriminatamente i finanziamenti agli enti locali ha finito per scaricare il problema sulle famiglie. L’Italia, che pure viene spesso additata come 'campionessa' di spesa, investe per maternità e famiglia ben al di sotto della media degli altri Paesi europei. Il nostro welfare è complesso e costoso, ma è orientato a tutelare più coloro che già ci sono, piuttosto che coloro che verranno: i nostri figli. Come suggerisce il Forum delle associazioni familiari l’altra leva che lo Stato può utilizzare - forse la più importante - per sostenere le famiglie è quella fiscale. Il principio del 'quoziente familiare', al quale ci ispiriamo, resta centrale: chi ha più figli, deve poter pagare meno tasse. Nel programma del centrodestra proponiamo la rivoluzione della flat tax, un’aliquota unica che diminuisca la pressione su famiglie e imprese e semplifichi il sistema: all’interno di questa riforma fiscale la no tax area dovrà variare in base alle dimensioni del nucleo familiare prevedendo sgravi crescenti. Diventare genitori non può essere un atto di eroismo, ed ecco perché, per esempio, è bene che si arrivi ad abolire l’Iva sui prodotti per la prima infanzia. Non ha senso che lo Stato 'faccia la cresta' sul suo futuro. Su questo la politica ha il dovere di mettere da parte quella contrapposizione muscolare che ha intossicato il confronto, negato diritti e calpestato bisogni.

L’EX MINISTRO Mara Carfagna, salernitana, in pochi anni una delle poche 'miss preferenze' della politica italiana. Parlamentare dal 2006, alle regionali campane del 2010 sorprende i ras locali e incassa 55.695 voti. Sulla scena nazionale, si ricava uno spazio nel mondo berlusconiano sul tema dei diritti civili. Il suo impegno viene premiato con il dicastero delle Pari opportunità guidato con decisione e capacità dal 2008 al 2011. Oggi è uno dei volti principali di Forza Italia.

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