sabato 16 luglio 2022
Fra siccità, ghiacciai in estinzione e ondate di calore, lo scienziato Riccardo Valentini lancia l’Sos alla politica: «serve un "commissariamento climatico"
Una recente immagine del fiume Po in secca nel territorio del Comune di Boretto (Reggio Emilia)

Una recente immagine del fiume Po in secca nel territorio del Comune di Boretto (Reggio Emilia) - Ansa

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«O Dobbiamo cambiare registro. Vi è una grande responsabilità delle istituzioni e della politica che deve accelerare le misure di adattamento climatico per mettere in sicurezza il territorio. È necessario un cambio deciso di direzione, più che una transizione ecologica serve una vera e propria trasformazione». Riccardo Valentini, professore di Ecologia all’Università della Tuscia e già premio Nobel per la Pace nel 2007 per aver partecipato alla stesura del documento Ipcc, lancia un appello alla politica. La tragedia della Marmolada ha di nuovo messo in luce la drammaticità del cambiamento climatico in atto.

Alcuni sostengono che quello che è successo è insito nella storia e nell’evoluzione del pianeta.
Mi sembra che ormai su questo argomento non ci siano più dubbi. L’ultimo rapporto dell’Ipcc uscito a fine febbraio si basa su dati concreti (e quindi non su modelli previsionali) su quello che sta succedendo. Nel Mediterraneo stiamo assistendo a quello che solo qualche anno fa era indicato a livello previsionale nell’accordo di Parigi. Allora dicevamo di non superare di un grado e mezzo la temperatura media globale entro fine secolo, purtroppo lo faremo entro il 2030. Oggi il vero tema non è più quello di non superare quel grado e mezzo ma di mantenerlo. Di non andare oltre e di stabilizzare il clima fino a fine secolo.

Negli ultimi 30 anni è cambiato qualcosa?
La comunità scientifica ha fatto il suo mestiere. Tutti i record sono concentrati negli ultimi 10-15 anni. Oggi abbiamo più conoscenze sul tema: sappiamo cioè che ci sono ad esempio nuove fonti di emissioni come il cibo e l’agricoltura che rappresentano il 37% delle emissioni globali. Non è stato fatto nulla o molto poco invece per fermare questa corsa. Stiamo continuando a produrre emissioni esattamente come facevamo 30 anni fa. Non c’è stato ancora un accordo sulla riduzione. Oggi solo l’Europa ha aderito alla riduzione di emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Eppoi non ci siamo neppure messi d’accordo sulla "carbon neutrality" ad emissioni zero entro il 2050. Ci sono addirittura Paesi, come la Cina, che tirano la corda e puntano a spostare al 2060 la carbon neutralità. Ma è già tutto troppo tardi.

Poco o nulla è stato fatto sulla riduzione delle emissioni quindi, e sull’adattamento a che punto siamo?
Due cose sono state fatte dal Cmcc (il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, ndr) il piano e la strategia di adattamento. Il piano era un atto dovuto perché ce l’aveva chiesto l’ Europa. La strategia è un atto politico impegnativo. Ma quest’ultima sta lì nel cassetto, perché di fatto non è stata ancora implementata.

Riccardo Valentini

Riccardo Valentini - .

Per fortuna ora arriva il Pnrr
È ancora presto per dirlo. C’è scritto che il 40% dei fondi vanno destinati a misure climatiche ma vedremo cosa succederà. Perché il documento è stato scritto molto in fretta e credo che si dovrà aggiustare, ma, secondo me, non va nella direzione giusta. Deve essere ancora aggiustato.

Il riscaldamento globale non è mai nella priorità della politica?
E proprio così. Il fatto è che ci sono tre elementi della società interessati dal cambiamento climatico: i cittadini, l’industria e la governance e le istituzioni. I cittadini sono molto attenti, c’è una maggiore sensibilità e preoccupazione di richiesta di sostenibilità . Sette ragazzi su dieci sono totalmente interessati e preoccupati del rischio climatico, secondo un’indagine europea: tutte le nuove generazioni hanno una posizione molto preoccupata che non è soltanto quella di non andare a scuola il venerdì ma c’è in loro una preoccupazione vera. È positivo anche quello che sta facendo l’industria, soprattutto nei paesi più avanzati. La sostenibilità è entrata nel linguaggio delle aziende, non ci sono aziende oggi che non stanno attente alla sostenibilità. Anche il rating bancario sta entrando nel green. E in parte anche le grandi lobby e le nostre aziende energetiche si stanno riconvertendo. La terza gamba sono le istituzioni: e qui c’è il vuoto totale. Due parti della società stanno lavorando ma la terza, la più importante, quella che deve far le regole, che deve porre degli standard e che deve investire e incentivare le nuove tecnologie, arranca.

Come possiamo difenderci da siccità, nubifragi, crolli e medicaine?
L’adattamento è un problema grandissimo. Il vero problema è che dobbiamo stabilizzare il clima entro i due gradi da oggi a fine secolo e per fare questo dobbiamo raggiungere le emissioni nette zero al 2050. Il tema dell’adattamento è importante e riguarda tutti i grandi temi come quello della perdita dell’acqua e della siccità. Sappiamo da anni che la nostra rete idrica perde acqua. Perché non l’abbiamo sistemata? È evidente che fino ad ora tutto è rimasto sulla carta nonostante la comunità scientifica lo abbia sostenuto ripetutamente.

Cosa dobbiamo fare?
Nel concreto la cosa più urgente oggi è sbloccare le risorse economiche e cantierare subito i progetti. Mi permetto di suggerire la necessità di un "commissariamento climatico" di tutte le attività che riguardano la messa insicurezza del territorio al fine di procedere velocemente perché non abbiamo più di 10 anni ancora per rendere più sicura la nostra umanità.

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