mercoledì 6 aprile 2022
Gli scienziati: possiamo fare molto entro il 2030 per contenere l'aumento della temperatura globale. L'appello di ricercatori e docenti: in 4 mesi possiamo ridurre del 6% il consumo di petrolio
Clima, strada ancora tutta in salita. «Ultima chiamata per il pianeta»
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«Non siamo sulla buona strada». L’attacco degli studiosi riguardo al cambiamento climatico e all’impegno di mitigare il surriscaldamento globale di 1,5°C entro il 2030 non è certo edificante. Il sesto rapporto Ipcc (il rapporto elaborato dagli scienziati dell’Onu, ndr) pubblicato lunedì è «l’ultima chiamata per il pianeta: se non faremo di tutto per far abbattere le emissioni del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, sarà impossibile mantenere la temperatura media globale entro gli 1.5 gradi, e raggiungere le emissioni nette zero nel 2050!».


Eppure qualcosa si può ancora fare. Per frenare il cambiamento climatico oggi, più che nel passato, abbiamo infatti i mezzi per farlo. In tutti i settori più strategici, dall’energia ai trasporti, dagli stili di vita all’industria, «sono disponibili opzioni che possono almeno dimezzare le emissioni entro il 2030» sostengono gli studiosi italiani che hanno preso parte alla stesura del rapporto. «Nei prossimi otto anni è necessaria un’azione rapida ed immediata» puntualizza Massimo Tavoni, del Cmcc, European Institute on Economics and the Environment, e Politecnico di Milano, tra gli autori italiani del rapporto sui percorsi di mitigazione compatibili con obiettivi di lungo termine. Gli investimenti sono da 3 a 6 volte più bassi di quelli necessari per gli obiettivi al 2030, sostiene Tavoni, «con una differenza che varia da Paese a Paese e per settori. La disponibilità economica c’è, la sfida è chiudere queste differenze soprattutto per i Paesi in via di sviluppo e spostare le risorse dalle fonti fossili a quelle pulite».
Rispetto a dieci anni fa e dall’ ultimo Rapporto di valutazione del 2015 «sono stati fatti notevoli passi avanti, soprattutto nel settore energia» ha spiegato Elena Verdolini, del Cmcc (Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici) e European Institute on Economics and the Environment, Università di Brescia. «Sono scesi molto i costi per fotovoltaico e eolico su terra, diventati molto competitivi perché costano quanto le tecnologie basate sui combustibili fossili – ha spiegato la scienziata – e c’è stata una caduta del prezzo delle batterie per veicoli».


Per frenare il cambiamento climatico le persone possono fare la differenza: dai trasporti, all’alimentazione, ai consumi energetici, all’uso del suolo, dall’industria, all’edilizia la scelta dello stile di vita può accelerare il cambiamento in molti modi e consentire di arrivare ad un’economia a zero emissioni nette. Lo dicono, per la prima volta, anche gli scienziati dell’Onu (Ipcc).
«Ci aspettano sfide importanti e se vogliamo raggiungere gli obiettivi di Parigi dobbiamo lavorare subito e tutti – aggiunge Verdolini – è anche importante non pensare che sia tutto nelle mani degli altri. È sbagliato pensare che sia tutta colpa dei decisori politici. Ognuno di noi può fare la differenza».


Tra le azioni individuali che contribuiscono alla decarbonizzazione della società, le più efficaci sono proprio quelle che riguardano la mobilità: intensificare spostamenti a piedi, in bicicletta e attraverso mezzi di trasporto elettrificati potrebbe far risparmiare due tonnellate di CO2 equivalente l’anno per ogni persona con benefici per la salute. Tra le altre opzioni, ci sono la riduzione dei viaggi aerei, una maggiore efficienza energetica delle abitazioni e degli elettrodomestici, diete più equilibrate verso un maggiore consumo di prodotti vegetali e meno spreco. «Tutte le opzioni sono win-win – ha spiegato Lucia Perugini, del Cmcc e delegata italiana nella Sessione Ipcc che si è occupata in particolare del capitolo su "Uso del suolo negli scenari di mitigazione" – con vantaggi per la salute, l’acqua, l’aria. Ci sono i finanziamenti e vanno utilizzati altrimenti il prossimo rapporto parlerà di come non abbiamo approfittato delle opportunità a disposizione».


Infine Paolo Bertoldi della Commissione Europea Dg del Centro comune di ricerca si è occupato di "Soluzioni, misure e politiche per gli edifici a zero emissioni". «Bisogna focalizzarsi sulle ristrutturazioni e su materiali a basse emissioni, sostenibili, sul riciclo di quelli da demolizione». E laddove si dovranno costruire si dovrebbe pensare a «edifici con grandi spazi condivisi e meno consumo di suolo».


Intanto, in tema di riduzione della domanda di energia, il gruppo "Minds for One Health" che riunisce ricercatori e docenti attivi sui temi salute ed ambiente, rilanciano l’appello al governo, «prima che sia troppo tardi». In un testo firmatario congiunto, gli scienziati formulano una serie di proposte «incentrate sul tema dell’accelerazione della transizione energetica per attenuare gli effetti del conflitto in corso». «Le stime di Iea (l’Agenzia internazionale per l’energia, ndr) – sostiene Lorenzo Pagliano del Politecnico di Milano – confermano che potremmo ridurre del 6% il consumo di petrolio in 4 mesi! con azioni di sufficienza» .

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