mercoledì 6 novembre 2019
A due giorni dell'annuncio da parte degli Usa della loro intenzione di ritirarsi da all'accordo sul clima di Parigi, Cina e Francia hanno ribadito il loro "forte sostegno"
Xi Jinping ed Emmanuel Macron contro Trump
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Era atteso, ora è ufficiale. L’Onu ha confermato ieri che gli Stati Uniti, la prima economia mondiale, hanno avviato le procedure di ritiro dall’accordo di Parigi sul clima, che entrerà in vigore il 4 novembre 2020, il giorno dopo l’elezione del prossimo presidente Usa. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha inviato una lettera in quel senso al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il primo passo formale in un processo che sottrarrà completamente il principale emettitore di gas a effetto serra dagli obblighi imposti da un patto globale per combattere i cambiamenti climatici. La mossa fa parte di una strategia più ampia intrapresa da Donald Trump per sottrarre l’industria americana a ogni tipo di vincolo burocratico e regolamentazione pubblica, e porta gli Usa nella direzione radicalmente opposta a quella consigliata dalla scienza per evitare i peggiori effetti del riscaldamento globale sul sistema naturale terrestre e sull’umanità.

Una volta usciti, gli Stati Uniti diventeranno l’unico Paese mondiale non vincolato dall’accordo. La delusione della comunità internazionale, ieri, era unanime, così come la determinazione a portare avanti la lotta ai cambiamenti climatici, anche senza Washington. «Ci sono ancora 193 Paesi a bordo e ci sono diversi attori negli Usa che si sono impegnati a rispettare l’accordo di Parigi – ha detto la portavoce della Commissione Europea, Mina Andreeva –. Continueremo a lavorare con gli Stati, le città e la società civile statunitensi a sostegno dell’azione per il clima».

Anche il presidente francese Emmanuel Macron, in visita di Stato in Cina, ha invitato l’Europa a serrare i ranghi e a rafforzare le fondamenta dell’intesa. La cooperazione tra Cina e Unione Europea, ha detto, sarà «decisiva» per la lotta alle emissioni globali. Oggi stesso il capo dell’Eliseo e il presidente cinese Xi Jinping firmeranno un patto che include un paragrafo sull’irreversibilità dell’accordo di Parigi. I presidenti cinesi e francesi Xi Jinping ed Emmanuel Macron hanno ribadito a Pechino il loro "forte sostegno" all'accordo sul clima di Parigi.

L’amministrazione Obama aveva sottoscritto per gli Stati Uniti il patto nel 2015, promettendo un taglio del 2628% delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005. Trump in campagna elettorale aveva promesso di annullare tale impegno, sostenendo che avrebbe danneggiato l’economia americana e lasciato altri grandi inquinatori come la Cina liberi di aumentare le loro emissioni. Trump ha già eliminato una serie di regole dell’era Obama che limitano le emissioni nell’industria elettrica e delle automobili e nel settore della trivellazione di petrolio e gas.

Un rapporto pubblicato quest’anno dai procuratori statali ha concluso che tali riduzioni faranno aumentare le emissioni di carbonio negli Stati Uniti di oltre 200 milioni di tonnellate all’anno entro il 2025. Per questo ieri, al di là della determinazione ad andare avanti, molti leader internazionali non nascondevano il loro pessimismo sul futuro dell’accordo. Teresa Ribera, ministro dell’Ambiente della Spagna, che all’inizio di dicembre ospiterà il prossimo round di negoziati sul clima al posto del Cile, ha dichiarato che il ritiro Usa ha inferto un duro colpo all’accordo di Parigi.

E il Cremlino ha deplorato la mossa degli Stati Uniti. «Senza dubbio, questo comprometterà l’accordo, perché riguarda il Paese in cima alla lista dei principali produttori di gas di scarico – ha affermato il portavoce del presidente russo, Dmitri Peskov –. È chiaro che sarà molto, molto difficile parlare di un accordo sul clima senza la partecipazione della principale economia mondiale».

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