venerdì 28 ottobre 2016
Cosa sta succedendo lungo l'Appennino? I due terremoti del 24 agosto e 26 ottobre sono collegati?
Cinque domande sul terremoto in Centro Italia
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Cos'è successo il 26 ottobre?
Le due forti scosse di terremoto di mercoledì sera e lo sciame sismico successivo sono state provocate dallo sprofondamento di un pezzo di crosta terrestre lungo 18 chilometri e largo dieci, collocato a 9 chilometri in profondità. Ad Ussita, in provincia di Macerata, è visibile una frattura nella montagna.

Questo terremoto è collegato a quello del 24 agosto?
La risposta è sì. I terremoti nell'Italia centrale sono generati da piccole faglie collegate tra di loro in un rapporto dinamico. Gli esperti si aspettavano un altro terremoto a Nord dell'area colpita il 24 agosto scorso perché appunto era rimasta "sospesa" una parte di crosta terrestre. Si è venuto a creare un effetto domino che affonda le radici nel terremoto dell'Aquila.

Perché gli effetti sono stati meno devastanti?
La magnitudo è stata praticamente la stessa e anche la profondità. Ma gli effetti sono stati molti diversi. Merito della tipologia delle costruzioni (molte erano state messe in sicurezza dopo il terremoto che colpì la stessa area nel 1997) ma anche della minore durata: il 24 agosto la terra ha tremato il doppio del tempo, oltre due minuti.

Lo sciame sismico continuerà?
Anche in questo caso la risposta è affermativa. Secondo gli esperti lo sciame durerà ancora settimane. Dal 26 ottobre l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato altre 700 scosse. Dal 24 agosto ad oggi nella zona dell'Appennino ce ne sono state oltre 17mila.

I terremoti si possono prevedere?

Già oggi gli strumenti a disposizione consentono di prevedere i fenomeni ma non il momento in cui si verificheranno. In Italia tutto l'arco dell'Appennino è a rischio: dalla Calabria all'Emilia. Solo la Puglia e la Sardegna sono considerate zone a basso rischio.

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