mercoledì 22 marzo 2017
L'atleta con Sindrome di Down ha vinto l’oro nel supergigante di sci agli Special Olympics. «Lo sport cambia il mondo»
Chiara Anghileri.

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Sulla neve e sul ghiaccio austriaco si danno battaglia 2.700 atleti provenienti da 106 Paesi. Non sciatori o pattinatori qualsiasi, ma componenti della grande famiglia di Special Olympics, l’organizzazione che favorisce attraverso lo sport la crescita personale, l’autonomia e la piena integrazione delle persone con disabilità intellettiva. Gente coraggiosa, quindi, che ha scelto lo sport per essere protagonista nella vita quotidiana, perché «gli atleti di Special Olympics sono dei concorrenti che hanno deciso di uscire dal mondo selvaggio per mostrarsi», racconta il numero uno dell’organizzazione Timothy Shriver, figlio di Eunice Kennedy, la fondatrice del movimento nel 1968.

Oggi Special Olympics è diffuso in 170 Paesi con circa 5 milioni di atleti, di cui oltre 16mila in Italia. «L’idea alla base dei nostri Giochi Mondiali – continua Shriver – è semplice: far praticare gli sport olimpici ai disabili intellettivi, così da sfruttare lo sport per dare un’opportunità a chi è isolato. Il nostro motto è che ognuno deve avere un posto». Seguendo questo ideale in Austria si fa sul serio: a Schladming si gareggia nello sci alpino e con lo snowboard, a Ramsau va in scena lo sci nordico e la corsa con le racchette, mentre Graz è la capitale del ghiaccio, con pattinaggio figura, pattinaggio velocità e hockey.

L’Italia non sta a guardare. Anzi, ha spedito in Stiria 34 atleti, alcuni dei quali hanno già ben figurato, salendo sul podio e cingendosi di metalli preziosi. A cominciare da Chiara Anghileri, medaglia d’oro nel supergigante proprio alla vigilia del giorno in cui si celebrano i diritti delle persone con la sindrome di Down. Così è proprio bello immaginare come la fotografia di Chiara mentre bacia la medaglia possa comunicare al mondo la forza delle persone con disabilità intellettiva, atleti a tutti gli effetti. Il bottino azzurro è stato poi rimpinguato da altri due ori nel supergigante, acciuffati da Alessandro Dressadore e Peter Blaas, e dal bronzo di Giulia Colombi. Con ai piedi le racchette da neve si sono invece distinti Sara Grassi, argento nei 25 metri, Annalisa Zemignan, bronzo nei 25 metri, e Gianluca Garzetti, bronzo negli 800 metri.

Nello sci nordico medaglia d’argento nei 5 chilometri per Tobia Kostner, mentre il team dello snowboard si è rivestito d’argento con Stefania Moro. E non è ancora finita, perché le competizioni proseguiranno fino a venerdì. «Lo sport è un valore primario della nostra società perché è capace di cambiare il mondo. Quando si gareggia non conta la religione, la nazionalità, lo stato civile: tutti sono atleti, anche chi soffre o viene emarginato», aggiunge Shriver, il cui sogno è quello di accorpare i Giochi di Special Olympics con le Olimpiadi e le Paralimpiadi: «Sarebbe fenomenale, sebbene molto difficile da tradurre in pratica». Intanto, anche in Austria le delegazioni hanno sfilato dietro la propria bandiera nella cerimonia inaugurale, durante la quale è stata fatta brillare la fiamma della speranza. È proprio vero: lo sport abbatte le differenze.

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