mercoledì 23 agosto 2017
La Procura di Napoli valuta l’apertura di un fascicolo per «disastro colposo», mentre si punta il dito contro le migliaia di costruzioni illegali. I sindaci: nessun legame con i crolli
I crolli a Ischia (Ansa)

I crolli a Ischia (Ansa)

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«Inaccettabile morire per un terremoto di magnitudo 4». Il giorno dopo il sisma che ha sconvolto Ischia, il mondo scientifico e dell’associazionismo ambientalista si interroga su come sia stato possibile che una scossa, che in altri Paesi non avrebbe quasi fatto notizia, sulla piccola isola campana abbia invece portato morte e distruzione.

E sul banco degli imputati, ancora una volta, finisce l’abusivismo edilizio, male di cui il nostro Paese soffre da decenni e che è ben lungi dall’essere superato. Basti pensare che, secondo un dossier recentemente presentato in Senato dal centro studi di Sogeea, a oltre trent’anni dalla prima legge sul condono edilizio, restano ancora da evadere più di 5 milioni di domande, circa un terzo di quelle complessivamente presentate.

Secondo il rapporto Ecomafia 2017 di Legambiente, il 17,3% del “cemento illegale” si trova in Campania e proprio l’isola di Ischia fa parte del «poker degli scempi esemplari dell’abusivismo » (con Pizzo Sella a Palermo, Torre Mileto a Lesina e le 35 villette realizzate nell’area archeologica di Capo Colonna a Crotone). Soltanto al Comune di Ischia, uno dei sei dell’isola, sono state presentate più di 7mila domande di condono in trent’anni e oltre 4mila sono ancora da evadere. Tutte situazioni su cui, dopo la tragedia, anche la Procura di Napoli vuole fare chiarezza e sta valutando la sussistenza di elementi per l’apertura di un fascicolo per “disastro colposo”.

Ipotesi di reato subito respinta dai sei sindaci dell’isola che, in una nota congiunta, «deplorano le notizie false relative a presunti danni e crolli in tutta l’isola e inesistenti connessioni tra l’evento sismico e i fenomeni legati all’abusivismo edilizio, rilevando che i crolli circoscritti alla zona colpita, hanno interessato per lo più strutture antiche, tra le quali una chiesa già distrutta dal terremoto del 1883 e poi riedificata». Di parere opposto la comunità scientifica che, con il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Francesco Peduto, torna a chiedere l’istituzione del «fascicolo del fabbricato».

«Far conoscere lo stato di sicurezza delle case dove un cittadino abita o lavora – sottolinea – è un fatto di etica innanzitutto, un principio morale prima ancora che una misura di salvaguardia e di prevenzione civile». Da Milano gli fa eco il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Bruno Finzi: «Non è accettabile che si stia ancora attendendo, dal 2014, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della nuova normativa tecnica che, al capitolo 8, parla proprio della sicurezza sismica del costruito».


E della «mancata cultura della sicurezza » parla anche il segretario generale della Filca-Cisl, Franco Turri: «Si intervenga sui bonus per gli interventi antisismici, potenziandoli e rendendoli strutturali, e si rafforzi la lotta all’abusivismo», ribadisce il sindacalista. Sulla «qualità scadente» del materiale con cui sono state costruite («Con tecnologie che non rispondono ad alcuna normativa vigente »), le case crollate l’altra notte, insiste il capo del dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli. «Ritengo che per questo siano crollate o rimaste gravemente danneggiate», aggiunge al rientro da un sopralluogo sull’isola.

Contro l’abusivismo «che imperversa » punta il dito anche il direttore dell’Istituto di geologia ambientale del Cnr, Paolo Messina, che mette nel mirino chi costruisce «in spregio a qualsiasi normativa antisismica», mentre la presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, ritorna sulla polemica intorno alla legge regionale campana che introduce «l’abuso di necessità ». Una norma che il governo nazionale ha deciso di impugnare e sulla quale a giugno si tenne un convegno proprio a Ischia. «Questa è l’ennesima ferita di un Paese fragile – sottolinea – che anziché portare avanti una lotta senza quartiere all’abusivismo edilizio, prevede nuovo cemento spesso mascherato come “valorizzazione”.

Addirittura, si azzarda un condono mascherato come se l’acquisizione degli immobili abusivi al patrimonio pubblico (per poi restituirli agli abusivi stessi), li rendesse antisismici», aggiunge la leader ambientalista, ribadendo al necessità di «procedere rapidamente agli abbattimenti». Come per le pratiche di condono, però, anche le demolizioni, in Italia, vanno avanti a rilento. È sempre Legambiente a ricordare che dal 2001 al 2011 solo il 10,6% degli immobili realizzati illegalmente è stato demolito. Una percentuale che precipita al 4% in provincia di Napoli e arriva a zero a Reggio Calabria e Palermo.

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