mercoledì 9 febbraio 2022
Il Comune ricorre contro la sentenza con cui il Tribunale ha fermato la registrazione all’anagrafe di bambini di una madre o di un padre con partner dello stesso sesso come figli di entrambi
Doppio cognome per il figlio, illegittimo per le coppie omogenitorali

Ansa

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La trascrizione all’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali è illegittima. Lo ha affermato il tribunale di Torino, che con un decreto emesso nel dicembre scorso ha reso inefficace l’atto amministrativo del Comune con il quale un bambino veniva riconosciuto come "figlio di due madri" attraverso l’attribuzione del doppio cognome.

Il Comune, tramite il sindaco di centrosinistra Stefano Lo Russo, ha impugnato il provvedimento costituendosi in giudizio nella causa civile di secondo grado. L’udienza in Corte d’Appello è stata già fissata per il 18 febbraio. «Intendiamo difendere la legittimità amministrativa dell’operato e lo faremo in tutte le sedi – ha precisato il primo cittadino – ovviamente nel rispetto delle prerogative della magistratura e delle sentenze. Questo Paese è in ritardo strutturale, abbiamo un Parlamento piuttosto pigro su queste questioni» è l’opinione di Lo Russo, che considera «intollerabile che nel 2022 nel Paese non vi sia un atto normativo che disciplini con chiarezza la facoltà del riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali e che questa questione venga lasciata sulle spalle dei sindaci e dei tribunali».

L’amministrazione comunale torinese, come hanno fatto altre in passato, si muove secondo il proprio orientamento politico ed etico. Genitore è il padre (o la madre) biologico e non anche il suo partner dello stesso sesso che coopera all’educazione e al mantenimento del bambino. Con la sentenza 12193 del 2019 la Cassazione a sezioni riunite stabilì l’impossibilità di trascrivere gli atti di nascita (e altri provvedimenti simili) prodotti all’estero quando il bambino ai quali si riferiscono è nato con la pratica dell’utero in affitto, che nel nostro Paese è reato. Il verdetto però non può applicarsi al caso di Torino, che riguarda due donne, ma quella della Suprema Corte è una sentenza che comunque costituisce un riferimento per i giudici ordinari. Il ricorso a un atto amministrativo (qual è l’iscrizione all’anagrafe) non può violare la legge vigente né surrogare a un ipotetico vuoto. «L’obiettivo di salvaguardare l’interesse del minore non deve coinvolgere in alcun modo l’incentivazione di pratiche che violano la dignità in particolare della donna» ha sottolineato il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli in un’intervista ad Avvenire, del marzo scorso. La decisione su una eventuale nuova legge per normare i casi di figli di coppie omogenitoriali spetta alla politica.
Di genitorialità di persone dello stesso sesso si è occupata la Corte Costituzionale nella sentenza 230/2020, scaturita dal caso di due donne di Venezia unite civilmente, le quali dopo la procreazione assistita all’estero si erano viste negare dal loro Comune la trascrizione del certificato di nascita del bambino, un atto nel quale venivano entrambe menzionate come "genitori", autorizzate a farlo dalla legge vigente nel Paese dove il piccolo era stato concepito in provetta.
A oggi a Torino sono 79 i bambini di coppie omogenitoriali iscritti allo stato civile: la città è stata la prima in Italia, nell’aprile del 2018 – durante l’amministrazione guidata da Chiara Appendino –, a riconoscere i figli di coppie dello stesso sesso. Tre coppie (due costituite da donne, tra cui l’attuale assessore comunale alla mobilità Chiara Foglietta, una da uomini) vengono registrate dal Comune come "genitori" dei figli concepiti attraverso fecondazione eterologa e utero in affitto, una forzatura della legge. Provvedimenti del genere sono stati presi, in seguito, anche dai Comuni di Roma, Milano, Gabicce Mare, Crema e Napoli.



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