giovedì 29 agosto 2019
Salvini ha voluto togliere la residenza a chi ha un permesso umanitario e quindi è perfettamente in regola: una sorta di tortura burocratica che colpisce gli onesti, non i disonesti
Un ufficio immigrazione. Burocrazia e norme che colpiscono solo gli onesti (Fotogramma)

Un ufficio immigrazione. Burocrazia e norme che colpiscono solo gli onesti (Fotogramma)

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Non basta avere un lavoro regolare e vivere in un normale appartamento, ospite di un amico, per avere il permesso di soggiorno. Assurdo ma accade dopo il decreto sicurezza. Così M., 23 anni del Mali, bracciante nella Piana di Gioia Tauro, corre il rischio di finire nel limbo. Proprio lui che era riuscito a uscire dallo sfruttamento e dal degrado: prima la baraccopoli di San Ferdinando, poi la tendopoli e finalmente una casa vera e un lavoro con un regolare contratto. Ma per il decreto Salvini non basta. M. è domiciliato a Rosarno dal 2016, lavora in un vivaio di fiori e gli hanno da poco prorogato il contratto.

Ha un permesso di soggiorno per motivi umanitari che scade il prossimo anno e per questo ha chiesto la conversione in quello per lavoro. Ma all’ufficio immigrazione gli hanno detto che non è possibile perché manca il certificato di residenza.

Prima a Rosarno e San Ferdinando, come in tanti Comuni italiani, era possibile avere la cosiddetta residenza fittizia in via Casa comunale: una procedura per venire incontro ai senza fissa dimora e agli immigrati che si spostano seguendo le attività lavorative, fondamentale per ottenere il permesso di soggiorno, un contratto di lavoro ma anche l’assistenza sanitaria e sociale. Ma ora qui nella Piana non l’accettano più.

È quello che si è sentito dire M. Inutile far vedere il contratto di lavoro. Inutile anche la lettera in cui il responsabile dell’azienda assicura che non sono in vista licenziamenti, perché è soddisfatto di M. e non vuole perderlo. Non basta. Così come non è bastato che l’amico ospitante abbia portato tutti i documenti: «Sono stato in Questura, ho consegnato il contratto d’affitto, i documenti della casa, l’agibilità e i documenti del proprietario, ho compilato i moduli che mi hanno dato ma poi hanno rifiutato perché – dicono – l’ospitalità non si fa più». Ma M. non riesce a trovare una casa singola e ora gli chiedono contratti d’affitto separati.

Assurdo: agli italiani non si chiede. «Tutto questo – denuncia don Roberto Meduri, il parroco di Rosarno che da anni è al fianco degli immigrati – va a discapito di questi ragazzi, negando il diritto di potersi spostare per lavorare. Ma sono persone regolari, che producono reddito, che versano contributi a vantaggio delle pensioni degli italiani. Preferiscono che restino disoccupati e magari prendano l’indennità?». E così si vanificano buone iniziative. Un imprenditore stava sistemando un casolare per ospitare i braccianti, così come avviene in altre regioni. Ma anche a lui il Comune di Rosarno ha chiesto l’affitto di casa di ciascuno. Decisioni che spingono verso l’irregolarità e il lavoro nero. Così è nato il mercato dei contratti d’affitto falsi. Ci sono italiani 'furbi' che li offrono, ovviamente a pagamento.

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