venerdì 5 marzo 2021
Il medico che identificò il virus della Sars iscritto con altri quattro illustri personalità nel memoriale al Monte Stella
Un momento della cerimonia al Giardino dei Giusti di Milano, alla quale ha partecipato anche la senatrice Liliana Segre

Un momento della cerimonia al Giardino dei Giusti di Milano, alla quale ha partecipato anche la senatrice Liliana Segre - Fotogramma

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"In ogni tempo e in ogni luogo hanno fatto del bene salvando vite umane, durante i genocidi, e hanno difeso la dignità della persona": ogni 6 marzo a loro è dedicata la Giornata dei Giusti dell’Umanità, che da questa mattina annovera cinque nuove figure esemplari il cui nome è stato iscritto nel Giardino dei Giusti al Monte Stella di Milano.

Sono Dag Hammarskjöld, Segretario generale Onu che sessanta anni fa ha pagato con la vita il suo impegno per scongiurare la guerra in Congo: il suo aereo fu fatto cadere ed egli ricevette postumo il Nobel per la Pace. Una figura resa ancora più attuale dal recente attacco mortale al nostro ambasciatore in Congo Luca Attanasio e ai suoi uomini: “Hammarskjöld faceva della diplomazia preventiva la sua filosofia, la sua opera riusciva ad evitare i conflitti”, ha spiegato Henrik Hammargren, presidente della fondazione a lui dedicata negli Usa, e per questa sua forza venne eliminato.

Ci sono poi i coniugi cinesi Liu Xiaobo e Liu Xia: nel 2008 Liu Xiaobo si è fatto promotore della Carta 08, manifesto sottoscritto da centinaia di intellettuali per la fine del partito unico e per la libertà di espressione. Per questo fu condannato a 11 anni di carcere e quando, nel 2010, fu insignito del Premio Nobel per la Pace anche sua moglie fu arrestata perché non partecipasse alla celebrazione. E' morto nel 2017 senza mai ritirare il Nobel, mentre la moglie, che stamattina si è collegata a video, è rifugiata in Germania grazie alla mediazione della cancelliera Angela Merkel. “Ricordate alle persone di avere cura della libertà”, ha raccomandato ai 5.000 studenti collegati dalle scuole di tutta Italia, perché le conquiste non vanno mai date per scontate, ancora oggi in Cina chi non segue la narrazione del partito scompare, come sparì suo marito accusato di incitamento alla sovversione.

E c’è Ruth Bader Ginsburg, giudice donna della Corte Suprema americana, portavoce per tutta la vita dell’uguaglianza tra gli esseri umani.

Ma c’è soprattutto un italiano famoso nel mondo, il medico marchigiano Carlo Urbani, colui che nel 2003 individuò il coronavirus della Sars, parente strettissima dell’attuale Covid, e a costo della sua vita riuscì a fermare il contagio prima che diventasse la pandemia che oggi infuria ovunque.

“Ho impressa nella memoria una sua frase – ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala – "ho fatto dei miei sogni la mia vita e il mio lavoro”, dove il sogno finalmente realizzato era di poter vivere con sua moglie e i loro tre bambini tra le popolazioni più povere del mondo e lottare per garantire l’accesso alla salute ai segmenti più sfavoriti dell’umanità. Quando 17 anni fa scoppiò la prima Sars, viveva in Vietnam con la famiglia: avendo intuìto che un nuovo virus stava per aggredire il pianeta, lottò personalmente contro il propagarsi dell’epidemia affinché i governi di tutto il mondo tracciassero i contagi e chiudessero le frontiere. Alla fine vinse lui, ma morì intubato all’ospedale di Bangkok.

“Fin da ragazzino era stato attivo nel volontariato poi, come presidente di Medici senza Frontiere Italia e infettivologo dell’Oms, aveva lottato perché l’umanità intera avesse diritto a farmaci e cure – ha raccontato il figlio Luca Urbani, 24 anni, presente di persona allo svelamento delle cinque targhe al Monte Stella –. Mio padre denunciava a gran voce il fatto che le aziende farmaceutiche investono il 90% dei fondi per produrre medicinali che curano solo il 10% ricco della terra. Nel Terzo mondo si muore a milioni per malattie curabili con pochi centesimi, ma quei farmaci non vengono prodotti perché non portano soldi”.

Luca Urbani alla cerimonia al Giardino dei Giusti di Milano

Luca Urbani alla cerimonia al Giardino dei Giusti di Milano - .

Aveva 7 anni, Luca, quando la madre mise da soli sull’aereo da Hanoi i tre bambini verso l’Italia e restò accanto al marito che moriva: “Da 17 anni nostro padre è celebrato in tutto il mondo, ma solo questo Covid ci ha fatto capire veramente che cosa ha fatto, lottando contro i governi che tenevano nascosto il contagio e quelli che per motivi economici rifiutavano di chiudere i confini. Solo oggi sappiamo che salvò la vita a milioni di persone”.

Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, ha sottolineato la grande attualità dell’infettivologo in questo tragico anno: “Anticipatore dei tempi, Urbani aveva capito che nel pericolo della pandemia l’umanità si doveva unire, sapeva che l’unica strada era quella della prevenzione globale e prima di morire raccomandò che i vaccini fossero per tutti”.

Proprio su proposta di Gariwo nel 2012 il Parlamento Europeo ha proclamato il 6 marzo Giornata europea dei Giusti”, che dal 2017 in Italia è riconosciuta solennità civile e che presto potrebbe diventare celebrazione mondiale. E’ una commissione composta da Gariwo, Comune di Milano e Ucei (Unione delle Comunità ebraiche italiane) a scegliere ogni anno i personaggi che Nissim ha definito “l’élite morale dell’umanità”, esempio per i giovani e per la comunità internazionale, onorati nel Giardino “che non fa differenze tra cattolici, armeni, ebrei o musulmani…”.

Due gli obiettivi più urgenti dell’iniziativa: individuare e denunciare ogni anno i soprusi e le dittature in un’ottica di prevenzione, “perché i Giusti sono persone che con la loro vita evitano che l’umanità vada verso una cattiva direzione”. E poi difendere la democrazia che in tante regioni è platealmente calpestata, “dall’Arabia Saudita alla Russia, dalla Cina alla Turchia”, ma vede rigurgiti di intolleranza anche “negli Stati Uniti o nella nostra Europa”.

Proprio la pandemia – ha concluso Nissim – ha portato alla luce la necessità che l’essere umano si metta al servizio dell’altro, come hanno dimostrato i medici e gli infermieri in questi mesi drammatici, mentre un’altra parte di umanità perdeva tempo ed energie “creando odio e complottismi, cercando untori cui addossare qualche colpa. Per questo dobbiamo valorizzare con forza le persone che nel mondo si assumono le responsabilità di una salvezza reciproca”.

“Nella prima fase della pandemia l’unico baluardo è stata l’abnegazione del personale sanitario, che ha dato un contributo enorme di vite umane – ha commentato Giorgio Mortara, vicepresidente Ucei –, ma esiste il Giusto capace di prevenire il male. Se dalla pandemia non avremo imparato, avremo tradito la nostra natura di ‘animali che apprendono’”.

La grandezza vera dei cinque Giusti celebrati oggi è, come ha detto Sala, il fatto di essere persone assolutamente normali, non eroi inimitabili. Per questo, ha concluso il presidente di Gariwo, la sfida di ogni 6 marzo è onorarli non con una memoria sterile ma con l’obiettivo di assorbire il loro esempio, consci che “nessuno di noi è escluso dal dover contribuire a una nuova umanità”.

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