martedì 15 dicembre 2020
Quasi il 10% della popolazione non riesce ad affrontare le spese e il 7% vive in gravi condizioni abitative. E il Covid ha peggiorato la situazione. Le parole del vicegerente, l'arcivescovo Palmieri
Caritas: Roma sempre più povera. "Risposta della città contraddittoria"

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Quasi il 10% della popolazione romana non riesce ad affrontare spese improvvise o quelle legate all’abitazione come mutuo, locazioni, spese condominiali, bollette. E il 7% vive in condizioni di grave deprivazione abitativa: immobili insicuri o precari, immobili mal riscaldati o in condizioni igieniche inadatte, alloggi in strada come roulotte, tende o baracche, un dato superiore di quasi 2 punti percentuali rispetto a quello nazionale che arriva 5%. Una povertà che è cresciuta con la pandemia: quasi 7.500 persone che si sono rivolte per la prima volta ai centri d'ascolto delle Caritas parrocchiali; raddoppiate le tessere per l'emporio della solidarietà; più 28,7% l'attività delle mense. È il nuovo allarme che lancia la Caritas diocesana nell'annuale rapporto "La povertà a Roma: un punto di vista", che nel titolo aggiunge la frase "Nessuno si salva da solo", che riprende le parole di Papa Francesco sulla pandemia.

E proprio l'emergenza sanitaria e sociale ha cambiato profondamente la città, come dimostrano gli interventi della Caritas e delle parrocchie. "Nel Lazio - si legge nel rapporto - si profila un netto processo di impoverimento diffuso nascente anche da uno stato di profondo scoraggiamento della popolazione, come se il moltiplicatore di disagio rappresentato dal Covid-19 avesse azzerato le aspettative e i legittimi sogni di una fascia di popolazione".

Molto forte è il commento del vicegerente, l'arcivescovo Gianpiero Palmieri. "A Roma non si muore di fame, neppure durante la pandemia, però di freddo sì perché molti non hanno una casa, di solitudine sì perché sono tante le persone abbandonate, di mancanza di futuro e di prospettive sì, soprattutto tra i giovani". E di fronte a questo, aggiunge il delegato della Diocesi per la Carità, "la risposta della città è stata contraddittoria: grande solidarietà da parte di molti settori della società civile, preoccupante e dannosa disorganizzazione da parte dei soggetti istituzionali". Anzi, accusa don Gianpieri "la competizione politica rischia di lasciare troppe vittime per strada". E anche "le misure messe in atto hanno seguito la stessa logica che ha generato le sacche di disagio. È mancata la programmazione, spesso i Municipi e gli altri enti preposti non sapevano nemmeno come arrivare a chi avesse più bisogno". Così "i buoni spesa sono stati distribuiti senza alcuna graduatoria, se non quella temporale: chi prima presentava domanda riceveva l’aiuto". I bonus per l’affitto, "misura irrisoria rispetto alle reali esigenze, dopo sei mesi devono ancora essere erogati al 90% di coloro che ne hanno fatto richiesta". Le integrazioni al reddito, "insufficienti ed erogate con molti ritardi, hanno comunque escluso coloro che non avevano posizioni regolari o vivevano di espedienti". Soprattutto i senza dimora che "hanno visto acuito il loro dramma". E ora, denuncia il Vicegerente, "nel pieno dell’inverno, la città ancora non si è attrezzata a soccorrere coloro che passeranno in strada questi mesi".

Parole forti che si basano sui drammatici numeri del rapporto. Sono state 7.476 le persone che si sono rivolte per la prima volta ai Centri d’Ascolto delle Caritas parrocchiali nel corso dei primi nove mesi del 2020. Queste si aggiungono alle 40.607 che le parrocchie avevano già preso in carico nel corso degli anni. Nel 64,4% dei casi, il rappresentante della famiglia che ha varcato per la prima volta la soglia del Centro d’Ascolto è una donna, il 54% è al di sotto dei 45 anni (4,1% al di sotto dei 25 anni), mentre gli ultrasessantacinquenni sono il 14,7%. Per il 48,7% sono italiani, seguiti da filippini (16,3%), peruviani (4,9%), romeni (4,7%) e altre 97 nazionalità. La Caritas segnala in particolare il forte aumento dei filippini: solo 183 erano seguiti in modo stabile all’inizio del 2020 mentre ben 1.217 quelli che si sono aggiunti nel corso del lockdown, "in modo particolare lavoratori domestici e assistenti alla persona, soprattutto badanti che vivevano nelle case degli assistiti, che si sono trovati senza reddito andando ad abitare in sistemazioni di fortuna insieme a connazionali".

Cosa hanno chiesto le persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas? Da marzo ad oggi sono stati 4.621 per aiuti alimentari attraverso pacchi e buoni spesa (62%), nel 30% dei casi con l’accesso agli Empori della solidarietà e nell’8% dei casi attraverso l’attivazione del Fondo Anticrisi con l’elargizione di piccole somme, un massimo di 500 euro, che la Caritas ha attivato per aiutare le famiglie a far fronte alle spese necessarie e improcrastinabili (bollette, rate di condominio, spese mediche, riparazioni). In particolare l’Emporio di Via Casilina "è stato il cuore pulsante di tutti gli aiuti alimentari dell’intera diocesi" gestendo una media di oltre 100 presenze giornaliere di famiglie autorizzate, con un raddoppio sia delle tessere che degli accessi rispetto al 2019. Ad esempio a maggio 2019 erano stati registrati 23.387 quintali di beni di prima necessità consegnati a fronte degli 80.342 del 2020: +345%. A giugno l’incremento è stato addirittura del 600%.

Forti incrementi anche per l'attività delle tre mense che hanno distribuito 238.246 pasti a fronte dei 185.062 del 2019, con un incremento del 28,7%. Il picco nei mesi di aprile, maggio e giugno, con aumenti del 50%. Tra i nuovi ospiti, particolarmente rilevante la presenza di giovani stranieri titolari di protezione internazionale.

Il Fondo speciale Anticrisi per l’emergenza Covid-19, che vede la collaborazione tra le parrocchie e la Caritas diocesana, è intervenuto 489 volte per un ammontare di 175mila euro. Oltre l’85% delle richieste riguarda necessità relative all’abitazione: il 60% pagamenti di bollette per le utenze di casa; seguono le voci per il mantenimento della casa (18% per affitti, 7% per rate condominiali e 1% per mutui); infine compaiono le spese per beni materiali quali elettrodomestici, dispositivi elettronici per la didattica, abbonamenti internet. Si segnalano acquisti di pannolini per bambini, farmaci non a carico del Ssn e nella voce trasporti compaiono pagamenti per bolli auto, assicurazione, rata finanziaria e abbonamenti autobus. Arrivano invece a 3.029 i nuclei familiari che hanno beneficiato del sostegno dei Buoni spesa. Quelli consegnati sono stati 18.105 di cui 10mila rendicontati, per un importo pari a 200mila euro già spesi dalle famiglie. Infine il Fondo Gesù Divino Lavoratore, istituito a giugno per volontà di papa Francesco che ha donato alla Diocesi di Roma un milione di euro per aiutare le famiglie che "lottano per poter apparecchiare la tavola per i figli e garantire ad essi il minimo necessario", al quale si sono aggiunti 500mila euro donati da Regione e Comune. Al 31 ottobre risultano aperte 107 istruttorie ed erogati 114mila euro.

Tutto frutto dell'impegno del volontariato, quelle persone che, sottolinea il direttore della Caritas, don Benoni Ambarus, "pur sembrando l’armata Brancaleone, hanno condiviso i 5 pani e i 2 pesci della loro vita, delle loro risorse umane e materiali". Don Ben ringrazia anche "le persone che hanno bussato alle nostre porte affrontando la vergogna del chiedere, quasi fosse colpa loro. Voglio ringraziarle per la fiducia. Ma voglio anche chiedere loro perdono, a nome di tutta la società: scusate se continuiamo a nutrire un mondo che schiaccia i piccoli e i deboli. Scusate se noi e la città tutta, ci siamo distratti o peggio ancora abbiamo girato gli occhi ed il cuore dall’altra parte".

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