sabato 24 ottobre 2020
Il direttore Gualzetti: la crisi innescata dalla pandemia colpisce anche il ceto medio, 90mila nuclei in Italia rischiano di vedere i propri luoghi di vita e lavoro svenduti per debiti verso le banche
La crisi innescata dalla pandemia colpisce anche il ceto medio: 90mila famiglie in Italia rischiano di vedere svenduti i propri luoghi di vita e di lavoro per debiti con le banche

La crisi innescata dalla pandemia colpisce anche il ceto medio: 90mila famiglie in Italia rischiano di vedere svenduti i propri luoghi di vita e di lavoro per debiti con le banche - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Estendere immediatamente e fino al 31 dicembre «lo stop alle aste immobiliari per i prestiti che i cittadini non sono in grado di restituire alle banche su prime case, laboratori e negozi». E favorire la «esdebitazione» delle famiglie incapienti. Sono le richieste formulate da Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, e lanciate alla politica per salvare dal baratro il ceto medio impoverito dall’impatto economico, occupazionale e sociale della pandemia. Gualzetti – che è anche presidente della Fondazione antiusura San Bernardino, promossa dalle diocesi lombarde, e dal 10 ottobre scorso presidente della Consulta nazionale antiusura «Giovanni Paolo II» – ricorda come siano ventimila in Lombardia e novantamila in tutta Italia le famiglie che rischiano di vedere il proprio luogo di vita o di lavoro messo all’asta.

Ceto medio a rischio. La crisi innescata dalla pandemia non colpisce solo i più poveri «ma anche il cosiddetto ceto medio», spiega Gualzetti. Perciò, nella prospettiva della ripresa dei contagi e del – possibile, probabile, temuto – aggravarsi della situazione economica e occupazionale di tanti italiani già provati dal lockdown della scorsa primavera, «il Governo ha fatto bene a bloccare fino alla fine dell’anno l’invio delle cartelle esattoriali e a sospendere i pignoramenti esecutivi per i debiti contratti nei confronti della pubblica amministrazione. Ma questo non è sufficiente – scandisce il direttore della Caritas –. Sarebbe necessario estendere fino al 31 dicembre lo stop anche delle aste immobiliari per i prestiti che i cittadini non sono in grado di restituire alle banche su prime case, laboratori e negozi. E rendere operativo il nuovo ordinamento sul sovra-indebitamento già legge dello Stato, ma per ragioni incomprensibili continuamente osteggiato e rimandato». Gualzetti fa riferimento al decreto – ricorda un comunicato della Caritas – che ha prorogato fino a fine anno lo stop alla riscossione di 9 milioni di cartelle esattoriali che sarebbe ripresa a partire dal 15 ottobre, termine della moratoria, così come le attività di notifica sono bloccate fino al 2021. «Il governo non ha invece previsto di prolungare lo stop per le esecuzioni immobiliari stabilite dal decreto legge "Cura Italia" e che scade prima della fine di ottobre». Le conseguenze?

Chi lucra sulla disperazione. «Se non si interverrà in tempo – denuncia Gualzetti – 90mila famiglie in Italia, di cui 20mila in Lombardia, ulteriormente impoveritesi durante il lockdown, vedranno la casa dove vivono e il negozio o il laboratorio che rappresenta la loro fonte di reddito, messe all’asta da società cui le banche hanno ceduto i crediti deteriorati. Tali società operano attraverso entità finanziarie, domiciliate in paradisi fiscali. In questo modo i guadagni che realizzano svendendo gli immobili – e lucrando sulla disperazione di tante famiglie – finiscono esentasse fuori Italia: una situazione inaccettabile, tanto più in una fase di grave difficoltà come questa».

Favorire la «esdebitazione». Gualzetti propone inoltre di introdurre nel primo dispositivo di legge utile «procedure di esdebitazione veloci per le famiglie incapienti». Una riforma per rendere più agevole «a privati e consumatori negoziare con i creditori piani di rientro per cancellare il debito, è in realtà già prevista dal nuovo Codice della crisi. Purtroppo, però, il Codice entrerà in vigore solo alla fine del 2021 – riprende la nota della Caritas –. Troppo tardi per aiutare i sovra-indebitati in un contesto di grave crisi sociale» come l’attuale. Per questa ragione Caritas Ambrosiana e Fondazione San Bernardino, con la consulenza dell’Università Cattolica, «a febbraio si erano fatte promotrici di un emendamento al Decreto Semplificazioni per anticipare gli effetti di quella riforma e dunque favorire le famiglie nell’accesso a piani di recupero. L’emendamento sottoscritto da 29 fondazioni e associazioni anti usura, 38 magistrati e 32 docenti universitari, era naufragato proprio nelle battute finali della conversione in legge del decreto. Lo stesso testo era stato poi riproposto questa estate anche in occasione della conversione in legge del Decreto Agosto. Nonostante il parere favorevole del Ministero della Giustizia, l’emendamento neanche quella volta era passato per il parere contrario della Ragioneria dello Stato che aveva costretto il presidente della Commissione bilancio a ritirarlo». «Sono norme di civiltà – conclude Gualzetti – previste dagli ordinamenti di molti altri Paesi europei. Appena sarà possibile, le ripresenteremo perché le famiglie indebitate non possono più attendere».

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Consulta nazionale antiusura

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Consulta nazionale antiusura - Fotogramma

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI