venerdì 18 gennaio 2019
Parla il sociologo Marco Omizzolo, più volte minacciato ma recentemente premiato dal presidente Mattarella per la lotta contro le "agromafie"
La legge funziona: "liberati" 500 schiavi solo in provincia di Latina
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«Cinquecento persone salvate grazie alla legge 199 sul caporalato, soltanto oggi e soltanto in provincia di Latina. Una legge che funziona e che va difesa». È la prima riflessione che fa Marco Omizzolo, sociologo, responsabile scientifico della cooperativa InMigrazione, impegnato da anni nel denunciare lo sfruttamento dei lavoratori migranti nel sud Lazio e nel sostenere i loro diritti. Per questo più volte minacciato ma recentemente premiato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come uno degli “eroi normali” del Paese.

Perché funziona?

Non lo dimostra il sindacato o il sociologo, ma le forze dell’ordine e la magistratura perché lì dove viene applicata colpisce duro e nel segno. Colpisce dei sistemi criminali, mafiosi o non, che fanno dello sfruttamento del lavoro in agricoltura, e non solo, il proprio business fondamentale. In più permette finalmente di sequestrare i beni e i capitali sporchi gestiti da questi criminali. L’organizzazione bloccata a Latina ogni giorno giorno aveva un giro d’affari di 5-10mila euro che illegalmente venivano trattenuti e mantenuti nelle tasche di padroni sfruttatori e caporali.

E non ci si ferma ai caporali.

Finalmente si colpiscono i datori di lavoro criminali. E questo è un grande investimento per quelli che invece criminali non sono e che davvero sanno fare bene la loro attività. Ed è importante che non si colpiscono solo le persone ma i capitali. L’associazione di queste due cose fa della 199 del 2016 una legge fondamentale che nasce in conseguenza di due eventi che non dobbiamo mai dimenticare: la morte di Paola Clemente, una bracciante nostra connazionale, e lo sciopero dei braccianti indiani del 18 aprile 2016, proprio qui a Latina. Questi due eventi spinsero la politica ad uno scatto d’orgoglio. La 199 va dunque difesa anche perché espressione di questi due enormi sacrifici.

Lei ha ricordato lo sciopero dei lavoratori indiani sikh. In questa inchiesta emerge che a fronte della loro sindacalizzazione i caporali e gli imprenditori criminali scelgono di far lavorare gli immigrati africani ospiti nei centri di accoglienza, considerati più deboli. Una guerra tra poveri?

È un fatto molto grave perché dimostra l’associazione tra le forme peggiori del nostro sistema di accoglienza primario e lo sfruttamento del lavoro nei campi. Lì dove le persone sono più fragili e c’è una gestione più criminale, si è anche più esposti allo sfruttamento lavorativo. In alcuni casi i caporali vanno a reclutare i braccianti direttamente dentro i centri di accoglienza per poi portarli a lavorare nelle campagne. L’abbiamo visto e fotografato più volte. Tutto questo viene assolutamente saltato dalla riflessione politica che invece colpisce la seconda accoglienza migliore, quella degli Sprar.

Nell’inchiesta vengono coinvolti sindacalisti e ispettori del lavoro, che invece dovrebbe tutelare i lavoratori.

Viene perseguito il mondo al di sopra del caporalato e di questo va dato atto alla Procura e alla Questura di Latina perché finalmente si colpiscono quei colletti bianchi, compresi pezzi del sindacato, collusi con questo sistema, e che invece di agire in nome e per conto della legalità agiscono in nome e per conto dei propri interessi e di quelli dei padroni. E lo fanno trovando tutte le strategie utili a difenderli dall’azione delle forze dell’ordine, o addirittura per aumentare i ricatti nei confronti dei lavoratori. Fino a consigliare come licenziare un bracciante che non obbedisce. Una giravolta criminale.

Per queste sue denunce è stato più volte minacciato, ma recentemente ha avuto l’importante riconoscimento del presidente della Repubblica.

Ringrazio il presidente. È un grandissimo onore, ma è soprattutto un incentivo affinché questo tema e soprattutto lo sforzo di chi è sfruttato quotidianamente, non venga abbandonato dalle istituzioni. È un richiamo a che tutti facciano il proprio dovere, rafforzando l’alleanza che noi abbiamo con le forze dell’ordine, la Procura e la Prefettura, un’alleanza positiva. Proprio in provincia di Latina il rapporto di collaborazione con le istituzioni migliori sta dando risultati straordinari. Questa è la strada ed è l’originalità del nostro impegno.

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