sabato 22 gennaio 2022
Draghi in pista. Berlusconi lascia. Casini, candidato ombra che può unire. Istituzionali: Amato, Cartabia, Casellati. Centrodestra: Frattini, Moratti, Letta G. Pd-5s: Gentiloni, Bindi, Riccardi
Otto dei 12 candidati più quotati al Quirinale. Dall'alto a sinistra, in senso orario: Amato, Berlusconi, Cartabia, Casellati, Moratti, Gentiloni, Draghi e Casini

Otto dei 12 candidati più quotati al Quirinale. Dall'alto a sinistra, in senso orario: Amato, Berlusconi, Cartabia, Casellati, Moratti, Gentiloni, Draghi e Casini - .

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Ecco i pro e i contro di ognuno dei 12 candidati più quotati alla presidenza della Repubblica (dopo la rinuncia di Berlusconi).

Draghi: il premier pronto da "nonno" a salire di grado

Per possibilità di attrarre una larga maggioranza, senso istituzionale e credibilità internazionale, l’attuale presidente del Consiglio resta probabilmente la prima ipotesi in campo. C’è un ostacolo e non è facile da superare: prima di candidarlo al Quirinale, i partiti di maggioranza dovrebbero assicurare la continuità della legislatura e la volontà di costituire un governo in continuità con quello ora in carica. Alla conferenza stampa di fine anno l’ex governatore della Bce si è autodefinito un «nonno a servizio delle istituzioni», disponibile quindi qualora venisse chiamato al salto verso il Quirinale.

Mattarella: il presidente che vorrebbe evitare il bis

È arcinota l’indisponibilità del capo dello Stato a concedere il bis al Quirinale. Il motivo l’ha spiegato in lungo e in largo: guai a trasformare un’eccezione (il Napolitano-bis) in una nuova prassi. Uno spiraglio però resta, ed è legato a due condizioni: uno stato di assoluta emergenza istituzionale, con il Parlamento impantanato; la disponibilità a sostenerlo anche da parte del centrodestra, quantomeno quello di governo (Lega e Forza Italia). Una rielezione con larghe intese, che consentirebbe così a Draghi di continuare il lavoro al governo con un "esecutivo fotocopia".

Berlusconi: il leader costretto all'abbandono

Operazione fallita. Vissuta come un riscatto e come un "rivitalizzante", la candidatura di Silvio Berlusconi al Colle è infine arrivata al bivio tra il ritiro e l’uno contro tutti. Un’autocandidatura poi divenuta indicazione dell’intero centrodestra, salvo immediato ripensamento degli alleati Salvini e Meloni che lo hanno messo alle strette. Un ritorno al centro delle scene accompagnato da polemiche, ironie e, soprattutto, da allarmate cronache dei giornali esteri, che hanno intravisto nelle ambizioni del Cav. un pericolo per la stabilità del Paese. Ma alla fine l'uomo di Arcore si è dovuto arrendere.

Cartabia, Casellati e Amato: gli "istituzionali" per rasserenare il Paese

Marta Cartabia, ovvero la prima donna a diventare presidente della Corte costituzionale, attuale ministra della Giustizia chiamata da Draghi a costruire difficili riforme "multipartisan". Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, eletta nel 2018 alla seconda carica dello Stato su proposta del centrodestra, ma con gradimento trasversale. Giuliano Amato, due volte premier, presidente in pectore della Consulta, ampio curriculum accademico. Sono i tre nomi istituzionali che rispondono ad uno scenario in cui parte dei gruppi di maggioranza, preoccupati dal possibile voto anticipato, riterrebbero troppo rischioso l’abbandono di Palazzo Chigi da parte di Draghi. Uno scenario che spingerebbe a convergere su personalità considerate sufficientemente unitive, lasciando il premier al suo posto.

Casini: il candidato ombra che può soddisfare tutti

Già presidente della Camera e a lungo leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini ha conquistato l’ultima elezione al Senato nelle fila del Pd renziano. È stato presidente dell’Internazionale democristiana, oggi rappresenta uno dei pochi punti d’incrocio tra Prima, Seconda e Terza Repubblica, nonché "centro naturale" di una legislatura attraversata da continue spinte centrifughe e centripete. Forte della tradizione, si è prudentemente "inabissato" negli ultimi tempi. Nessuno (nemmeno M5s) gli oppone un veto, motivo per cui è - per chi persegue larghe intese - l’alternativa "politica" a profili più istituzionali.

Frattini, Gianni Letta e Moratti: la "rosa" che il centrodestra tiene in caldo

Se il centrodestra riuscisse a restare compatto, potrebbe ancora far valere un certo "diritto di proposta", cui nelle settimane scorse i leader di centrosinistra non si erano mostrati contrari. Una rosa che potrebbe contenere tre nomi politico-istituzionali: Franco Frattini, due volte ministro degli Esteri nei governi Berlusconi, già commissario europeo e per il quale ieri è stata formalizzata la nomina a presidente del Consiglio di Stato; Gianni Letta, storico consigliere del Cav. e suo sottosegretario a Palazzo Chigi; Letizia Moratti, già sindaca di Milano e rientrata di recente nella politica attiva andando ad affiancare nella lotta al Covid il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Nella rosa potrebbe rientrare anche l’ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, tradizionalmente più vicino alla Lega.

Gentiloni, Bindi, Riccardi: il contropiede che può tentare il centrosinistra

In uno scenario di muro contro muro tra due poli, con il centrodestra che implode, anche il centrosinistra potrebbe avere la chance di provare un contropiede. Il presupposto, però, sarebbe allargare anche a Matteo Renzi e al centro il triangolo tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. I nomi più accreditati sono l’attuale commissario europeo ed ex premier, Paolo Gentiloni - con più possibilità di attrarre voti di centro -, e l’ex presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, che invece compatta il fronte a sinistra. Se a Gentiloni, in aula, potrebbero guardare con interesse tutte le forze europeiste, va detto che Bindi è uno dei pochi profili che sta ricevendo appoggi anche fuori dai Palazzi da quelle componenti della società civile impegnate sul tema legalità. Nelle ultime ore è inoltre emersa la possibilità, per Pd e M5s, di votare nelle prime "chiame" Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio.

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