venerdì 12 aprile 2019
Prime anticipazioni dalla relazione annuale sulla legge 185/90. La Farnesina ha autorizzato gli ordini anche con Pakistan, Turchia ed Emirati Arabi. Rete Disarmo: dati ancora incompleti
Calo per l'export di armi. Contratti, il Qatar è in testa
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Calano nel 2018 le autorizzazioni a esportare armi, dopo il boom degli anni scorsi, quando le aziende italiane hanno portato a casa un volume record di contratti. Ordini che richiederanno qualche anno per smaltire la produzione e la vendita. Anche se si sono ridotte le nuove autorizzazioni verso l’Arabia Saudita, la Rwm deve produrre ancora buona parte degli ordini di bombe del biennio 2016/17.

La riduzione di autorizzazioni era già stata annunciata il 1° marzo in un convegno dal sottosegretario alla Difesa Manlio Di Stefano. Ora la conferma, nella relazione annuale sulla legge 185/90, secondo anticipazioni dell’Ansa: il testo non è ancora arrivato ai parlamentari. Nel 2018 (la relazione è sull’anno precedente) il valore delle autorizzazioni all’esportazione è stato di 4,8 miliardi, la metà rispetto ai circa 10 del 2017, un terzo rispetto al picco di 14,6 del 2016, un record grazie al megacontratto per Eurofighter al Kuwait. Visto che dall’ordine alla consegna di sistemi complessi come aerei o navi passa un lasso di tempo notevole, legato alla produzione, è prevedibile che le vendite reali anche nel 2018 e 2019 resteranno alte.

E al netto dei megaordini da Kuwait e Qatar, comunque, i 4,8 miliardi di autorizzazioni sono in linea con anni 'normali' come il 2014 (2,6 miliardi) e il 2015 (7,9 mld). Più che una riduzione attiva per decisioni di politica estera, sembra un calo di mercato. Il valore dell’export bellico italiano verso l’Arabia Saudita, dunque, è sceso di molto: dai 427 milioni di euro del 2016, e poi 38 del 2017, a 'soli' 13 nel 2018, facendo uscire il Regno dalla top 25 dei Paesi destinatari. Vale la pena di precisare che Rwm, la fabbrica produttrice delle bombe impiegate da Riad contro lo Yemen, fattura circa 50 milioni l’anno, non solo per l’Arabia Saudita.

Per smaltire gli ordini accumulati nel 2016/17 per 465 milioni, di molto superiori alla capacità produttiva degli impianti di Domusnovas, ci vorranno diversi anni ancora. Da qui, probabilmente, la riduzione a 13 milioni di autorizzazioni verso l’Arabia Saudita che, secondo l’Ansa, non riguarderebbero comunque la Rwm Italia. Tra gli 84 Paesi destinatari primo resta il Qatar, che - anche dopo il megacontratto del 2016 - pesa anche nel 2018 per 1,9 miliardi anche con l’ac- quisto di 12 elicotteri NH-90. Seguono - in rimonta - Pakistan (682 milioni), Turchia (362) ed Emirati Arabi Uniti (220). Da sottolineare - come dato problematico - la fortissima contrazione delle vendite verso gli alleati Nato dell’Ue, mentre i migliori clienti delle armi italiane sono i paesi nell’area dell’Africa Settentrionale e del vicino Medio Oriente.

Un’area politicamente non molto stabile, che resta prima per valore di esportazioni con il 48%, seguita da Europa e Paesi Ue-Nato (23%) e Asia (22%). Tra le tipologie di armamenti esportate, spicca la categoria «aeromobili», con 80 elicotteri, per 2,7 miliardi, seguita da «bombe, siluri, razzi, missili e accessori» per 459 milioni di euro. Crollano le vendite per programmi di cooperazione intergovernativi (velivoli, elicotteri, missili, navi, siluri) a 165 milioni, rispetto ai 2 miliardi del 2017 e 2,6 miliardi del 2016.

Tra le 126 società italiane autorizzate nel 2018, Leonardo torna prima (nel 2017 fu Fincantieri) con 3,2 miliardi (il 67% del totale), seguita da Rwm Italia, Mbda Italia, Iveco Defence e Rheinmetall Italia. Aumenta l’import dall’estero, per 497 milioni, oltre il 65% dagli Usa: probabilmente componenti Lockheed Martin per assemblare gli F35 a Cameri. «Un altro grave sgarbo al Parlamento – commenta la Rete italiana per il Disarmo – che come già l’anno scorso, appare instaurare una prassi di comunicazione irrispettosa delle prerogative delle Camere, incompleta, se non volutamente distorta ».

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