martedì 23 giugno 2020
Meno 1.064 rispetto a ieri. In Lombardia ricoveri sotto quota mille. 18 i morti in tutta Italia
I primi turisti per le vie dello shopping milanese

I primi turisti per le vie dello shopping milanese - Fotogramma

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Tira un nuovo sospiro di sollievo, l’Italia, sul fronte dell’epidemia da coronavirus. Che spaventa il mondo e l’Europa, ma che nel nostro Paese continua a rimanere decisamente sotto controllo sul fronte dei nuovi contagi: appena 122 quelli registrati oggi dal Bollettino della Protezione civile, con due dati che fanno ben sperare sul fronte della Fase 3 ormai avviata completamente da Nord a Sud. Quello dei malati, per la prima volta scesi sotto i 20mila (di cui appena 115 in terapia intensiva e solo 1.853 ricoverati). E quello dei morti, 18 in 24 ore: si tratta del numero più basso dall’inizio dell’emergenza. Ma soprattutto è basso il rapporto tra nuovi positivi e casi testati: su 23.225 (contro i 40.485 tamponi effettuati) la percentuale si attestata allo 0,5% nazionale, in sostanza si è trovato un contagio ogni 190 persone. Un dato al minimo anche in Lombardia (precisamente all’1,43%): appena 62 i nuovi positivi nella regione più colpita dal Covid, comunque sempre la metà del dato nazionale.

Se i numeri sono buoni, tuttavia, un nuovo campanello d’allarme si è fatto sentire sul fronte della sanità lombarda: a fine mese prossimo infatti a Bergamo, la provincia terribilmente segnata dall’epidemia, mancheranno all’appello ben 66 medici di base, cioè il 10% del totale. Il motivo? La fine degli incarichi provvisori, i decessi e i pensionamenti: tanti che l’Ats ha deciso proprio in queste ore di chiedere a chi sta andando in pensione di rimandare di qualche mese la cessazione dell’incarico «al fine di continuare ad assicurare un riferimento ai pazienti», mentre è già stato postato un annuncio per 9 medici provvisori sul sito dell’Ordine dei medici di Milano. Continua a mancare, dunque, il pilastro di quella sanità territoriale tutta da riformare – e in fretta – su cui tanto si è dibattuto nelle ultime settimane.

E non solo in Lombardia, visto che un’accesa protesta dei medici specializzandi ha avuto luogo sotto il ministero della Salute: «Dobbiamo fare di più – ha dato loro ragione il viceministro Pierpaolo Sileri –, è giusto e necessario aumentare ulteriormente i contratti e fare altrettanto coi posti da stabilizzare». Sul piatto ci sono le 3mila borse di specializzazione promosse con la legge di Stabilità, ma l’emergenza Covid ha sparigliato le carte ed è evidente come al Sistema sanitario nazionale serva presto una cura intensiva.

Che i medici e gli operatori sanitari, d’altronde, siano anche le categorie professionali che hanno pagato più caro il conto dell’epidemia lo hanno certificato nuovamente anche i dati dell’Inail: delle 49mila denunce di infortunio da contagio arrivate al 15 giugno (rispetto a due settimane fa, quando era stato diffuso il precedente report, sono aumentate di quasi duemila unità), il 72% si concentrano proprio nel settore della Sanità e dell’assistenza sociale. Cifre pesanti anche sul fronte dei casi mortali: sono 236 (+28%) e per più del 30% si tratta di tecnici della salute, medici e operatori sociosanitari. Se poi ai dati appena snocciolati – che sono relativi ad ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche residenze per anziani e disabili – si aggiungono anche i contagi denunciati nelle Asl, la prima percentuale sale a oltre l’81% e la seconda al 36,5%.

Rilevanti, nel report dell’Inail, anche i dati sugli infortuni per genere, età e localizzazione geografica: il 71,7% dei lavoratori contagiati da Covid sono donne, contro il 28,3 degli uomini (anche se il rapporto si inverte per i casi mortali: i decessi di uomini sono infatti oltre l’82% del totale); l’età media dei lavoratori contagiati è di 47 anni per entrambi i sessi (ma sale a 59 per i casi mortali); infine 8 denunce su 10 sono concentrate, come atteso, nell’Italia settentrionale e ben il 36% in Lombardia (più di 4 decessi su 10, in particolare, sono avvenuti qui).


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