martedì 23 giugno 2020
A un anno dall'inchiesta, svolta nella tormentata vicenda giudiziaria della Val d’Enza che ha coinvolto bambini e famiglie. il 30 ottobre udienza preliminare al Tribunale di Reggio Emilia
Il Municipio di Bibbiano

Il Municipio di Bibbiano - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Un passo importante per fare finalmente chiarezza nelle sofferenze di troppi bambini strappati alle famiglie con motivazioni considerate fragili se non capziose e strumentali. Ma anche per alzare il velo sul sistema del nostro diritto minorile segnato da lentezze, inefficienze e talvolta pericolose distrazioni. A un anno dall’avvio del caso Bibbiano, l’inchiesta sui presunti affidi illeciti nella Val d’Enza arriva finalmente davanti a un giudice. Per il prossimo 30 ottobre è stata fissata l’udienza preliminare per 24 persone per cui la Procura di Reggio Emilia, con il pm Valentina Salvi che ha coordinato le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri, ha chiesto il rinvio a giudizio.

Tra gli imputati ci sono Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione comunale, la psicoterapeuta Nadia Bolognini e il marito Claudio Foti della onlus Hansel & Gretel, il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti. Più di cento i capi di imputazione, 155 i testimoni citati dall’accusa, 48 le parti offese, tra cui l’Unione dei Comuni Val d’Enza, i Comuni di Gattatico e Montecchio, il ministero della Giustizia e la Regione Emilia-Romagna.

L’inchiesta "Angeli e Demoni", avviata nel maggio 2018 ed esplosa il 27 giugno di un anno fa, aveva portato ad una serie di misure cautelari, ipotizzando un business sugli affidi dei minori, allontanati ingiustamente dai genitori con storie considerate inventate dagli inquirenti, perizie falsificate, finti abusi, disegni manipolati con inesistenti riferimenti sessuali, e ore di sedute di psicoterapia, che sarebbero servite – sempre a parere dell’accusa – per suggestionare i piccoli, secondo gli schemi ben noti dello svelamento progressivo. Un metodo di ascolto del minore secondo cui l’abuso può essere una possibilità costante – e quindi va scoperto anche con domande reiterate e suggestive – pur se il bambino non ne rivela le circostanze e non manifesta palesi disagi. Nelle settimane successive all’esplodere dell’inchiesta il caso Bibbiano era anche diventato uno dei temi della campagna elettorale per le Regionali in Emilia-Romagna, con la Lega e le Sardine a contendersi le piazze del paesino emiliano e con le vicissitudini toccate al sindaco Carletti. Il primo cittadino, a lungo ai domiciliari – poi libero per decisione della Cassazione – dovrà rispondere di reati legati al suo ruolo di amministratore, e non di fatti che coinvolgono direttamente i minori.

Tra i reati di cui si discuterà davanti al giudice Dario De Luca ci sono, a vario titolo, peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Chi accoglie con favore la fissazione dell’udienza è la difesa di Anghinolfi, considerata una delle figure chiave nell’impostazione accusatoria: «Potrà esercitare appieno il suo diritto di difesa. Questo avverrà finalmente davanti ad un Giudice in Tribunale e non in piazza o sul web», scrive in una dichiarazione il suo collegio difensivo. La notifica di rinvio a giudizio dimostra poi che parte offesa va considerata anche il Tribunale dei minori di Bologna, "vittima" delle false dichiarazioni del Servizi sociale della Val d’Enza, così come sempre dichiarato dal presidente Pino Spadaro. Ora toccherà al ministero della Giustizia valutare se costituirsi parte civile al processo.

Tra i testimoni indicati dall’accusa per il processo, ci sono, tra gli altri, il giornalista-scrittore Pablo Trincia autore del libro "Veleno", un’inchiesta su presunti casi di violenza sessuale su minori e satanismo, la cosiddetta vicenda dei "pedofili della Bassa" modenese, che ha alcune analogie con l’indagine reggiana.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI