martedì 24 marzo 2020
Il segretario dei metalmeccanici: no allo sciopero generale ma mobilitazioni caso per caso perché si fermi ciò che non è essenziale o non sicuro. Gli errori del governo e un vecchio cinismo padronale
Marco Bentivogli, segretario generale Fim-Cisl

Marco Bentivogli, segretario generale Fim-Cisl - Ansa

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«Sono consapevole che, dopo questa crisi, possano restare solo macerie di tante fabbriche in Italia. Ma oggi il nostro primo pensiero dev’essere evitare che sotto quelle macerie ci restino anche dei lavoratori». Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl si trova nella paradossale posizione, per un sindacalista metalmeccanico, di chiedere la fermata dei lavoratori e la chiusura temporanea delle aziende. Non di tutte, in maniera indiscriminata, ma di quelle che effettuano «produzioni non essenziali o che non garantiscono la sicurezza dei lavoratori. Vanno difese la vita e poi le aziende, ma non le seconde senza la prima».
I metalmeccanici della Lombardia hanno già proclamato uno sciopero regionale unitario di 8 ore per domani, quelli del Lazio pure. La Fim, con Fiom e Uilm, deciderà uno sciopero generale in tutt’Italia?
Per il momento l’intenzione non è questa. La strategia che abbiamo deciso di mettere in campo è quella della mobilitazione e degli scioperi caso per caso, con intelligenza, laddove è necessario a supporto della sicurezza dei lavoratori. Vorrei che fosse chiaro: noi non vogliamo fermare l’Italia per il gusto di farlo. Scioperiamo dove le imprese non capiscono che devono fermarsi, utilizzando la cassa integrazione o le ferie arretrate, e dove non hanno provveduto a dare garanzie di sicurezza ai dipendenti.
Il governo ha sbagliato, lasciando la possibilità di restare aperte a troppe aziende?
Sì, ha sbagliato comunicazione già l’11 marzo quando ha detto a tutti: "restate a casa" e contemporaneamente agli operai di andare a lavorare. Peggio sabato, con l’annuncio a tarda sera che "tutto chiudeva" e un’attesa di 24 ore per avere il testo del decreto. Nel quale si sono allargate le "maglie" rispetto alle intenzioni dichiarate nel confronto con le confederazioni. Nelle prime bozze, autorizzando le produzioni dei codici Ateco 24 e 25, si dava la possibilità di restare aperte a circa il 60% delle imprese metalmeccaniche, oltre a quelle dell’aerospazio. Solo dopo le proteste dei sindacati questi due codici sono stati tolti, ma restano comunque troppe le deroghe previste.
Ma c’è il problema delle filiere, dei componenti...
Perciò diciamo di verificare caso per caso. Alle acciaierie di Dalmine e Piombino dove si dovevano produrre le bombole e i tubi per l’ossigeno i lavoratori non si sono tirati indietro, anzi. Ripeto: non è che i dipendenti non vogliano lavorare, ma intendono farlo solo se essenziale per il Paese e in condizioni di sicurezza.
Il presidente della Confindustria ha detto che gli scioperi già proclamati «non sono un bel segnale»...
Mi spiace, ma certe produzioni in particolare in Lombardia andavano semmai fermate prima. Se parliamo di componentistica essenziale o di manutenzioni che vanno assicurate noi siamo disponibili a impegnarci (sempre in sicurezza). Ma è inutile pensare a prodotti che non hanno alcun mercato in questo momento. La Fca, per fare un esempio, lo ha capito e si è fermata.
Anche l’industria della difesa e dell’aerospazio resta incredibilmente aperta.
Il nemico da cui difendersi oggi è il contagio da coronavirus, non eserciti stranieri. Chiudiamo tutto ciò che non è essenziale. Stiamo parlando di 10 giorni lavorativi, è più importante garantire linee di credito per le Pmi che stare aperti qualche giorno in più.
Era da qualche decennio che non si vedeva una frattura così tra imprenditori e sindacati.
Ci sono stati nei giorni scorsi esempi di grande sensibilità da parte imprenditoriale: c’è chi ha capito subito, si è fermato o si è dato da fare per mettere i lavoratori nella condizione di massima sicurezza possibile. Purtroppo, però, in molte altre imprese i lavoratori si sono sentiti dire: "zitti e lavorate", con un cinismo padronale che pensavamo scomparso da tempo.


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