martedì 27 agosto 2019
Una storia al giorno. “Avvenire” racconta il Paese degli invisibili: vite di migranti sospese, ai margini del sistema di accoglienza, bloccate dallo stop alla protezione umanitaria
Bella e Seby: la legge divide gli sposi che lo Stato unisce
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Bella e Seby sono uniti dalle terre d’origine e d’arrivo, la Costa d’Avorio e l’Italia, dall’amore e da qualche settimana pure dallo Stato italiano: che tramite il sindaco di un centro dell’Alto Jonio cosentino li ha sposati. Sono però divisi dalle procedure di riconoscimento dell’asilo politico e del permesso di soggiorno per motivi umanitari, appesantiti dal Decreto Salvini. Dove non hanno potuto sofferenze, torture, persecuzioni, giorni e notti di viaggio e incertezza, dubbi e terrore, si sono messe le decisioni del nostro governo...

Bella e Seby sono partiti nel 2016 dalla Costa d’Avorio, sognando l’Europa e una vita normale, il matrimonio e dei figli. Passando da Burkina Faso e Niger, sono arrivati in Libia dove Bella finí reclusa e Seby fu costretto a lavorare per guadagnare il denaro necessario a pagare la traversata verso l’Europa. So- lo quando è riuscito a completare la somma necessaria ha potuto liberare Bella e, assieme a una cinquantina di disperati, salire su un gommone diretto verso il vecchio continente. Dopo due giorni di mare i migranti vengono soccorsi dalla nave di una ong inglese e accompagnati a Messina, da dove sono trasferiti a Perugia: inizialmente accolti in una chiesa, quindi in un Centro di accoglienza straordinaria (Cas) e infine dalla rete di Cidis onlus, presieduta da Maria Teresa Terrieri.

In terra umbra però le loro strade cominciano a prendere direzioni diverse: Bella che ottiene la protezione umanitaria negata invece a Seby, il quale resta nel limbo e fa ricorso alla corte d’appello con l’assistenza dei legali della Cidis, Francesco Durso e Claudio Bloise, e dell’Associazione studi giuridici immigrazione. Intanto la coppia si trasferisce in un centro dello Jonio cosentino, sede di un progetto Sprar/Siproimi con accoglienza diffusa e integrazione garantite sempre da Cidis (coordinatore Ivan Papasso, operatori Francesco Napoli, Sonia Morselli, Giuseppina Bruno, Rosalba Spagna). Qui la situazione precipita pure per Bella perché, alla scadenza dei due anni di validità della protezione umanitaria, entra in vigore il Decreto Salvini che taglia proprio questi permessi. Ora pure lei si trova in un limbo assai poco accogliente, costretta a confidare in uno spiraglio lasciato aperto dal provvedimento per quanti erano già beneficiari della protezione prima del giro di vite.

Intanto Seby continua a lavorare per il suo futuro. Oltre a conseguire la patente di guida, frequenta un corso di formazione a Taranto, uscendo di casa alle 4 e tornando alle 21, e ottiene la qualifica di saldatore che gli permette di trovare lavoro in un cantiere navale del Nord Italia, dove la coppia si trasferirà a fine mese. Gli sposini sono felici anche se lasceranno l’Alto Jonio a malincuore poiché qui, dopo troppo tempo, si sono sentiti nuovamente a casa. Bella s’era persino disegnata e cucita da sola l’abito da sposa, con l’aiuto dei volontari di un laboratorio del Cidis di Cassano all’Jonio. Ma questa è un’altra storia...

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