mercoledì 4 ottobre 2017
Il presidente della Cei i: «Importante assorbire i valori». In sciopero della fame anche Delrio e due sottosegretari
Bassetti: «Cittadinanza è accoglienza e integrazione»
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La cittadinanza è il punto di arrivo di un percorso che va compiuto «gradualmente». E che ha come presupposto «un’opera di accoglienza, integrazione, accompagnamento». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, sgombera il campo dalle questioni nominalistiche e sottolinea di non voler parlare di ius soli o ius culturale. Invece, dice ai giornalisti che a Firenze gli chiedono un commento sul provvedimento in discussione al Senato, a lui piace di più la parola «cittadinanza».
Questa «non è qualcosa di meccanico, matematico» per cui «uno arriva e può subito averla». È piuttosto «qualcosa che è frutto di un inserimento, di un ethos, nel quale per avere il diritto di cittadinanza si deve aver assorbito i valori della nazione», ribadisce. A margine dell’incontro per il ventennale della Facoltà teologica dell’Italia centrale, il presidente dei vescovi italiani osserva, dunque, che «non basta la nascita». E, senza entrare nei dettagli delle proposte parlamentari in materia, parla della cittadinanza come di «qualcosa che ci si conquista con un inserimento progressivo nel tipo di civiltà, di nazione, in cui siamo». Un processo di integrazione fatto «gradualmente», conclude, «mi sembra più rispettoso per tutti».

Dal punto di vista dell’iter della legge, da parte di Ap è stato appena messo in campo un tentativo di mediazione, che punta a modificare il testo ora in discussione. In particolare coinvolgendo entrambi i genitori sulla via che porta il figlio alla cittadinanza e all’adesione ai nostri valori costituzionali (chiedendo anche il permesso di soggiorno a entrambi e non a uno solo, come finora previsto). E soprattutto un innalzamento alle scuole medie della frequentazione scolastica necessaria a ottenere il passaporto italiano. Una proposta che mira a svelenire il clima per arrivare a una buona legge. Che questo sia l’obiettivo lo ha ribadito ieri il coordinatore del partito, Maurizio Lupi: «Non è una bandiera da sventolare. Per questo abbiamo detto di "no" e abbiamo chiesto che si modifichi e si migliori. Altrimenti si faccia nella prossima legislatura». Al momento, comunque, gli spazi di trattativa sono stretti. Sia per i tempi, sia per il fatto che tutte le energie del Senato sono concentrate sulla manovra finanziaria, dopo la quale si potrà rimettere mano alla cittadinanza.

Anche sul Documento di programmazione economica e finanziaria i cronisti a Firenze hanno sollecitato il cardinale Bassetti. Sul fatto se il Def, in discussione in Parlamento, debba aprirsi di più alle istanze sociali, il porporato ha risposto che «lo Stato in questo momento non deve in alcun modo stringere la forbice, ma allargarla». Perché lo Stato sociale, «quello nato nel dopoguerra e che ha risolto tanti problemi, si sta perdendo, sta andando un pochino a pezzi». Per contrastare questa situazione bisogna, dunque, «salvare in tutti i modi quelli che sono i servizi essenziali per la gente di tutti i tipi, dalla scuola alla sanità alle famiglie», perché «le fasce di povertà aumentano enormemente». Serve lavoro «garantito», il precariato «esponenziale» è segno che qualcosa non va. Il presidente della Cei ha spiegato di parlare sulla base «delle statistiche della Caritas, che sono sempre aggiornate e nascono in un contesto di aiuto alla gente. Va bene tutto quello che si fa per andare incontro agli ultimi», ha concluso. Spiegando poi alcune cause che concorrono alla povertà e a quella cultura che papa Francesco ha definito dello scarto. La società oggi «taglia netto»: chi sta in alto ha «possibilità enormi» e sono «sempre più sacrificate la fasce intermedie». In mattinata, intervistato da Tv2000 sulla festa di san Francesco, Bassetti ha dunque invitato i politici a essere «padri» di un’Italia «fatta di povera gente».

Cittadinanza, in sciopero della fame anche Delrio e due sottosegretari

Anche un ministro e due sottosegretari. Oltre a molti esponenti di partiti politici dei diversi schieramenti, a partire dal senatore Luigi Manconi del Pd, anche il responsabile del dicastero dei Trasporti Graziano Delrio e i sottosegretari Benedetto Della Vedova e Angelo Rughetti parteciperanno allo sciopero della fame a staffetta, che inizia oggi, per sostenere la discussione in aula e la fiducia in merito alla legge sulla cittadinanza. «L’iniziativa – spiega appunto il presidente della commissione per i Diritti umani, annunciando le nuove adesioni – raccoglie il testimone del digiuno attuato il 3 ottobre da oltre 900 insegnanti in tante scuole italiane a sostegno del provvedimento». Per il 13 ottobre poi è prevista una manifestazione per la cittadinanza proprio davanti a Montecitorio, il Cittadinanza Day, promossa dalla rete di mastri e professori di diverse scuole italiane. Nel frattempo, spiega uno degli organizzatori Franco Lorenzoni, maestro nel piccolo comune di Giove in Umbria, gli insegnanti si appunteranno un nastro tricolore sul petto e inizieranno l’astinenza dal cibo a staffetta. «Questa iniziativa – prosegue – è nata in seguito ad un appello di un gruppo di intellettuali per lo ius soli e ad un altro promosso da noi insegnanti che ha raccolto in pochi giorni 5.000 firme». Il paradosso, conclude, è che «come insegnanti, per legge noi dobbiamo lavorare in classe sulle competenze di cittadinanza, mentre per un’altra legge molti dei nostri alunni non hanno e non avranno mai la cittadinanza italiana».

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