venerdì 11 gennaio 2019
Liberalizzate dal 2005, le scommesse avvengono soprattutto online. Tra i 18 e i 35 anni molti non riescono a più guardare una partita senza abbinarla all'azzardo
(Ansa)

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Quale droga dà più dipendenza? L'azzardo. Peggio: le scommesse sulle partite di calcio. In Gran Bretagna uno studio, condotto dal dottor Darragh McGee dell'Università di Bath, ha evidenziato che l'inarrestabile coinvolgimento delle società di scommesse nel calcio ha portato un'intera generazione di giovani a identificare la passione per il calcio con quella per l'azzardo, portando a «conseguenze disastrose». In Gran Bretagna la liberalizzazione delle scommesse del 2005 combinata con la grande facilità delle puntate via smartphone, ha trasformato la visione del calcio in una scommessa continua.

Lo studio, durato due anni, su tifosi di calcio nella fascia di età 18-35 delle zone di Bristol e Derry, ha portato all'ammissione degli stessi soggetti di non essere più capaci di guardare una partita senza abbinarla a qualche scommessa on line, e di non parlare più di tattica e tecnica.

L'esca alla quale molti abboccano è quella delle "puntate gratis" che porta a perdere il reale valore delle somme giocate, anche per via dell'automatismo della puntata attraverso il cellulare e non recandosi più fisicamente nelle agenzie di scommesse. Non si scommette più solo sul risultato ma su ogni aspetto della partita: dal numero dei calci d'angolo a sostituzioni e ammonizioni. Sono circa 40 i siti britannici di scommesse, in molti casi l'azzardopatia immette nell'ancor più pericoloso canale dei prestiti a usura, dopo essere finiti nella lista nera delle banche e avere distrutto i rapporti familiari. E può spingere al suicidio, specialmente in alcune zone dell'Irlanda del Nord.

Le scommesse on line incidono fortemente sulle menti e sulle personalità dei più giovani. «In particolare quelli in cerca di lavoro si illudono di trovare una via alternativa alla ricchezza, al capitale sociale e all'affermazione maschile, mentre la maggior parte di loro finisce intrappolata in un ciclo di indebitamento», spiega il dottor McGee.

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