venerdì 17 giugno 2022
A un anno dalla laurea il 74% lavora, anche se, per il 40% con contratti a tempo determinato. Quest’anno si è registrato un calo del 3% (5% al Sud) delle nuove iscrizioni
Atenei, ecco chi trova lavoro Preoccupa il calo matricole

Ansa

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Per la maggioranza donne, con un percorso di studi vicino casa (o al massimo nella provincia confinante), con un alto tasso di frequenza alle lezioni e buone conoscenze linguistiche e informatiche e un conseguimento del titolo secondo i tempi previsti. Ma soprattutto con un aumento nella capacità di trovare un posto di lavoro a un anno dalla fine degli studi. Anche se in questo anno si è registrato un calo del 3% nelle immatricolazioni, che nel Sud diventa il 5%.

Un «campanello d’allarme » commenta il ministro dell’Università Cristina Messa. È quanto emerge dai due tradiziona- li rapporti realizzati da Almalaurea sul complesso mondo accademico italiano: l’indagine sul profilo dei laureati 2021 e quella sulla condizione occupazionale dei laureati, presentati ieri nel convegno di Almalaurea intitolato “dalla formazione al mondo del lavoro”. Nello scorrere i dati del rapporto - definito dal presidente di Almalaurea Ivano Dionigi «con luci e ombre» - il profilo dei laureati 2021 conferma un trend, a cominciare dal fatto che più della metà dei laureati (59,4%) è rappresentato dalle donne, con una prevalenza soprattutto in ambiti disciplinari legati a educazione, formazione, psicologia, arte e campo medico-sanitario. La presenza capillare nel territorio italiano di sedi universitarie fa si che i tre quarti Bambini durante un’attività dell’oratorio estivo, servizio che rientra tra quelli finanziati con il fondo istituito dal governo dei laureati abbiamo conseguito il titolo di studi nella stessa provincia in cui si sono diplomati alle superiori, o al massimo nella provincia confinante.

Un dato che mostra una mobilità universitaria che non va oltre il 29,9% del totale dei laureati, anche se aumentata di 5 punti percentuali nell’ultimo decennio. Sempre in questo arco temporale è andata crescendo la percentuale dei laureati con alle spalle un diploma liceale (dal 70,1% del 2011, al 74,8% del 2021) riducendo la quota dei diplomati negli istituti tecnici al 19,7%, mentre resta marginale quella dei professionali (2,6%). Ma come arrivano alla laurea i giovani del 2021? Il 9,5% del campione osservato (299.320 laureati 2021 nei 77 atenei lungo tutta la Penisola), arriva alla laurea con una esperienza di studio all’estero (dato in flessione rispetto agli ultimi due anni complice la pandemia). Ben il 57,1% ha svolto esperienze di tirocinio curricolare (dato in leggera crescita), mentre nel decennio è diminuita la percentuale dei laureati con esperienze lavorative alle spalle: dal 72,9% del 2011 al 64,2% nel 2021. Nelle conoscenze linguistiche dei laureati è l’inglese a farla da padrone con il 58% che dichiara di avere competenze buone nello scritto e nel parlato.

Buona viene definita anche la conoscenza informatica dall’88,9% dei laureati. Migliorati anche i tempi del completamento del percorso di studi: il 60,9% conclude in corso (contro il 38,9% di dieci anni fa), con una forte riduzione dei 'fuori corso'. Qualche dato confortante anche dall’indagine sulla condizione occupazione dei laureati a uno, tre e cinque anni dalla fine degli studi. Nel 2021 il tasso di occupazione a un anno dal titolo di studio è pari al 74,5% tra i laureati triennali e del 74,6% per quelli di secondo livello. Si tratta di livelli che non si vedevano da oltre un decennio, caratterizzato invece da arretramenti.

A tre anni i dati parlano di un tasso di occupazione dell’88,3% per i laureati triennali e dell’85,6% per il secondo livello (che a cinque anni diventano rispettivamente 89,6% e 88,5%). A influire sulla possibilità di trovare un lavoro, oltre al voto di laurea, vi è il risiedere al Nord, provenire da famiglie con almeno un genitore laureato, per citarne alcuni. Infine uno sguardo sulla tipologia del contratto: se entro il primo anno il lavoro autonomo coinvolge circa l’11,5% del campione, questo scende nel corso del tempo. A rappresentare la fetta più consistente sono quelle forme di contratto a tempo determinato: oltre il 40%. Del resto anche il mondo del lavoro - almeno per i giovani - sembra sempre più orientato a una formula mix tra presenza e smart working.

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