giovedì 8 aprile 2021
Il commissario Figliuolo rassicura: «Arriveremo a 500mila somministrazioni entro la fine del mese come promesso». Ma bisogna trovare le fiale per gli under 60: il rischio di uno stop a giugno
AstraZeneca non ferma la campagna. Il nodo delle dosi da riprogrammare

Ansa

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Si sveglia frastornata, l’Italia, il giorno dopo il caos AstraZeneca. C’è da vaccinare, e ci sono nuove regole. C’è da spiegare, nei centri, che il vaccino non deve far paura all’improvviso. C’è da capire, soprattutto, cosa succederà. Gli occhi sono puntati, già di prima mattina, sul commissario all’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo, che assieme al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio è in visita al centro vaccinale di Macerata.

Il tour negli hub del Paese non s’è interrotto, il passo è sempre quello sicuro del generale, la voce ferma: «Il piano non cambia, a fine mese dobbiamo arrivare a 500mila dosi giornaliere – rassicura –. Io non sono uno scienziato e mi limito a riportare cosa è stato fatto dalla mia struttura: le seconde dosi vanno a chi ha fatto già la prima. Le altre andranno alle persone tra i 60 e i 79 anni, una platea di 13 milioni e 275mila possibili utenti, di cui 2 milioni e 270mila hanno già ricevuto una prima dose». Ma i numeri delle forniture rendono sostenibile il nuovo scenario? Figliuolo taglia corto, «l’afflusso di dosi è coerente: in questo trimestre e nel prossimo arriveranno 30 milioni di dosi di AstraZeneca. L’importante adesso è ridare fiducia a tutti e vaccinarci».

Peccato che, sulla carta almeno, i conti per ora non tornino. E non solo per le vaccinazioni rimaste sotto quota 200mila negli ultimi giorni (fa eccezione la giornata di ieri, in cui secondo quanto annunciato dal premier Draghi in persona durante la conferenza stampa del pomeriggio, sarebbero state somministrate 293mila dosi). Se gli italiani tra i 60 e i 79 anni ancora da vaccinare sono 11 milioni, le dosi di AstraZeneca disponibili al momento nei frigoriferi delle Regioni sono 1,6 milioni, a cui si aggiungerà il magro carico in arrivo il 12 aprile di 174mila (al posto delle 350mila promesse). Un problema non di poco conto, visto che alla platea degli anziani va aggiunta quella dei due milioni di under 60 che di AstraZeneca hanno ricevuto la prima dose e ora attendono la seconda. Certo, nel frattempo si continuerà anche a somministrare Pfizer, Moderna e le prime dosi di Johnson&Johnson, ma «abbiamo un’autonomia di 8-9 settimane» avrebbe rivelato lo stesso ministro Roberto Speranza durante il concitato incontro con le Regioni di mercoledì sera. Perché a giugno, quando anche si fosse raggiunto l’obiettivo di vaccinare tutti gli anziani, sarà il turno degli under 60 (quelli cioè per cui ora il vaccino di Oxford non è «raccomandabile»): che fare, considerando che il pacchetto più cospicuo di forniture – 34 milioni di dosi – l’Italia lo attende proprio da AstraZeneca?

L’altra montagna da scalare – e gli esperti lo sanno benissimo – è quella del sfiducia, quando non addirittura della paura. La vicenda di AstraZeneca ha materializzato proprio il rischio che fin dall’inizio della campagna vaccinale il governo aveva voluto scansare: quello del rifiuto dei vaccini. Ieri il bilancio delle rinunce agli appuntamenti è stato abbastanza sconsolante: se in alcune Regioni il sistema ha tenuto, con la macchina che ha viaggiato quasi a pieno ritmo (è il caso di Lombardia, Toscana, Liguria), al Sud e nelle isole le defezioni hanno sfiorato il 40 e persino il 50%. «Le persone che hanno un’esitazione su AstraZeneca non sono No vax – ha chiarito il virologo Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’ospedale San Raffaele di Milano –. Sono persone che riflettono, si informano, sono state travolte da una pioggia di notizie e sono ovviamente spaventate. Su questo vaccino c’è stata una comunicazione martellante e abbiamo visto anche degli avanti e indietro terribili. Adesso per salvare la situazione serve una comunicazione scientifica trasparente».

A offrirla, per l’ennesima volta, è il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, che il premier Draghi non a caso vuole al suo fianco in conferenza stampa: «Va ribadito che Astazeneca può coprire la popolazione fragili: le scelte fatte fanno riferiemento a eventi trombotici straordinariamente rari, 86 casi su almeno 25 milioni di vaccinati». Complicanze che oltre i 60 anni di età sono inferiori alle attese e che non si presentano dopo la somministrazione della seconda dose. Questo deve bastare, almeno per ora.

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