giovedì 14 aprile 2022
Nel 2021 revocate sei autorizzazioni per l’esportazione di bombe verso Emirati ed Arabia. Ma si registra un incremento di importazioni di materiale bellico (da 174 a 678 milioni)
Armi, export giù. Metà vendite in Europa
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Cala l’esportazione di armi italiane. Mai stata così bassa da sette anni. Armi che finiscono per il 52,1% in Paesi della Nato o della Ue e solo per il 47,9% in Paesi extra Nato o Ue. Non accadeva da sei anni. È quanto emerge dalla Relazione sulle operazioni di esportazione, relativa al 2021, inviata pochi giorni fa al Parlamento dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Nel 2021 il valore delle autorizzazioni all’esportazione è stato di 3,649 miliardi di euro, dato che conferma la tendenza calante iniziata dal 2016, con un decremento di -7,1 per cento, rispetto ai 3,928 miliardi del 2020. Si tratta del quinto anno consecutivo di diminuzione, dopo il “record” storico di 14,637 miliardi del 2016 quando però la metà del valore arrivava dalla fornitura al Kuwait di 28 aerei Eurofighter della Leonardo.

Nel 2015 erano stati 7,9 miliardi, nel 2017 si era scesi a 9,5, e a 4,8 nel 2018, e ancora meno negli anni successivi, attorno ai 4 miliardi. Il numero di Paesi destinatari delle esportazioni è stato di 92, tra i primi 25 il Qatar è in testa, con 813,5 milioni, mentre nel 2019 e 2020 era stato al primo posto l’Egitto, quest’anno sceso al 18esimo. Seguono gli Usa, come nel 2020, con 762,9 milioni, la Francia con 305,7, la Germania con 262,6 e il Pakistan con 203,7.

Con riferimento alle aree geografiche, troviamo in testa i Paesi Ue e membri europei della Nato che col 30,87% perdono, dopo diversi anni, la prima posizione; seguono Africa Settentrionale e Vicino e Medio Oriente col 26,60%; America settentrionale 21,23%; Asia 15,31%. In Europa, salgono in graduatoria Francia, Germania e Paesi Bassi, mentre scendono Regno Unito e Spagna. A livello globale, risale il Pakistan (29esimo nel 2020) ed entrano tra i primi 15 mercati Filippine e Malaysia. Anche nel 2021 la categoria 'materiali', in particolare aeromobili e veicoli, costituisce, sia per valore complessivo sia per numero di articoli, la tipologia maggioritaria (79,15%), seguita dai “ricambi” (11,40%), dai “servizi” (4,83%) e dalle “tecnologie” (4,62%).

E infatti i primi quattro operatori del settore sono Leonardo (43,45%), Iveco Defence Vehicles (23,48%), Mbda Italia (5,19 %) e Ge. Avio (3,87%), da sole rappresentanti circa il 76% del valore monetario degli scambi. La Relazione ricorda come nel corso del 2021 sono state revocate sei autorizzazioni concesse tra il 2016 e il 2018 alla società Rwm Italia SpA per l’esportazione di bombe d’aereo e loro componentistica, di cui tre verso gli Emirati Arabi Uniti e tre verso l’Arabia Saudita. Conseguenza delle mozioni della Camera che aveva impegnato il Governo a sospendere tali esportazioni «sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen».

La revoca delle licenze ha comportato la cancellazione di forniture per un valore di 328 milioni, ma, si legge nella parte della Relazione che porta la firma del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, «successivamente alla revoca i due Paesi non hanno né cancellato contratti in vigore né vietato la conclusione di nuovi contratti di fornitura» e, nel corso del 2021, sono state rilasciate complessivamente verso di loro 52 licenze (47,2 mln di valore per l’Arabia Saudita e 56,1 mln per gli Eau).

La Relazione, infine, segnala l’incremento delle importazioni di materiale bellico da 174,2 milioni di euro a 678,7. Ma ben il 40,90% (278 milioni) proviene dal Regno Unito precedentemente escluso in quanto “comunicazioni intracomunitarie”, non soggette ad autorizzazione. Ma dopo la Brexit, la circolazione tra Londra e la Ue è considerata “commercio con paese terzo” e quindi contabilizzato. «Come conseguenza – si legge – si è registrata una crescita esponenziale delle movimentazioni che ha portato a più che triplicare il valore delle importazioni definitive».

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