venerdì 8 novembre 2019
L'antica istituzione ha avviato un progetto di digitalizzazione dei suoi manoscritti più antichi Un patrimonio immenso di 36mila volumi, 341 dei quali sono già consultabili gratuitamente online
La Biblioteca Ambrosiana. Rivoluzione digitale

La Biblioteca Ambrosiana. Rivoluzione digitale

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Dai papiri tardoantichi ai manoscritti medievali, passando per i testi autografi di personalità come sant’Agostino o Federico Borromeo. Lo splendido tesoro raccolto e conservato dal cardinale Borromeo oltre 400 anni fa «per la pubblica utilità» di tutti i milanesi, conservato nello storico palazzo a due passi da piazza Duomo, comprende codici arabi, ebraici, latini, greci, italiani, siriaci, armeni, persiani e di tutte le maggiori culture antiche del mondo.

E tra pochi anni sarà consultabile gratis online su questo sito CLICCA QUI. Una buona parte di quello che è uno dei più importanti (e antichi) patrimoni librari al mondo, quello della biblioteca Ambrosiana, viene reso così fruibile a tutti: studiosi, ricercatori, lettori ma anche semplici curiosi.

Presentato ieri dal direttore della biblioteca, Federico Gallo, e dal prefetto dell’Ambrosiana Marco Ballarini, è un progetto complesso realizzato dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana in sinergia con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e la statunitense University of Notre Dame di South Bend, (Indiana), e vedrà la digitalizzazione progressiva di tutto il patrimonio di oltre 36mila manoscritti nei prossimi anni. «È un lavoro lungo e complesso. Andiamo avanti per quinquenni, quindi ci dovremo aggiornare al 2024 – spiega Fabio Cusimano, responsabile del progetto di catalogazione –. Per ora siamo riusciti a digitalizzare 341 manoscritti, consultabili tutti in ordine alfabetico, molti dei quali comprendono però pagine miniate: siamo arrivati a riprodurne ben 150mila ad alta risoluzione, che potranno essere consultate oltre da computer, anche da tablet o smartphone».

La ricerca finora poteva essere effettuata tra quattro sezioni: manoscritti, incunaboli, stampati e riviste. Si è aggiunta ora una quinta sezione, "biblioteca digitale", che comprende l’elenco dei manoscritti ambrosiani già digitalizzati e fruibili attraverso la visualizzazione online, tutti riconoscibili dall’icona in rosso e blu "iiif" (la sigla sta per "International image interoperability framework"). Tanti i pezzi forti dal valore inestimabile, e risulta arduo fare una classifica sul più prezioso. Cusimano cita come esempi la Ilias picta, nota anche come Ilias ambrosiana composta da una cinquantina di frammenti su pergamena raffiguranti scene dell’Iliade, in passato che furono ritagliati da un codice contenente il poema omerico, di cui portano frammenti sul retro, sopra o sotto, datate alla fine del quinto secolo d.C.

Un altro codice pregiato, esposto ieri in occasione della conferenza stampa di presentazione, è la Guerra Gallica e Guerra civile di Giulio Cesare, riccamente decorato, con tanto di stemma borromaico con l’unicorno e il motto "Humilitas" (che sottolineava la pietà e la religiosità della famiglia di Carlo e Federico Borromeo). E ancora, un Simposio dei medici in arabo del 1200, una Vita degli arcivescovi di Milano in latino e italiano e una Miscellanea astronomica in greco, entrambi del 1400; per arrivare a vere e proprie opere d’arte come il Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio, una pagina miniata da Simone Martini per l’amico Francesco Petrarca, del 1340. Manoscritti preziosi ma anche estremamente fragili, che ora possono essere consultati e studiati dal pc.

«L’importanza di questo progetto ha richiesto anni di indagine, consiglio, ricerca di supporto – ha concluso ieri monsignor Gallo –. Il desiderio di rendere fruibili i nostri manoscritti per tutti coloro che intendono studiarli o anche soltanto sfogliarli ci ha fatto ricercare le migliori tecniche e le più promettenti strategie. Desideriamo che la nostra biblioteca digitale sia lungimirante e diventi un modello positivo nella comunità scientifica internazionale». Questa nuova biblioteca digitale sarà interconnessa con l’attuale Opac ("Online public access catalogue", ovvero catalogo in rete ad accesso pubblico), il catalogo informatizzato della biblioteca, in modo da garantire il collegamento diretto tra il record bibliografico e la risorsa digitale.

Il progetto ha ricevuto infine il conferimento del marchio "2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale - European Year of Cultural Heritage" da parte del ministero per i Beni e le Attività culturali e dall’Unione Europea.

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