mercoledì 1 febbraio 2017
A Valerio il terremoto del 24 agosto ha portato via la moglie e i loro due figli: «Sono morte tante persone e non possono essere dimenticate». Intanto il sindaco Pirozzi chiede di fare in fretta
Fra le macerie di Amatrice con chi ha perso tutto
COMMENTA E CONDIVIDI

Affondi, di tanto in tanto, e la neve s’infila nelle scarpe. «Se non ricostruiamo questa parte d’Italia, l’Italia non ha futuro», dice Valerio, che quella maledetta notte del 24 agosto ad Amatrice perse la moglie e i loro due figli. Le macerie sono imbiancate. Era irreale prima, è surreale adesso. Nella zona rossa nulla ormai è più rimasto in piedi, solo la torre civica. «Il mio fronte oggi sono le macerie e il fango», che «non è il fronte di chi siede nel suo comodo ufficio, con la filosofia, con l’astratto...», è stanco e arrabbiato il sindaco, Sergio Pirozzi.

Possono vincere il terremoto e la neve e tutto questo che sembra non finire mai? «No, no, no», risponde Valerio. Invece sotto queste macerie e questo spesso manto bianco c’è ancora domani, «certo - spiega don Fabrizio Borrello, della Curia reatina –, se non ci fosse, avremmo già chiuso tutto. La speranza è ridare vita, che è diverso da ricostruire soltanto».
Valerio guarda tutt’intorno, scuote la testa, cammina lentamente nelle strade martoriate di Amatrice. «Se anche addirittura dopo queste tragedia le persone continuassero a essere egoiste, superbe... Al contrario, sono queste tragedie a tirar fuori il meglio delle persone. Qui ne abbiamo avuto la prova».

Riconosce ogni edificio. «La mie cose sono rimaste sotto le macerie di casa, anche la macchina di mia moglie è seppellita lì», con la moglie e due bambini abitava in un vicolo che s’affacciava sul corso principale. Della chiesa di Sant’Agostino, all’ingresso del paese, uno dei simboli di questa comunità, resta in piedi una sola parete. Fermi a lungo, di fronte, nel freddo stamattina assai più clemente. «Qui sono morte tante persone e non possono essere dimenticate, erano loro questa comunità – continua Valerio –, allora basta con le parole, bisogna cominciare a fare le cose concrete».
Tocca a noi. «Questo è il momento di trasformare una tragedia in un’occasione – e qui la voce di Valerio si fa ferma e decisa –. Le tragedie a questo devono servire». Sulla vetrata del Comune, che è in un prefabbricato, è stato appeso un fiocco azzurro con un bigliettino: «Il 4 gennaio 2017 è nato Adriano, residente ad Amatrice».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: