martedì 22 settembre 2020
Nel pomeriggio la firma al ministero dell'Interno tra il presidente Impagliazzo e il prefetto Di Bari. Prima risposta all'appello Ue dopo l'incendio di Moria
Alcuni rifugiati del campo di Kara Tepe sull'isola di Lesbo

Alcuni rifugiati del campo di Kara Tepe sull'isola di Lesbo - Ansa/Vangelis Papantonis

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In 300 verranno via dai campi profughi, e lo faranno senza prendere la pericolosa via del mare, ma con i corridoi umanitari che hanno già dimostrato in questi anni di essere uno strumento vincente. Nel pomeriggio, infatti, la Comunità di Sant’Egidio firmerà al Viminale un accordo con lo Stato italiano per l’ingresso nel nostro paese di 300 rifugiati provenienti dalla Grecia, in particolare dall’isola di Lesbo. L’incendio del campo di Moria di alcuni giorni fa, difatti, ha reso impossibile la vita di migliaia di richiedenti asilo aggravando una situazione che era già da mesi ai limiti della sopravvivenza. I profughi giungeranno in Italia secondo un progetto che avrà la durata di 18 mesi e che darà priorità alle famiglie e ai singoli più vulnerabili, comprendendo anche alcuni minori non accompagnati.

L’accordo, che rappresenta di fatto una prima risposta italiana all’appello dell’Unione Europa per il ricollocamento dei rifugiati dopo l’incendio nell’isola greca, verrà firmato dal presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, e dal prefetto Michele Di Bari, capo del dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno. Grazie al sostegno e alla cooperazione offerta dal ministero dell’Interno, Sant’Egidio ha già portato in Italia 67 profughi attraverso un primo, speciale, corridoio umanitario realizzato insieme all’Elemosineria Apostolica: le prime famiglie viaggiarono da Lesbo a Roma nell’aereo di Papa Francesco, dopo la sua visita dell’aprile 2016. Ed gli ultimi dieci sono arrivati appena dopo il lockdown (il 16 luglio), confermando che si può arrivare in sicurezza nel nostro Paese anche durante la pandemia.

Nel mese di agosto, inoltre, la Comunità ha svolto a Lesbo – con 150 persone provenienti da diversi paesi europei - una “vacanza solidale” in sostegno dei migranti, con ristorazione, corsi di inglese e animazione per i tantissimi minori presenti.

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