venerdì 2 febbraio 2018
Tra le "prede" più ambite i giovani. Ducento casi ogni anno arrivati solo con il passaparola
Un'équipe per dare una mano a chi è stato irretito

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E’ il primo a Milano e anche se ha cominciato in sordina cinque anni fa, voluto dall’allora arcivescovo Angelo Scola, ha visto il 1° febbraio il suo avvio ufficiale. Si tratta del centro d’ascolto diocesano Sicar, aperto nei locali dell’Opera San Vincenzo in via Copernico 5 (centroascoltosicar@diocesi.milano.it; 340.7177435) ed è rivolto a chi è entrato a fare parte di una setta e non sa, spesso non può, uscirne. “Mi creda, può succedere a tutti”, precisa la coordinatrice Roberta Grillo, consacrata nell’Ordo Virginum che ha iniziato, da sola, 15 anni fa a dedicarsi a questo fenomeno in giro per la diocesi di Milano.

A bussare alla nostra porta sono fior di professionisti, manager, amministratori pubblici irretiti da qualche setta in un momento di défaillance. In questi locali e senza alcuna pubblicità, ma solo con il passaparola, sono passate circa 200 persone ogni anno”.

Grillo, che fa parte del Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa (Gris) di Milano, associazione riconosciuta anche dalla Conferenza episcopale italiana, è un’esperta di questo fenomeno estremamente impegnativo e controverso: “A noi si ivolgono soprattutto i familiari delle persone rovinate spesso anche economicamente, aspetto da non trascurare, dalle sette. Si tratta di un mondo sotterraneo popolato da movimenti religiosi alternativi, sette sataniche, santoni e maghi che agganciano nuovi adepti spesso sulla Rete, sui social e soprattutto tra i giovani”.

Chi ci finisce dentro sta attraversando un momento di ricerca disperata, di crisi personale, oppure una malattia, un abbandono, un lutto, la perdita del lavoro. “Spesso si tratta di psico-sette che hanno come caratteristica proprio il condizionamento mentale o sono collegate con l’occulto – spiega Roberta Grillo –. Ci mettiamo sempre un po’ per capire in quale filone catalogare quella che ci viene sottoposta, per questo lavoriamo molto con la Rete”. Prede ambite da cooptare sono i giovani in cerca di lavoro. E qui Grillo cita il suo primo caso di una ragazza milanese finita in

una “setta aziendale”: “Aveva chiesto il nostro aiuto. Ricercando un’occupazione era stata assunta da una ditta che si occupava di formazione del personale. Il capo, uomo carismatico e di gran fascino, aveva creato un’organizzazione pseudo-religiosa e coinvolgeva tutti i dipendenti in rapporti sempre più stretti. La ragazza in breve ne era stato soggiogata. In un altro caso invece un italiano di 25 anni aveva speso 20 milioni di lire per pagarsi i corsi proposti dalla setta, ma questi costavano sempre di più e lui aveva finito i soldi. La sua salvezza è stata che per lunghi periodi doveva rimanere all’estero per lavoro. La distanza ha iniziato a fargli sorgere i primi dubbi, da lì è crollato tutto. Ne è uscito, ma per anni ha continuato a portare su di sé i segni del condizionamento”.

Sono comunque i familiari i migliori alleati dell’èquipe della consacrata milanese che comprende due psicologhe esperte, un pool di avvocati, e quando serve la collaborazione della Polizia, mentre manca per ora la figura dello psichiatra: “A genitori e fratelli spieghiamo come muoversi perché a volte il condizionamento è avvenuto attraverso un comando che può essere un colore, un suono, un mantra, il trillo del cellulare, a cui la persona dominata risponde mentre la sua mente respinge tutto ciò che è logico. Spesso quando nella setta si accorgono che l’adepto vacilla, vengono messe in atto minacce, punizioni, ricatti per dominare chi a tutti gli effetti è una pedina”.

Una raccomandazione infine Roberta Grillo, autrice tra gli altri di “Attenti al lupo. Movimenti religiosi alternativi & sette sataniche” (edizioni Ares) la rivolge ai parroci: “Può accadere che alla porta di parrocchie, centri culturali cattolici, conventi, bussino signori benvestiti che chiedono locali in affitto. Tutti vantano una doppia appartenenza, alla religione cattolica e a qualche non ben definito “gruppo new age”. Sono abili, paiono affidabili, tengono ben nascoste le zanne da lupo. Ma vogliono raccogliere contatti
e indirizzi e-mail
di chi frequenta questi luoghi. L’invio alla prossima riunione non si farà aspettare”.

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