lunedì 23 gennaio 2017
La procura di Pescara procede per disastro e omicido plurimo colposi. Il proprietario dell'albergo aveva avvisato la Provincia con due mail: gli ospiti hanno paura, venite
Si indaga per disastro e omicidio colposi. Gli allarmi inascoltati
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A cinque giorni dalla valanga che ha distrutto l'hotel Rigopiano non si placano le polemiche sulla eventualità che la tragedia si sarebbe potuta evitare. E l'inchiesta condotta dalla Procura di Pescara per disastro e omicidio plurimo colposo, dovrà appunto verificare se ci sia stata negligenza da parte delle istituzioni coinvolte. L'indagine riguarda il prima della valanga, con l'acquisizione di atti relativi alle richieste di soccorso e la gestione dell'emergenza, ma anche ovviamente i tempi dei soccorsi.

L'hotel costruito sui detriti della montagna

L'hotel Rigopiano è stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti compresi quelli da valanghe. Lo testimonia la mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991, ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale. I documenti sono stati evidenziati dal Forum H2O Abruzzo. In pratica il resort è sorto su resti di passati eventi di distacco provenienti dal canalone sovrastante la montagna.

Alle 7 il primo allarme via mail: siamo isolati

Intanto si apprende che i titolai dell'hotel avevano tentanto in ogni modo di far sgomberare la struttura prima della valanga. Dall'hotel la mattina di quel 18 gennaio era partita una mail indirizzata alla Provincia di Pescara nella quale si diceva che Rigopiano era isolata, che un semplice spazzaneve non sarebbe potuto arrivare, e che per raggiungere la struttura sarebbe servita una turbina. L'informazione era arrivata da chi era sulle strade a pulire dalle 3 della notte. Dopo le quattro violente scosse di terremoto (tre al mattino e una nel primo pomeriggio) le richieste di aiuto e di intervento nell'intero Abruzzo si moltiplicano.

Prima delle 14 la seconda richiesta di aiuto: situazione preoccupante

Intorno alle 14 ne arriva un'altra sempre dall'hotel Rigopiano. La situazione" stava diventando "preoccupante" e si chiede di "predisporre un intervento". "I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all'aperto", scriveva in una mail il direttore Bruno Di Tommaso da Pescara, "non potendo ripartire a causa delle strade bloccate". I clienti hanno paura e chiedono di scendere a valle. Solo che la turbina non c'è. 30 persone bloccate. L'allarme viene considerato un'inezia. La mail è contemporanea alla visita della sorella del proprietario del resort alle 14: l'assicurazione che riceve è che entro la serata la turbina arriverà.

"La email da Rigopiano è arrivata verso le 13.30 del 18 gennaio ma a me personalmente è arrivata il giorno dopo verso le 11": ha però ricostruito il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, in un'intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000.
"L'ufficio protocollo della Provincia - ha spiegato Di Marco - ha inviato la documentazione alla presidenza e la mia segreteria che era presente il giorno dopo ha stampato la email e me l'ha fatta pervenire. Ma la mia attività era già precedente. Quindi la email, per quanto mi riguarda, non era più necessaria perché avevo già attivato tutto quello che presumevo essere necessario su tutta la zona".

Le turbine che non ci sono, uno dei punti dell'inchiesta

Solo che le turbine - un altro capitolo su cui si concentra l' attenzione degli inquirenti - sono lontane chilometri, centinaia: quelle che sono in Abruzzo, comprese le due dell'Autostrada dei Parchi prestate alla Regione per l'emergenza, sono al lavoro in altre zone. La provincia ne trova una terza ai confini con il Lazio, ma è troppo lontana. A Rigopiano la gente mangia, e mentre mangia sente la scossa delle 14,31, la paura aumenta. Risale in auto, resta in attesa dei soccorsi nelle macchine almeno un ora poi rientra quando viene comunicato che se ne riparla dopo le 19. Passano le ore, alle 16,30, forse qualche minuto dopo, la valanga. Un vento freddo e una bomba, suppellettili che volano, così parlano i superstiti. Quando in Prefettura e in Provincia si capisce il dramma sono le 19: alle 19,30 viene allertatala turbina dell'Anas ricoverata nella casa Cantoniera di Penne. Alle 20 parte la macchina dei soccorsi, tre ore dopo il primo tentativo di Giampiero Parete di mettersi in contatto con il 118. La prima volta che aggancia l'operatore, riferisce, gli viene detto di "attendere in linea".

L'allerta valanghe era elevata

Le indagini relative alla tragedia di Rigopiano sono affidate ai carabinieri forestali, i quali hanno acquisito documenti e testimonianze. Tra i documenti già a verbale anche l'allerta valanghe emesso giorni fa dal Meteomont, cioè il servizio nazionale prevenzione neve e valanghe, che indicava livello 4, il massimo è 5, di pericolo nella zona del Gran Sasso. Spetterà alla Procura quindi valutare se il rischio emesso è stato rispettato o valutato, se c'erano le condizioni per far emettere dalla Regione, fino agli enti locali, le ordinanze di evacuazione nelle zone a rischio. La Procura, oltre all'allarme valanghe, dovrà valutare se ci sono state negligenze o colpe in relazione alla morte degli ospiti dell'hotel alla luce delle cause del loro decesso. Nel caso di morte per assideramento, per esempio, dovrà stabilire sei ritardi nei soccorsi potevano essere o meno evitati; se era stato richiesto lo sgombero della strada da parte dei proprietari della struttura, e da qui se la tragedia è da imputare al mancato arrivo o ritardo degli spazzaneve.

L'hotel era stato al centro di inchiesta per abuso edilizio

L'hotel Rigopiano, intanto, nel 2008 era stato al centro di una inchiesta della procura di Pescara con l'ipotesi di alcuni abusi edilizi nel corso della sua ristrutturazione, che aveva visto amministratori locali alla sbarra assieme agli ex-proprietari. L'ipotesi dell'accusa era che in cambio di favori,sette imputati avessero agevolato una sanatoria per consentire all'albergo di superare problemi con l'occupazione di suolo pubblico necessaria per ampliarsi. Il processo si è concluso un'assoluzione "perché il fatto non sussiste", ma in ogni caso i fatti erano già andati prescritti.

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