sabato 17 settembre 2022
Le ricette del partito su pace, lavoro, casa, bollette e figli. Il tandem con Di Stefano? "Ci unisce il coraggio di testimoniare controcorrente. Sul Green pass ipocrisie galoppanti"
Mario Adinolfi

Mario Adinolfi - Siciliani

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La traversata politica di Mario Adinolfi l’ha portato a una nuova avventura: dai tempi del Ppi e poi del Pd al Popolo della Famiglia (220mila voti alle elezioni del 2018) e ora Alternativa per l’Italia-Apli, l’ultima creatura che, rivendica, «è l’unica proposta politica di chiara ispirazione cristiana e nazionale, che chiede di rispettare l’organicità di un ordinamento giuridico che considera la vita come bene non disponibile e indica in Costituzione la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio uomo-donna».

Scusi, e i valori cristiani si coniugano con l’alleato Simone Di Stefano, col suo passato in CasaPound?

Avrei voluto una formazione più ampia, non si sono create le condizioni. Molti mi rimproverano la 'strana coppia': il Di Stefano di oggi è però un uomo dai valori profondi, con il coraggio di testimoniarli controcorrente. Ci siamo integrati a vicenda: lui ad esempio mi ha illuminato sul tema, trascurato, dell’identità digitale che rischia di cancellare la dignità della persona, reificandola.

Quali sono i perni del vostro programma?

Lavoro, casa e figli sono oggi le tre questioni che stanno a cuore e che potrebbero essere garantite, anche grazie alla riforma del quoziente familiare, con risparmi rispetto a chi vuole spendere 65 miliardi di euro in soldati e armamenti nella prossima legislatura.

Anche voi siete su una linea pacifista?

Diciamo no alla guerra che con papa Francesco definiamo «follia» e per cui chiediamo un ruolo terzo dell’Italia che sappia ristabilire immediati rapporti rasserenati con Mosca, anche per tenere sotto controllo i costi energetici che tanto angosciano imprese e famiglie. Deve tornare a farsi sentire un interesse nazionale.

Qui c’è però un territorio da difendere, quello ucraino.

Certamente. Ma non va nemmeno fatto a scapito della distruzione di un popolo, condannato a mesi o anni di una guerra senza fine.

Nel vostro logo campeggia anche “No green pass”. Perché?

Perché rifiutiamo le politiche che ne sono alla base, sempre in nome della dignità della persona che non è un codice a barre, i cui diritti possono essere accesi o spenti con un clic, a seconda della sola obbedienza a una norma. E per denunciare l’ipocrisia galoppante di tanti partiti che rivendicano la presunta libertà di decidere al 100% del proprio corpo quando ci sono di mezzo aborto ed eutanasia e che quello stesso corpo hanno privato invece senza batter ciglio della libertà di poter decidere se vaccinarsi o no e, quindi, anche di muoversi e addirittura di lavorare, con una violazione di diritti mai vista prima nell’Occidente.

Sui temi etici la vostra linea è netta.

Indichiamo nella denatalità la principale piaga del Paese, la cui unica cura possibile è il reddito di maternità e la cancellazione del fantomatico “diritto all’aborto”, da soppiantare col diritto universale a nascere. Non la presunta coerenza di una Meloni che veniva con me alla Marcia per la vita e ora ripete ogni giorno che non vuol cambiare la legge 194. E no netto anche all’eutanasia e al suicidio assistito da sostituire con l’investimento nella terapia del dolore e in più sostegni alla disabilità grave.

Un programma tutto centrato sulla famiglia?

Perché è anche la chiave per il sostegno all’impresa, piccola e piccolissima, a conduzione familiare appunto, che va salvata dall’avanzata di multinazionali che neanche pagano le tasse nel nostro Paese. Le piccole realtà vanno sostenute anche perché spesso possono diventare la forma dell’autoimpiego per i giovani che altrimenti rischierebbero di non essere assorbiti dal sempre più asfittico mercato del lavoro.

E sul piano più politico?

Siamo per l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier. Per dare uno stop alla tecnocrazia e ai calderoni di cui abbiamo fatto una scorpacciata dal 2011.


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