giovedì 28 maggio 2015
​​Allarme povertà e lavoro. L'ex Pd Spacca si ricandida a governatore con Fi e Ap. Renzi punta sul sindaco Ceriscioli. M5S spera nel boom con il 68enne Maggi.
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L'ambizione di continuare ad essere il modello della Terza Italia, la casa di una "economia tranquilla" in cui le imprese sono diffuse sull’intero territorio regionale, le città a misura d’uomo, la qualità della vita alta. E la paura di numeri che riportano le Marche a più di 30 anni fa: dal 2007 a oggi sono aumentati sia il tasso di disoccupazione sia quello della povertà relativa, allontanandosi dalle medie di quel Nord-Est che solo qualche stagione fa era il termine di confronto. Intercettare le speranze e placare le insicurezze sarà il compito del nuovo governo regionale, chiamato ad affrontare uno scenario del tutto nuovo: non solo accompagnare quasi con "discrezione" il tessuto storico delle piccole e medie imprese, ma generare politiche attive e immediate contro la disoccupazione e il disagio sociale. E, soprattutto, vincere lo sconcerto degli elettori di fronte a un quadro politico che si può sintetizzare in un nome e un cognome: Gian Mario Spacca, per due mandati governatore di centrosinistra, da quasi 25 anni in Giunta regionale, ora candidato sotto la bandiera di "Marche 2020" cui si sono associati Area popolare e i suoi ex rivali di Forza Italia.
MOBILI, ELETTRODOMESTICI, CALZATURE: IL FUTURO (DA SCRIVERE) DI UN MODELLO. Parli di Marche, negli ultimi mesi, e parli di Indesit. L’ex gioiello degli elettrodomestici della famiglia Merloni è stato venduto agli americani di Whirlpool con parole inizialmente entusiastiche e di Renzi e di buona parte della politica locale. Poi l’amaro risveglio, con un piano aziendale che prevede circa 2mila esuberi dal 2018 in tutta Italia, dei quali 480 nella sede storica di Fabriano tra operai, colletti bianchi e ricercatori. Uno schiaffo che ha scoperchiato un problema ben più ampio che riguarda la tenuta delle piccole e medie imprese tra competizione globale e crisi del credito (Banca delle Marche, nata dalla fusione tra le Casse di risparmio di Macerata, Pesaro e Jesi è stata commissariata da Bankitalia). E che ha subito notevoli danni anche dalle sanzioni dell’Ue alla Russia, dato il fascino esercitato a Mosca dal made in Italy. Molti hanno tenuto, da Scavolini alla Tod’s di Andrea Della Valle. Altri marchi noti, sia del mobile sia delle calzature, arrancano vistosamente. I distretti tecnologici e innovativi e il turismo "tranquillo" (costa adriatica e piccoli centri in cui anche le pietre narrano di storia, fede e cultura, come Recanati e Loreto, un mondo totalmente diverso dal "divertimentificio" romagnolo) non sembrano ancora in grado di riassorbire le perdite occupazionali.
UNA REGIONE CHE SCOPRE LA POVERTA’ DI LUNGO TERMINE E L’AFFANNO DELLE FAMIGLIE. Le vertenze industriali producono ovvie ricadute occupazionali. Il tasso di disoccupazione giovanile (18 - 29 anni) è passato dal 7,3 al 23,1 per cento dal 2007 al 2014. Quello generale è schizzato, nello stesso arco temporale, dal 4,1 al 10,1. Inquieta anche il dato delle famiglie in povertà relativa, che passano dal 6,3 di otto anni fa all’8,4 di oggi. La diffusa sensazione di insicurezza economica è testimoniata da quel 15,1 per cento di nuclei familiari che si autopercepiscono «in grande difficoltà». Si tratta di decine di migliaia di persone in più in sofferenza. Numeri che si sono decuplicati e che hanno cambiato il volto del disagio sociale. «Lo choc della Regione è legato soprattutto a questi aspetti – spiega Emmanuele Pavolini, professore di Sociologia economica a Macerata –. Negli ultimi decenni dovevamo affrontare situazioni di povertà temporanea, come quella degli stranieri di nuovo insediamento o delle famiglie monoreddito che hanno bisogno di un supporto per il terzo figlio. Oppure situazioni tradizionali, come la solitudine degli anziani. Ora iniziamo a conoscere la disoccupazione di lungo corso dei giovani e degli adulti, che richiedono interventi immediati, veloci. I dati delle Caritas diocesane dicono chiaramente che in poco tempo si è passati da un’utenza fatta all’80 per cento da stranieri ad un’utenza che per oltre la metà è fatta da italiani o immigrati ricaduti nella precarietà dopo 10-15 anni di lavoro».
LA POLITICA TRA CAMBI DI CASACCA, GUERRETRA EX COMPAGNI, DISAFFEZIONE E ASCESA M5S Ai nastri di partenza si presenta favorito Luca Ceriscioli, ex primo cittadino di Pesaro che ora vuole diventare il "sindaco delle Marche", vincitore delle primarie democrat. Ma il catalizzatore della scena mediatica è Gian Mario Spacca, con la "giravolta" sostenuta dai partiti di Berlusconi e Alfano (e localmente dalla Democrazia cristiana) dopo il rifiuto a sinistra di ricandidarlo per la terza volta consecutiva. Nei comizi si realizza a cadenza giornaliera un paradosso curioso: Spacca che si scaglia contro i "comunisti", il Pd che critica e si pone in antitesi rispetto al decennio del loro ex governatore. Anche il premier Renzi si è scagliato con forza contro l’ex esponente del suo partito, a dimostrare come l’operazione rappresenti un bel rompicapo. D’altra parte Berlusconi un suo candidato forte non ce l’aveva, e Spacca ha rappresentato il nome giusto anche per Alfano, che in tutte le Regioni in cui il centrodestra si è presentato disunito ha voluto smarcarsi dalla linea di Matteo Salvini. Da questo particolarissimo testa a testa, non è difficile comprendere i motivi di un’eventuale alta astensione. La sorpresa potrebbe essere Giovanni "Gianni" Maggi, il volto di M5S. Un grillino atipico, 68 anni, barba bianchissima e volto rassicurante da nonno che ha saputo riempire le piazze in modo sorprendente. Un suo risultato importante a danno del centrosinistra potrebbe avere effetti dirompenti, perché nelle Marche è prevista esplicitamente - diversamente da altre Regioni che hanno sistemi elettorali maggioritari - la possibilità che si vada alle larghe intese. Gli outsider sono il candidato di Lega e Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli, ed Edoardo Mentrasti, espressione del mondo vendoliano.
1,3 MILIONI AL VOTO PER LE REGIONALI, TEST ANCHE IN 16 COMUNI. Il corpo elettorale marchigiano è composto da 1,3 milioni di elettori. Le regionali sono accompagnate da 16 voti comunali che hanno segnato un proliferare di liste civiche "figlie" anche del distacco tra Spacca e il centrosinistra. Tra le prove municipali più attese quelle di Fermo e Macerata.
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