giovedì 18 febbraio 2016
Ancora agguati e pressioni per tutelare gli interessi delle cosche, domani il piano prefettizio per mettere in sicurezza la tendopoli.
Rosarno, campagna di aggressioni ai migranti
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Dopo poco più di un mese torna a Rosarno la violenza contro i migranti. E proprio mentre finalmente sta per partire il piano operativo per il superamento dell’emergenza. Nel tardo pomeriggio di lunedì due giovani africani sono stati aggrediti a colpi di bastone. Uno colpito alla schiena e uno in faccia. Quest’ultimo è ancora ricoverato nell’ospedale di Polistena ma sarà trasferito a Catanzaro per intervenire sulla frattura della mandibola. Stessa modalità dei sei ferimenti avvenuti tra il 10 dicembre e il 3 gennaio, stessa auto bianca, stessa brutalità. Stavolta l’aggressione è avvenuta nella zona nord di Rosarno, dove vivono in una catapecchia i due braccianti aggrediti. Lontano, dunque, dalla tendopoli di San Ferdinando nelle cui vicinanze c’erano stati i ripetuti agguati, poco prima del sesto anniversario della rivolta dei migranti del 7 gennaio 2010. Un collegamento evidente, secondo gli investigatori, per far salire la tensione e spingere i migranti ad una reazione come sei anni fa. Obiettivo non raggiunto. Per il forte risalto dato da una parte della stampa e per la pronta reazione delle istituzioni. Su indicazione del prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, la tendopoli è da allora sotto stretta sorveglianza delle forze dell’ordine. Auto fisse, pattuglie in movimento. E un fuoristrada dei carabinieri gira lentamente tra tende e baracche. Con positivi risultati. Dal 3 gennaio niente più aggressioni, tensione calata, migranti non più impauriti. Non così sul web dove è continuata la polemica antimmigrati e addirittura la giustificazione del loro sfruttamento. Poi lunedì, attorno alle 19, l’ora delle precedenti aggressioni, è ricomparsa l’auto bianca col suo carico di violenza. Due le persone a bordo. Il passeggero è sceso armato di bastone e ha colpito un primo giovane che stava camminando lungo la strada e poi più duramente un secondo. «Avevamo finito da poco di lavorare e stavamo andando al supermercato », riferisce Jasmin, 32 anni del Ghana, il più grave dei due. Portati all’ospedale di Polistena si sono trovati soli. Così qualcuno ha chiamato il parroco di Rosarno don Roberto Meduri che è corso all’ospedale per seguire le cure. Ancora una volta l’unico aiuto ai migranti viene da questa Chiesa. Ma ora torna a salire la preoccupazione. Il sospetto, già avanzato dagli investigatori a gennaio, è che qualcuno voglia strumentalizzare il problema migranti a fini politici. A Rosarno si voterà infatti in primavera dopo le dimissioni del sindaco coraggioso Elisabetta Tripodi, sfiduciata dalla sua stessa maggioranza di centrosinistra. E attorno al voto si mettono in moto interessi e pressioni che vedono comunque presente la ’ndrangheta. Qui negli ultimi anni sono stati arrestati sindaci e sciolti per mafia consigli comunali. C’è inoltre una coincidenza. Proprio domani il prefetto ha convocato un incontro per mettere nero su bianco un piano che coinvolge istituzioni, associazioni, enti per superare l’attuale drammatica condizione dei migranti.  Sarà firmato un protocollo operativo, frutto del lavoro di mesi, che opererà in due tempi. Si procederà al risanamento e alla messa in sicurezza della tendopoli/baraccopoli che attualmente ospita oltre mille migranti e anche il capannone occupato da altri 500, superando le criticità e garantendo per i prossimi mesi le migliori condizioni igienico/sanitarie e di sicurezza, sostituendo tutte le tende ormai deteriorate e assicurando una corretta gestione. Per poi giungere allo smantellamento della tendopoli e mettere in campo altre soluzioni abitative che permettano di chiudere queste situazioni, come si sta giá facendo in altre regioni. C’è un progetto articolato nelle diverse responsabilità e ci sono anche i fondi. E soprattutto la volontà, grazie al forte impegno della Prefettura. Il ritorno della violenza certo non aiuta anche se gli investigatori ci spiegano di avere molti elementi utili per bloccare finalmente i responsabili. «Gli stiamo sopra...», assicurano.
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