venerdì 29 maggio 2015
Ginepraio di regole, solo il Toscanellum ricalca la legge nazionale. In Liguria e nelle Marche c'è il rischio di non avere una maggioranza. Ecco il vademecum.
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Saranno quasi 23 milioni gli italiani chiamati a votare domenica per rinnovare i Consigli regionali in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia, e in oltre mille Comuni, tra cui 18 capoluoghi, fra cui spiccano Venezia, Trento e Bolzano. Voto in un giorno solo, seggi aperti dalle dalle 7 alle 23, con la sola eccezione delle elezioni Comunali in Sicilia dove le urne resteranno aperte anche lunedì, dalle 7 alle 15. Ad alimentare la confusione negli elettori, che lo scorso anno in Emilia Romagna segnarono un minimo storico di partecipazione con un misero 38 per cento di affluenza, un ginepraio di leggi elettorali regionali diversificate e spesso confuse. Ai sensi della legge costituzionale del 1999, infatti, ogni Regione può fare da sé. In precedenza vigeva il cosiddetto Tatarellum, un sistema elettorale approvato nel 1995 e valido per tutte le Regioni (comprese quelle a statuto speciale), che ebbe come relatore il deputato di Alleanza Nazionale Pinuccio Tatarella, un sistema ideato per imprimere una svolta in senso maggioritario e presidenziale al sistema di governo regionale del Paese.  TOSCANA CON IL 'TOSCANELLUM' La legge elettorale della Toscana è quella che ricalca più da vicino l’Ita-licum appena approvato per la legge elettorale nazionale. Nel 'Toscanellum', così battezzato, è previsto il ballottaggio tra i due candidati più votati se nessuno al primo turno ha superato il 40 per cento. Per l’attribuzione dei 40 consiglieri regionali, sistema proporzionale con premio di maggioranza che garantisce il 60 per cento dei seggi se il presidente è stato eletto con il 45 per cento, altrimenti il premio si ferma al 57,5. In ogni caso alle opposizioni va garantita, nel caso inverso di boom dei partiti di maggioranza, il 35 per cento dei seg- gi. Si possono esprimere fino a due preferenze, di genere diverso. LIGURIA E MARCHE, RISCHIO «ANATRA ZOPPA» La Liguria va alle urne con il vecchio Tatarellum, in cui l’80 per cento dei seggi viene assegnato su base proporzionale, mentre il restante 20 con il cosiddetto listino bloccato, che però potrebbe rivelarsi non in grado di fornire con il suo apporto la maggioranza in Consiglio. È il rischio della cosiddetta 'anatra zoppa', che può verificarsi anche nelle Marche, regione nella quale, in base al sistema elettorale vigente alla coalizione vincente vanno 18 seggi se ha raggiunto il 40 per cento; 17 se ha superato il 37; 16 se ha superato il 34. Ma al di sotto di tale soglia non vi è alcuna 'agevolazione' e il presidente eletto non avrà maggioranza. UMBRIA, VENETO E CAMPANIA SENZA SOGLIE Il 60 per cento dei seggi alla lista vincente, ma senza soglia minima di voti. È l’aspetto più controverso - al limite dell’incostituzionalità sancita per il Porcellum - della nuova legge elettorale approvata a marzo 2015 dal Consiglio regionale umbro, che prevede turno unico e sistema proporzionale. In Veneto la legge è del 2012 e prevede premio di maggioranza variabile. Alla coalizione collegata al presidente eletto vengono attribuiti il 60 per cento dei seggi se supera i il 50 per cento. Si scende al 57,5 oltre il 40 per cento e al 55, in ogni caso, anche sotto il 40. In Campania, invece, che ha da poco modificato la sua legge abbassando il premio, viene garantito il 60 per cento dei seggi alle liste di maggioranza. PUGLIA, SOGLIE VARIABILI In Puglia, infine il premio di maggioranza ha un meccanismo di funzionamento variabile, e garantisce 29 consiglieri se si raggiunge il 40 per cento dei voti; 28 se la percentuale è tra il 35 e il 40; 27 se si è sotto il 35.
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