domenica 24 maggio 2015
La divisione a sinistra distoglie lo sguardo dai temi urgenti. Pastorino sottrae voti alla renzana Paita, Toti punta ad approfittarne. E i piani sul dissesto tardano.
Costa: «Temo il pari. Serve un governatore vero»
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L’acqua, si dice da queste parti, non viene dal mare, ma dai monti. E sì che la Liguria, in questi anni, di acqua ne ha avuta fin troppa. Ma la sottile regione che il 31 maggio andrà al voto per rinnovare i suoi vertici, di fronte alle sventure dovute a decenni di politica dissennata e a un dissesto idrogeologico pari in Italia solo a quello della Calabria, di fronte ai disastri ambientali è caduta e si è rialzata da sola, grazie a una rete di solidarietà, a una dignità e ad una forza di volontà che ne fanno un modello. È qui che quattro candidati si contenderanno quasi un milione e 200mila voti, con la promessa di far ripartire l’occupazione, di valorizzare gli stabilimenti, di mettere in piedi una politica di tutela del territorio particolarmente a rischio per la sua conformazione geografica, in un contesto di invecchiamento della popolazione, dove – per dirla con il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco – sono le pensioni dei nonni che mantengono tutti. Quelle stesse pensioni che non sono state rivalutate in questi anni, con una ricaduta tutt’altro che marginale sulle famiglie. Tanti problemi, soluzioni che si intrecciano, per una sfida che vede tremare soprattutto il Pd. È alla Liguria, infatti, che si riferisce il segretario Matteo Renzi (che proprio domani sarà a La Spezia nel campetto dove la Paita serviva ai tavoli della festa dell’Unità), quando accusa chi ha perso le primarie di essersene «andato via con il pallone», e di remare contro, per poter cantare vittoria. Qui, il Pd ha vissuto un trauma durante l’investitura popolare del candidato, avvenuta tra accuse di brogli e interventi del collegio dei garanti, per ristabilire l’ordine. Raffaella Paita, candidata dem, è stata accusata dal suo avversario Sergio Cofferati di aver vinto con «il voto organizzato di varie etnie» (di stranieri chiamati in blocco), nonché con quello della destra. Un caso che ha portato alle dimissioni dal partito dello stesso ex leader della Cgil ed ex sindaco di Bologna. Un caso a cui si è aggiunto l’avviso di garanzia a Paita per «mancata allerta» prima dell’alluvione di Genova, in qualità di assessore alla protezione civile. Sulla renziana di ferro, comunque, il vertice di largo del Nazareno ha fatto quadrato, ma non è riuscito a convincere la sinistra del partito, tentata dal voto a Luca Pastorino, ex esponente del Pd civatiano, uscito anche lui dal partito e ora sostenuto ufficialmente da Sel. Una candidatura che potrebbe portar via una buona fetta di voti (si punta al 10 per cento), indebolendo quella di Paita. Ma con lo scopo, denunciato apertamente dal premier, di minare la stessa leadership del Pd. Un quadro precario in cui si è inserita a passo di marcia Forza Italia, che ha messo sulla bilancia un pezzo da novanta come Giovanni Toti, braccio destro di Silvio Berlusconi. E proprio per scardinare il Partito democratico nella rossa Liguria, la Lega ha rinunciato al proprio candidato, per affiancare l’azzurro ex direttore del Tg4. Lontano dalla terra ligure, Toti si gioca la partita, puntando proprio sulla frammentazione degli avversari. E sulla Liguria, Forza Italia ha concentrato le sue truppe in questa campagna elettorale infuocata.Ma di fronte ai tanti drammi che vive la regione affacciata a terrazza sul mare, il malcontento e la protesta sono il terreno in cui si muove il Movimento 5 Stelle. La trentaduenne Alice Salvatore mette in tavola le sue carte, nella terra che ha dato i natali al guru pentastellato Beppe Grillo, decisa ad accaparrarsi i voti di protesta. E c’è chi teme proprio il risultato dei grillini, che in Liguria spesso è andato ben oltre i sondaggi pre-elettorali. Certamente i nodi da sciogliere sono tanti. La disoccupazione, stando ai dati di Unioncamere, continua a crescere a ritmi molto elevati. Il 2014 si è chiuso con un 10,8 per cento, un punto in più rispetto all’anno precedente, con un picco di quella giovanile che si attesta sul 45 per cento. Lo stesso cardinale Bagnasco è sceso in campo diverse volte per perorare personalmente la causa di aziende come Fincantieri, per la valorizzazione degli stabilimenti, del porto, nella speranza di un ampliamento delle attività lavorative portuali, ma anche contro le dismissioni industriali, come nei casi di Siemens e Ansaldo.Altro tema caldo resta il 'Terzo Valico', vale a dire il collegamento ferroviario ad alta velocità Tortona-Novi ligure-Genova. Ma anche il turismo, così come il tentativo più volte ventilato di creare la macroregione del nordovest, e fare della Liguria un’appendice sul mare. Resta comunque la gestione di un territorio molto particolare il punto critico della regione, soggetta, secondo l’Anbi (l’Associazione nazionale Bonifiche e irrigazioni) a forti rischi per i «fiumi che sono bombe a orologeria geologica e i terreni giovani e incoerenti». Per mettere in sicurezza il territorio, sono stati fatti bandi che offrono aiuti alle aziende per i progetti che si prendono in carico la gestione del verde (censito di recente e appartenente allo Stato, a enti pubblici o ecclesiali), così come un tempo facevano i contadini, che con le loro colture impedivano che i monti scendessero a valle. Perché, appunto, l’acqua, quella che fa paura, qui non viene dal mare.
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