martedì 26 gennaio 2016
Piazza (Acoi): «Nelle sale operatorie dispositivi medici di scarsa qualità Non è vero che si risparmia, la sicurezza dei pazienti è a rischio».
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Bisturi con la lama che taglia male e guanti di lattice di qualità scadente. Ma, “risparmio dopo risparmio” – politica diffusa ormai nelle Asl a causa dei bilanci in rosso – molto presto nelle sale operatorie potrebbero arrivare anche valvole cardiache, macchinari di alta tecnologia e fili di sutura non all’altezza delle loro funzioni. Con gravi conseguenze per la salute dei cittadini. L’allarme arriva dall’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) che denuncia, sulla base di un’inchiesta realizzata tra gli associati, «il progressivo deterioramento della qualità dei dispositivi medici». Per Diego Piazza, presidente dell’Acoi, «la continua ricerca del prezzo di mercato più basso, con criteri di valutazione spesso discutibili da parte delle commissioni regionali, ha determinato un livellamento verso il basso della qualità: il prezzo non può e non deve essere l’unico criterio di valutazione, a scapito della qualità e della sicurezza». La mediocre qualità dei bisturi (il cui prezzo medio è di circa 3 euro) sembra interessare quasi tutti gli ospedali italiani. «Con conseguenze sia estetiche, perché il taglio perde la famosa precisione chirurgica, sia infettive – sostiene Piazza – perché, aumentando il trauma cutaneo per incidere una superficie, si aumenta il rischio di contaminazione batterica della ferita. È evidente che, dovendo aumentare la forza per incidere una superficie – conclude – si rischia di tagliare oltre le intenzioni dell’operatore». «Bisogna spendere meno perché i costi superano troppo le disponibilità finanziarie», obiettano gli amministratori delle Asl. «Ma alla fine si rivela una scelta antieconomica – ribatte il presidente Acoi – perché per uno stesso intervento può essere necessario utilizzare più bisturi, cosa che non si verificherebbe con un buon bisturi che, al contrario, potrebbe essere utilizzato più volte durante lo stesso intervento». «Nei mesi scorsi – conclude – una segnalazione simile era arrivata da Francesco Corcione, presidente della Società Italiana di Chirurgia il quale aveva segnalato che i guanti forniti erano troppo sottili e che i medici erano costretti a usarne due paia assieme». Fulvio Fulvi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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