mercoledì 9 marzo 2016
​Il Consiglio d'Europa tenta un colpo di mano. Iniziativa degli eurodeputi italiani contro il documento della belga De Sutter che lascia liberi i sigoli Stati.
L'Italia si schiera unita: «No all'utero in affitto»
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«L’assemblea dovrebbe riconoscere il diritto degli Stati membri del Consiglio d’Europa di disciplinare o vietare la maternità surrogata a livello nazionale come meglio credono...». Il rapporto che la deputata belga Petra De Sutter proporrà per l’approvazione ai membri della Commissione Affari Sociali del Consiglio d’Europa – visionato in anteprima da Avvenire – dice già chiaro in premessa dove vuole andare a parare. Un vero tentativo di colpo di mano, e le successive 17 pagine di analisi e distinguo su genesi, sviluppo e problematiche della materia non cambiano la sostanza delle cose. Ma nel giorno della festa delle donne, in vista dell’approdo in Commissione, martedì prossimo, parte una grande iniziativa trasversale per sollecitare la deputazione italiana dell’organismo europeo a tutela della democrazia e dei diritti dell’uomo (che conta 47 Stati membri) contro l’utero in affitto. Una mobilitazione che aggrega un altrettanto composito cartello di associazioni. L’appello è stato promosso ieri dalla deputata di Demos Milena Santerini, delegata italiana in Consiglio d’Europa, che assicura: «Tutta la delegazione italiana, con i suoi 36 membri, è preoccupata per il possibile via libera di questo documento». Che entrerebbe in contraddizione con l’articolo 21 della Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la biomedicina, che stabilisce il «divieto di profitto sul corpo dell’uomo o sue parti», come anche con il documento dell’Onu contro lo sfruttamento delle donne. Naturalmente una deliberazione del Consiglio d’Europa non sarebbe vincolante per i singoli Stati, ma certo sarebbe un chiaro segnale di 'liberi tutti' che, sottolinea Santerini, «non potrebbe non esercitare un’influenza sull’orientamento della Corte europea dei diritti dell’Uomo». Sarebbe soprattutto un’inversione di tendenza rispetto alla deliberazione assunta dal Parlamento di Strasburgo nell’ambito della relazione annuale sui diritti umani che lo scorso dicembre ha stabilito che questa pratica debba essere «proibita e considerata questione urgente in materia di diritti dell’uomo».  Il rapporto De Sutter sceglie invece la via del fatalismo e parla, nelle conclusioni, di una pratica che è «realtà e tale resterà finché non si sarà inventato l’utero artificiale». Prospettiva, ammette la deputata belga, «che solleverebbe ulteriori questioni etiche ». La delegazione italiana in Consiglio d’Europa, fra l’altro, risolleva anche la questione del conflitto di interesse che riguarda proprio la titolare del rapporto, essendo la De Sutter ginecologa ed esponente di spicco della “medicina riproduttiva” che più volte si è detta favorevole a una «regolamentazione liberale della maternità surrogata, accompagnata da un divieto di ogni forma di commercio», che è poi l’impostazione stessa del suo Rapporto. Un nodo «irrisolto», questo conflitto per la De Sutter, per Eleonora Cimbro, deputato del Pd e membro del Consiglio d’Europa. Che parla di «pratica aberrante», da donna di sinistra, «appartenente ad un’altra cultura» rispetto ad altri, che a questo impegno ci arrivano da cattolici. Maria Grazia Colombo, vicepresidente del Forum delle Famiglie, lamenta uno «strabismo» dell’Europa sui diritti visto il poco interesse per la campagna 'Uno di noi' a tutela dell’embrione. «Quei bambini - dice sulla 'surrogata' - pongono una domanda su chi sono e di chi sono, domanda cui non si può sfuggire». Con tutte le problematiche accertate dalla moderna medicina originate dal mancato allattamento nei primi sei mesi di vita, ricordate da Bruna d’Elia che porta la bella esperienza dei Centri di aiuto alla Vita a Roma. Significativa l’adesione di esponenti di 'Se non ora quando', movimento di difesa delle donne. Francesca Izzo auspica «un’opposizione di principio rispetto a chi continua a parlare di dono e atto d’amore ». Francesca Marinaro ritiene necessario «coinvolgere l’opinione pubblica», e invita alla mobilitazione in vista della riunione del 15 della Commissione con un appello a tutti i membri. Nel Pd c’è anche il documento di un gruppo di europarlamentari (fra cui Silvia Costa, il capodelegazione David Sassoli, Flavio Zanonato, Patrizia Toia e Luigi Morgano) che spronano i colleghi in Consiglio d’Europa a far valere le ragioni del 'no' sancite dall’Europarlamento. Ma la presa di coscienza è davvero ampia. E coinvolge nella delegazione italiana in Consiglio d’Europa - fra gli altri - i senatori Bertuzzi, Corsini e Chiti, del Pd, e Gambaro di Ala. Alla Camera invece il fronte va da Florian Kronbichler di Sel a Elena Centemero di Fi. Ed è curioso il fatto che mentre la collega Cimbro rivendica il diritto di lasciare prima la conferenza stampa per ragioni di allattamento, la forzista Centemero - che in Consiglio d’Europa è presidente della Commissione anti-discriminazioni - confessa di vivere in modo 'attivo' la sua mancata maternità, dedicandosi all’impegno sociale e all’insegnamento, una sorta di «diversa maternità», spiega. «Essere madre non è un diritto, e la maternità surrogata - dice, da insegnante di greco - rischia di riportarci ai tempi dell’Antica Grecia, quando le donne erano esseri da riproduzione». Ma anche in Italia, conclude Eugenia Roccella, di Idea, «si può fare di più, con un divieto che renda operativo e punibile anche all’estero il divieto».
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