mercoledì 3 giugno 2015
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Troppi interrogativi intorno a questa storia. Ne sono consapevoli i vescovi delle tre diocesi 'colpite' in Salento. «La cosiddetta vicenda della Xylella, anche se è più corretto definirla disseccamento degli alberi, appare ormai come un grande e drammatico buco nero, di cui si fa fatica a trovare il senso e le ragioni soltanto nella dimensione naturale», sottolinea l’arcivescovo di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio: «Tutte le informazioni che stanno emergendo, anche attraverso gli organi di stampa, ci parlano di equivocità e di gravi sospetti rispetto a fatti che sfiorano la illegalità, e spero che la magistratura proceda fino in fondo nella individuazione di responsabilità, se esistono». Continua monsignor D’Ambrosio: «Ho visto, visitando il territorio della mia diocesi, soprattutto nella zona tra Gallipoli, Alezio e Taviano, alberi esfoliati più che disseccati», mentre «in altre zone ci sono effettivamente essiccamenti, ma sono molto più moderati di quanto si dica». Strano, «io non riesco a spiegare questa differenza e la scienza non dice molto al riguardo». Così si chiede «come mai dopo quattro, cinque anni nessuno abbia fatto nulla per chiarire e proporre soluzioni al problema, anche attraverso un’adeguata ricerca». L’ultima annotazione è amara: «Ho la sensazione che pochi abbiano investito nella cura di questi alberi e che si sia preferito arrendersi al demone della rassegnazione».  «Abbiamo la netta sensazione che su questa vicenda ci siano molti lati oscuri da chiarire», dice anche monsignor Vincenzo Pisanello, vescovo di Oria (colpita dall’unico focolaio fuori dalla provincia leccese di ulivi che sarebbero infettati dalla Xylella). E chiede chiarezza. «Mi sento di dire che la magistratura deve essere messa nelle condizioni di poter esercitare fino in fondo e a 360 gradi la sua azione di ricerca della verità e, forse, anche delle responsabilità rispetto a tutto quello che in questi anni è accaduto e a ciò che si sarebbe dovuto fare». Nel frattempo, «come diocesi di Oria stiamo seguendo con crescente apprensione e preoccupazione la vicenda della Xylella» e «ci sentiamo molto vicini ai volontari e ai proprietari terrieri che stanno difendendo in ogni modo nel presidio che si trova nella mia diocesi gli alberi di ulivo», ma vicini anche «a tutto il 'popolo degli Ulivi' salentino e non solo, che sta dando grande prova di passione civile e di amore per i beni comuni».  Apprensione e qualche dubbio li ha, infine, anche il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, monsignor Vito Angiuli: «Vorremmo che il mondo scientifico tutto fosse coinvolto in un ampio percorso di ricerca, a tutto campo e senza esclusione di alcuno, per giungere a dati certi soprattutto su due questioni centrali: le cause del disseccamento degli ulivi e la loro cura». Non fosse altro perché la vicenda del disseccamento degli ulivi nel Salento «rappresenta per tutti noi una grande preoccupazione, a volte un vero e proprio incubo per gli agricoltori e per gli operatori del settore». Del resto – continua monsignor Angiuli – «come vescovo e come comunità ecclesiale non ci interessa principalmente sapere chi sia il responsabile di quanto sta accadendo», compito che «compete alle autorità preposte e sappiamo che esse stanno lavorando con competenza e puntualità».
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