mercoledì 28 febbraio 2018
Il 30 gennaio paracadutisti inglesi sparano sui dimostranti: 14 morti. In Italia i casi Feltrinelli e Calabresi. Avvenire lancia la teletrasmissione
Bloody Sunday - Il 30 gennaio del 1972 un gruppo di paracadutisti inglesi spara  sui dimostranti  per i diritti umani: i morti sono 14, decine i feriti È la tragedia simbolo di un anno di sangue (Ansa)

Bloody Sunday - Il 30 gennaio del 1972 un gruppo di paracadutisti inglesi spara sui dimostranti per i diritti umani: i morti sono 14, decine i feriti È la tragedia simbolo di un anno di sangue (Ansa)

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Solo chi ha una certa età è in grado di ricordarlo, ma fu un anno di sangue il 1972, in Italia e fuori Italia. Prima di avviare una rapida carrellata sulle tragedie di quella stagione drammatica vale però la pena prendere in esame un evento che ha segnato la storia di questo giornale. Pioniere in Italia, Avvenire inizia il 7 aprile 1972 la teletrasmissione delle pagine composte a Milano a una seconda sede di stampa, Pompei. Da lì le copie fresche di inchiostro raggiungeranno più agevolmente gli abbonati e le edicole del Sud Italia. È il salto di qualità di una testata attenta ai mutamenti in atto nel Paese. I problemi tecnici sono stati superati, quelli burocratici anche; qualche politico di primo piano contrario alla concessione delle linee telefoniche ha fatto marcia indietro. Nascono così le due pagine quotidiane targate Avvenire Sud; il procedimento di teletrasmissione sarà presto adottato da altri, il che vale a fare del ’72 un punto di svolta, una tappa fondamentale nella storia nostra e del giornalismo italiano.

Ma dicevamo del sangue e della violenza. Quello che accade già a gennaio è di pessimo auspicio per i mesi che seguiranno: il giorno 30 a Derry, Irlanda del Nord, paracadutisti inglesi sparano sui dimostranti per i diritti umani. I morti sono 13, i feriti decine, e uno morirà nei giorni successivi. È il Bloody Sunday, la domenica – appunto – di sangue. Sulle responsabilità della strage non si farà mai piena luce.

Intanto in Italia si comincia a parlare di anni di piombo perché le azioni dei gruppi armati sono sempre più frequenti. Il 3 marzo viene sequestrato dalle Brigate rosse l’ingegner Idalgo Macchiarini, dirigente della milanese Sit-Siemens, un’azione clamorosa presto passata in secondo piano davanti ai fatti di Segrate, periferia di Milano. Qui, sotto il traliccio di un elettrodotto, viene rinvenuto il 14 marzo il corpo senza vita dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato da un ordigno. Le polemiche divampano all’interno dei partiti e tra i gruppuscoli dell’ultrasinistra, quasi un anticipo degli scontri ideologici al calor bianco che esploderanno di lì a un paio di mesi quando il 17 maggio un commando di terroristi ucciderà sotto casa il commissario di polizia Luigi Calabresi, il capo dell’ufficio politico della Questura di Milano, funzionario nell’occhio del ciclone dai giorni della strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) e della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli.

Allo stillicidio di vittime della violenza più feroce l’Italia allibita sembra condannata ad assuefarsi: il 31 maggio a Peteano, presso Gorizia, tre carabinieri allertati da una telefonata anonima muoiono investiti dallo scoppio di un’auto-trappola imbottita di esplosivo.
Verrà poi settembre, verranno le Olimpiadi di Monaco. Un tempo i giochi di Olimpia fermavano perfino le guerre, ora nulla possono contro il terrore: all’alba del 5 un gruppo di fedayn palestinesi irrompe nel villaggio olimpico e prende in ostaggio la delegazione israeliana. Sarà una strage. Il mondo è sotto choc.

E la politica? Sembra non rendersi conto della gravità del momento, non sa muoversi, è incapace di scelte e di decisioni coraggiose. Per la prima volta nella storia della Repubblica il presidente Giovanni Leone scioglie le Camere (18 febbraio) stante l’impossibilità di formare un governo. Le elezioni del 7-8 maggio registrano una modesta avanzata della destra missina, la Dc tiene rispetto al voto del 1968 e il Pci guadagna due seggi. Il 28 giugno Andreotti vara il suo secondo governo. Il primo, a febbraio dopo le dimissioni di Emilio Colombo, era durato otto giorni e impallinato al voto di fiducia.

Poi la politica e con lei l’Italia tutta vanno in ferie, indifferenti – l’una e l’altra – rispetto a voci che giungono da oltre oceano. Si parla di un torbido affare di spionaggio che coinvolge la Casa Bianca di Washington e il suo inquilino. È il caso Watergate, che porterà alle dimissioni di Richard Nixon.

Tutti in vacanza dunque. Con un regalo che viene dal passato (il 16 agosto nelle acque dello Ionio vengono rinvenuti i bronzi di Riace) e uno dal governo: l’avvio – tre giorni prima di ferragosto – delle trasmissioni tv a colori. A titolo sperimentale e provvisorio, ma in Italia nulla è più definitivo del provvisorio. I problemi del Paese, pressanti anche nell’anno di sangue 1972, possono aspettare. Almeno un provvedimento tanto atteso da alcuni e tanto contestato da altri, la legge sull’obiezione di coscienza, viene comunque varato. In extremis, il 15 dicembre.

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