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Ccee. Il Papa: si torni alla visione lungimirante dei padri fondatori dell'Ue

Redazione Internet giovedì 23 settembre 2021

La sessione inaugurale della Plenaria viene aperta dalla Celebrazione Eucaristica presieduta da Papa Francesco, nella Basilica di San Pietro

“Vorrei ringraziarvi per questo non facile lavoro di ricostruzione, che portate avanti con la grazia di Dio. Grazie per questi primi 50 anni a servizio della Chiesa e dell’Europa”.

È l’omaggio del Papa al Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in occasione del 50° della sua istituzione. “Incoraggiamoci, senza mai cedere allo scoraggiamento e alla rassegnazione”, l’esortazione di Francesco, nell’omelia della messa celebrata questo pomeriggio nella basilica di San Pietro: “Siamo chiamati dal Signore a un’opera splendida, a lavorare perché la sua casa sia sempre più accogliente, perché ognuno possa entrarvi e abitarvi, perché la Chiesa abbia le porte aperte a tutti e nessuno abbia la tentazione di concentrarsi solo a guardare e cambiare le serrature, le piccole cose squisite. No, il cambiamento va da un’altra parte”.

Si apre l’annuale Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) che celebra, quest’anno, il suo cinquantenario dalla fondazione: fu istituito nel marzo del 1971 e, successivamente, approvato da San Paolo VI

“Il popolo d’Israele ricostruì il tempio con le proprie mani”, ha fatto notare il Papa: “I grandi ricostruttori della fede del continente hanno fatto lo stesso. Hanno messo in gioco la loro piccolezza, fidandosi di Dio. Penso ai Santi, come Martino, Francesco, Domenico, Pio che ricordiamo oggi; ai patroni come Benedetto, Cirillo e Metodio, Brigida, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce. Hanno cominciato da sé stessi, dal cambiare la propria vita accogliendo la grazia di Dio. Non si sono preoccupati dei tempi bui, delle avversità e di qualche divisione, che c’è sempre stata. Non hanno perso tempo a criticare e colpevolizzare. Hanno vissuto il Vangelo, senza badare alla rilevanza e alla politica. Così, con la forza mite dell’amore di Dio, hanno incarnato il suo stile di vicinanza, compassione e tenerezza, e hanno costruito monasteri, bonificato terre, ridato anima a persone e Paesi: nessun programma sociale, solo il Vangelo”.

“Riflettere, ricostruire, vedere”. Sono questi, per il Papa, i tre verbi “che ci interpellano come cristiani e pastori in Europa”. “Anche oggi in Europa noi cristiani abbiamo la tentazione di starcene comodi nelle nostre strutture, nelle nostre case e nelle nostre chiese, nelle nostre sicurezze date dalle tradizioni, nell’appagamento di un certo consenso, mentre tutt’intorno i templi si svuotano e Gesù viene sempre più dimenticato”, il monito di Francesco nell’omelia della Messa celebrata nella basilica di San Pietro con i partecipanti all’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in occasione del 50° della sua istituzione: “Quante persone non hanno più fame e sete di Dio! Non perché siano cattive, no, ma perché manca chi faccia loro venire l’appetito della fede e riaccenda quella sete che c’è nel cuore dell’uomo: quella ‘concreata e perpetua sete’ di cui parla il padre Dante e che la dittatura del consumismo, leggera ma soffocante, prova a estinguere”.

“Tanti sono portati ad avvertire solo bisogni materiali, non la mancanza di Dio”, l’analisi del Papa: “E noi di certo ce ne preoccupiamo, ma quanto ce ne occupiamo davvero? È facile giudicare chi non crede, è comodo elencare i motivi della secolarizzazione, del relativismo e di tanti altri ‘ismi’, ma in fondo è sterile. La Parola di Dio ci porta a riflettere su di noi: proviamo affetto e compassione per chi non ha avuto la gioia di incontrare Gesù oppure l’ha smarrita? Siamo tranquilli perché in fondo non ci manca nulla per vivere, oppure inquieti nel vedere tanti fratelli e sorelle lontani dalla gioia di Gesù?”.

Il Papa: «La Chiesa abbia le porte aperte a tutti»

“La mancanza di carità causa l’infelicità, perché solo l’amore sazia il cuore”. Ne è convinto il Papa che ha messo in guardia dall’autoreferenzialità di una Chiesa che non sappia essere in uscita. “Chiusi nell’interesse per le proprie cose, gli abitanti di Gerusalemme avevano perso il sapore della gratuità”, il commento alle letture di oggi. “Può essere anche il nostro problema”, ha suggerito Francesco: “concentrarsi sulle varie posizioni nella Chiesa, su dibattiti, agende e strategie, e perdere di vista il vero programma, quello del Vangelo: lo slancio della carità, l’ardore della gratuità. La via di uscita dai problemi e dalle chiusure è sempre quella del dono gratuito. Non ce n’è un’altra. Riflettiamoci”.

«Il ‘restaurismo’ del passato ci uccide»

Fare come il popolo di Israele, che ricostruisce il tempio perché “smette di accontentarsi di un presente tranquillo e lavora per l’avvenire”. È l’invito del Papa, nell’omelia della messa celebrata nella basilica di San Pietro con i partecipanti all’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in occasione del 50° della sua istituzione. “Di ciò ha bisogno la costruzione della casa comune europea”, l’appello di Francesco: “di lasciare le convenienze dell’immediato per tornare alla visione lungimirante dei padri fondatori, visione oserei dire profetica e d’insieme, perché essi non cercavano i consensi del momento, ma sognavano il futuro di tutti. Così sono state costruite le mura della casa europea e solo così si potranno rinsaldare”. “Ciò vale pure per la Chiesa, casa di Dio”, la tesi del Papa: “Per renderla bella e ospitale, occorre guardare insieme all’avvenire, non restaurare il passato”. “Purtroppo c’è di moda quel ‘restaurismo’ del passato che ci uccide, ci uccide tutti, ha aggiunto a braccio. “Certo – ha proseguito – dobbiamo ripartire dalle fondamenta, perché da lì si ricostruisce: dalla tradizione vivente della Chiesa, che ci fonda sull’essenziale, sul buon annuncio, sulla vicinanza e sulla testimonianza. Da qui si ricostruisce, dalle fondamenta della Chiesa delle origini e di sempre, dall’adorazione a Dio e dall’amore al prossimo, non dai propri gusti particolari, non dai patti o negoziati che possiamo fare adesso per difendere la Chiesa e difendere la cristianità”.

Il tema scelto per l'Assemblea è: “CCEE, 50 anni a servizio dell’Europa, memoria e prospettive nell’orizzonte di Fratelli tutti”.





Fino al 26 settembre all’annuale Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) partecipano i presidenti delle Conferenze Episcopali di tutta Europa. Al termine della celebrazione, i partecipanti alla Plenaria vanno in visita alle tombe dei Papi. Mentre nel pomeriggio di venerdì 24 settembre, i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa vengono accolti al Quirinale dal Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. - Ansa

Il presidente del CCEE: l'Europa sia davvero una famiglia di popoli

L'Unione europea deve essere ripensata: lo dice il presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, il cardinale Angelo Bagnasco. "Il Papa più di una volta ha ricordato ai responsabili del continente che, ad esempio, l'Unione europea, che è una cosa che assolutamente bisogna avere nella mente e nel cuore, si deve ripensare, a volte, ha detto addirittura, si deve rifondare. Sono parole molto serie. Vuol dire - spiega Bagnasco in un'intervista a Vatican News - tornare alle radici di un progetto a partire da quella che è la storia del continente che, a mio parere, è un unicum nel mondo. Perché se c'è una parte del mondo che è nata da diversità anche profonde ma che nello stesso tempo ha trovato un alveo comune che ha prodotto civiltà, bellezza, arte, diritto, direi che è proprio il continente
europeo
. Ora, tornare a questo è fondamentale. Altrimenti si metteranno solamente delle toppe che non rimandano a una visione ma a dei problemi particolari, economici, finanziari, e via discorrendo. Questo è utile ma è come guardare un albero senza vedere la foresta".

Tra le altre cose, nella medesima intervista a Vatican News il cardinale Bagnasco ha fatto sapere di essersi ammalato di Covid, in forma leggera. "Senza disturbi particolari e questa leggerezza penso sia sicuramente dovuto al fatto che ho concluso le vaccinazioni già dal maggio scorso. Era noto che anche con la vaccinazione si può essere contagiati e si può anche contagiare, ma in forme estremamente leggere. Questa è la mia esperienza".