Chiesa

HABEMUS PAPAM. Papa Francesco: come vorrei una Chiesa povera e per i poveri

Ilaria Solaini venerdì 15 marzo 2013
Ai giornalisti presentI nell'Aula Paolo VI questa mattina il Papa ha ricordato la serietà del loro ruolo. «Il vostro lavoro - ha osservato - necessita di studio e particolare attenzione nei confronti della bontà, della bellezza e della verità. La Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza». Questa la conclusione del discorso pronunciato in Aula Paolo VI di fronte a oltre 6mila giornalisti e operatori della comunicazione da Papa ha spiegato oggi pubblicamente, per la prima volta, come ha scelto il suo nome da Pontefice, Francesco, ispirato al santo di Assisi e all'idea di «una Chiesa povera e per i poveri». E ha rivelato alcuni dettagli del momento dell'elezione in Conclave, nel segreto della Sistina. «Alcuni non sapevano perché il vescovo di Roma ha voluto chiamarsi Francesco - ha esordito -. Alcuni pensavano a Francesco Saverio, a Francesco di Sales, anche a Francesco d'Assisi. Io vi racconterò la storia».«Nell'elezione avevo accanto a me il cardinale arcivescovo di San Paolo Hummes. Quando le cose diventavano "pericolose" lui mi confortava e quando i voti sono arrivati a due terzi - ha proseguito Papa Bergoglio - lui mi ha  abbracciato dicendomi: "Non dimenticare i poveri". E subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d'Assisi e alle guerre. E Francesco è l'uomo della pace e così è venuto il nome nel mio cuore», continuato, parlando ancora a braccio. Francesco, «uomo della povertà, uomo che ama e custodisce il Creato. L'uomo povero, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri», ha concluso il Pontefice.Il Papa, ha spiegato il nuovo Pontefice, «è il pastore della Chiesa» ma la sua presenza non è il centro. «Uno viene scelto per essere il centro ma Cristo è il centro non il successore di Pietro». Questa sottolineatura, papa Francesco l'ha proposta ai giornalisti come un esempio della complessità dell'informazione religiosa, ma in realtà - in quanto parlava a braccio discostandosi dal testo - è stato un chiarimento importante per tutti sul modo con il quale Bergoglio vede il suo nuovo ministero. Lo stile umile che si è dato ha avuto poi una conferma al momento della benedizione finale, che papa Francesco non ha dato in modo solenne. «Vi benedico nel mio cuore - ha detto - per rispetto al fatti che tra di voi ci sono molti che non sono cattolici»Non sono mancate parole di affetto per il suo predecessore, Benedetto XVI che Papa Francesco incontrerà sabato 23 marzo a Castel Gandolfo. «Lo Spirito Santo ha ispirato la decisione di Benedetto XVI e poi i cardinali nel Conclave. È questa l'ottica per mettere a fuoco il cuore degli eventi di questi giorni» ha aggiunto ancora papa Francesco.Erano circa seimila i giornalisti, molti accompagnati dai familiari, che hanno partecipato oggi all'udienza di papa Francesco agli operatori dei media nell'Aula Paolo VI. L'incontro, sottolineato da grandi applausi al Papa, ha avuto anche momenti di informalità. In questi giorni «avete lavorato, eh? Avete lavorato!», ha detto il Papa ai giornalisti, strappando una collettiva risata. Al momento del "baciamano" con una rappresentanza di giornalisti, con alcuni di loro Bergoglio ha scambiato anche calorosi abbracci, battute, pacche sulle spalle. Presente anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che ha portato al Papa i saluti e la riconoscenza dell'intera redazione.