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Migranti. L'Onu bacchetta l'Italia: Decreto sicurezza viola i Diritti umani

Nello Scavo sabato 18 maggio 2019

«Sea Watch ha soccorso 65 persone da un gommone a 30 miglia (60 km circa) dalle coste libiche, avvistato da un aereo civile di ricognizione. Libia, Malta, Italia, Olanda sono state informate: nessuna risposta. Nel Mediterraneo stanno diminuendo i testimoni, non le partenze». Lo scrive in un tweet la stessa organizzazione tedesca no profit (foto Twitter/Sea Watch/Ansa)

La Sea Watch si sta dirigendo verso il porto di Lampedusa, entrando in acque italiane. Il comandante, un ex ufficiale della Guardia costiera italiana, per anni impegnato nei salvataggi sulle motovedette, ha invocato lo stato di necessità a causa della situazione a bordo. Il medico della nave aveva dichiarato che alcune persone avrebbero parlato della volontà di togliersi la vita. Alcuni dei 47 naufraghi hanno raccontato la loro orribile odissea in Libia, fra torture e stupri sistematici. E il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, continua a dire no all'attracco. Però scende in campo anche l'Onu, con un duro documento inviato anche al nostro governo.

L'Onu: l'Italia sta violando le convenzioni internazionali

"Ci sono fondate ragioni per ritenere che le direttive del governo italiano" su migranti e ong costituiscano una grave violazione "delle convenzioni internazionali" sui Diritti dell'uomo e la protezione dei migranti e rifugiati. L'atto d’accusa arriva dalle Nazioni Unite che attraverso l'Ufficio del Commissario per i Diritti Umani di Ginevra ha inviato una lettera di 11 pagine al ministro degli esteri italiano.

La firmataria è Beatriz Balbin, capo delle procedure speciali dell’Alto commissariato per i Diritti umani. Attraverso il rappresentante dell’Italia alla sede delle Nazioni Unite di Ginevra la lettera è arrivata al ministero degli Esteri a Roma.
Nella lettera sono riportate le considerazioni dello staff di relatori sui diritti umani, la xenofobia, le migrazioni. vengono espresse preoccupazioni per il decreto sicurezza, che nella versione bis potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri lunedì.

Tra i punti più criticati vi è il varo delle multe per chi salva migranti. Inoltre viene messa in discussione la capacità dell’Italia di rispettare le Convenzioni internazionali, di cui l’Italia è firmataria e non di rado è stata promotrice. Comprese le modalità con cui adempie agli “obblighi di prevenire la perdita di vite umane” delle persone che scappano dalla Libia e da altri Paesi attraverso il Mar Mediterraneo.

Nell’atto di accusa si allude a “rapporti Onu che documentano le sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia”, paese che i alcun modo può essere considerato porto sicuro e la cui collaborazione alla cattura dei migranti con la cosiddetta Guardia Costiera costituisce uno degli elementi di allarme.
Uniche parole di apprezzamento e gratitudine sono riservate alle forze navali italiane per il loro impegno nei salvataggi. Ma a causa della mancanza di indicazioni governative per favorire i soccorsi, il ruolo delle Ong diventa “essenziale per salvare vite umane”.

SCARICA IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO INVIATO ALL'ITALIA DALL'ONU - CLICCA QUI

QUI LA TRADUZIONE IN ITALIANO

Contatti con la Guardia Costiera

La portavoce italiana Giorgia Linardi sottolinea che il comandante è «in costante contatto con la Guardia Costiera» che si sta dirigendo verso la nave della Ong tedesca, da più di 36 ore bloccata a una quindicina di miglia da Lampedusa.

La mossa della nave arriva dopo lo sbarco concesso ieri dal Viminale per 18 persone. Nessuna risposta è arrivata alla richiesta di assegnazione di un porto sicuro di sbarco. Né dalla Tunisia (che non è riconosciuta quale autorità di soccorso dall’Organizzazione marittima internazionale permesso l’Onu) né da Malta e Italia.

Le testimonianze in un video

«Siamo molto preoccupati perché alcune delle persone a bordo della nave parlano di suicidio» ha scritto la Ong su Twitter postando il video di Karol, uno dei medici sulla nave.

Lo sbarco di 18 dei 65 migranti salvati, dice la donna, ha prodotto nei 47 rimasti a bordo «una condizione psicologica negativa: si sentono privi di valore, come se a nessuno importasse di loro. Una situazione che, assieme al mal di mare e all'assenza di speranza e prospettive sta rendendo le persone davvero vulnerabili».«Alcuni di loro dicono di voler autoinfliggere delle ferite o addirittura suicidarsi - dice il sanitario - pur di far finire questa situazione. Dal punto di vista medico la situazione non è affatto buona, stiamo mantenendo un equilibrio molto fragile e precario in questo momento».

Salvini ribadisce il divieto

Ribadisce il suo No il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Abbiamo fatto sbarcare malati e bambini, ma resta il divieto assoluto alla Sea Watch3 di entrare nelle nostre acque territoriali. Non cambiamo idea: porti chiusi per chi non rispetta le leggi, mette in pericolo delle vite, minaccia. Una Ong, peraltro straniera, non può decidere chi entra in Italia».