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Il coronavirus e la fase 2. Restrizioni, nuova proroga. «Ripartenza» il 4 maggio

Roberta D'Angelo mercoledì 8 aprile 2020

Non ci sarà una riapertura, ma sarà una «ripartenza » quella che il governo italiano dovrà mettere a punto, verosimilmente subito dopo Pasqua, per rimettere in moto il Paese. Ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha consultato il Comitato tecnico-scientifico in vista della ormai quasi certa nuova proroga che terrà ferma l’Italia fino a inizio maggio. Ma dopo quella data, è il messaggio degli esperti, la distanza sociale non può che essere confermata.

Perciò per la 'Fase 2' serviranno criteri stringenti che l’esecutivo dovrà trasformare in un piano. Di fatto la videoconferenza con i tecnici conferma la necessaria «gradualità e massima cautela» per evitare di accendere nuovi focolai, specie al Sud. In videoconferenza, il premier si è consultato dunque con il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, insieme con il direttore scientifico dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani Giuseppe Ippolito, il componente del comitato e geriatra del Policlinico Gemelli di Roma Roberto Bernabei.

Per l’esecutivo, anche i ministri Lucia Azzolina (Istruzione), Francesco Boccia (Regioni), Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti), Dario Franceschini (Cultura), Teresa Bellanova (Agricoltura), Elena Bonetti (Famiglia), Roberto Speranza (Salute), Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico). Dopo una relazione introduttiva del ministro della Salute Speranza (che ha illustrato i suoi 5 punti fondamentali per ragionare di fine del lockdown), i ministri hanno ascoltato la relazione di Brusaferro, per poi aprire una batteria di domande. «Si è trattato di una consultazione che il presidente del Consiglio e molti ministri hanno avuto con il Comitato tecnico scientifico. Una «riunione interlocutoria, che resta confinata a una consultazione », spiega il commissario all’emergenza Coronavirus, e capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.

«La decisione spetterà alla politica: le decisioni prese e le relative indicazioni saranno rese note, ne sono convinto, tempestivamente rispetto alla data del 13 aprile». Per i tecnici l’allarme resta. E sicuramente non sarà possibile a breve tornare al bar, in palestra o al ristorante. Ma l’idea è quella di procedere in due step, con i criteri individuati da Speranza in accordo con i tecnici. Una primo momento riguarderebbe piccole aperture per le attività produttive, mentre il secondo interesserebbe una rimodulazione delle misure per spostamenti e uscite.

Sui criteri, però, ministro e tecnici devono stendere una sorta di 'pentalogo':

1) resta il distanziamento sociale e l’utilizzo delle mascherine (non si sa se obbligatorie);

2) è previsto il rafforzamento delle reti sanitarie del territorio;

3) serve il completamento delle strutture Covid Hospital, per avere presidi dedicati, in grado di ridurre le occasioni di contagio delle strutture miste;

4) si intensificheranno i test sia molecolari (tamponi) sia sierologici (esame del sangue) per mappare lo stato epidemiologico del Paese;

5) si utilizzeranno tecnologie avanzate di tracciamento e di teleassistenza, con la possibilità di applicazioni di app su smartphone in modo da ottenere un monitoraggio costante dello stato di salute dei cittadini soprattutto in quarantena. Insomma, per i tecnici l’ideale sarebbe tenere ancora tutti a casa fino a vedere l’indice di contagio a zero.

Ma poiché il Paese scalpita e la bella stagione è iniziata, il premier sa che non sarà possibile non offrire almeno qualche certezza. E però Conte sa anche che l’accensione di un nuovo focolaio sarebbe una catastrofe. Perciò si muoverà con enorme prudenza e non da solo. Con i tecnici, ma anche con altre figure professionali (sociologi, psicologi, statistici, eccetera). In attesa di tornare a parlare di libertà.