Attualità

Fine vita. La Camera approva i requisiti per il decesso volontario

Matteo Marcelli giovedì 10 marzo 2022

La Camera tira dritto e dopo il via libera all’articolo 1 della proposta di legge sul suicidio assistito, passano anche l’articolo 2 (con 223 sì, 168 no e un’astensione) e il 3 (221 sì e 143 no). Le norme approvate ieri rappresentano il cuore del provvedimento, con cui la definizione di morte volontaria, e le condizioni per accedervi, entrano nella legge dello Stato.

In attesa della nuova seduta d’esame (inizierà questa mattina), lo scenario che si delinea è quello di un «decesso cagionato da un atto autonomo, con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale».

Un processo che però «deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere». Può chiederne il ricorso «la persona che, al momento della richiesta, abbia raggiunto la maggiore età, sia capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, adeguatamente informata, e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato e le abbia esplicitamente rifiutate o volontariamente interrotte».

Per accedere all’assistenza medica al suicidio basterà un certificato del medico curante o di uno specialista che attesti la presenza di una patologia «irreversibile e con prognosi infausta, che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche che la persona trova assolutamente intollerabili». Una novità inserita da un emendamento del radicale Riccardo Magi, che di fatto snellisce ulteriormente il processo. In origine erano infatti necessari entrambi i certificati, una doppia garanzia il cui depotenziamento è stato duramente criticato da Forza Italia, Lega e Ci. Il testo della pdl chiama in causa anche le strutture del Ssn, che dovranno operare nel rispetto della «tutela della dignità e dell’autonomia del malato», della «qualità della vita fino al suo termine» e fornendo «adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla famiglia». Rispetto a quest’ultima indicazione, è stato approvato un emendamento a prima firma Lisa Noja (Iv), poi riformulato dal relatore Alfredo Bazoli (Pd), che sostituisce la dicitura «malato» con «persona».

A mettere in luce alcune criticità della norma è stata Maria Teresa Bellucci (FdI), che oltre a sostenere la necessità di un aiuto psicologico precedente alla scelta del suicidio assistito, ha fatto notare come la possibilità di accedere alla morte volontaria per i ragazzi di 18 anni sia una decisione «grave», che nega la libera scelta pienamente consapevole. «Dopo i principi sanciti dalla sentenza della Corte costituzionale sul quesito referendario sul tema: l’indisponibilità della vita, l’inesistenza del diritto alla morte, la necessità di offrire alla vita le tutele minime – ha commentato con Avvenire la senatrice Paola Binetti – mi chiedo come sia possibile proseguire come se non fosse accaduto nulla. Sulla base di una sentenza della Consulta che di fatto può considerarsi superata dalla più recente bocciatura del quesito referendario sul tema».