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Perugia-Assisi . Il Papa fa suo l'appello della Marcia: i leader ascoltino questa gente

Luca Liverani domenica 24 aprile 2022

La Marcia della Pace Perugia-Assisi stavolta passa per piazza San Pietro. Quando a mezzogiorno il fiume di donne, ragazzi, associazioni e bandiere è a metà strada - tra Bastiola e Ospedalicchio - dal Vaticano arriva la voce di Papa Francesco, cui gli organizzatori hanno preso in prestito le parole dello striscione d'apertura del corteo, "Fermatevi, la guerra è una follia". Stavolta il Papa non manda un messaggio scritto, come altre volte, ma saluta in diretta all'Angelus le decine di migliaia di manifestanti. E rilancia con forza l'appello della Marcia ai leader del mondo, convinti che l'unica soluzione alla guerra è la guerra. Qui c'è un popolo, numeroso e inascoltato, che invece chiede diplomazia, negoziati, politica: "A tutti chiedo di accrescere la preghiera per la pace - invita il Papa - e di avere il coraggio di dire e di manifestare che la pace è possibile. I leader politici per favore ascoltino la voce della gente che vuole la pace, non l’escalation del conflitto" , è l'appello che il Papa fa scandendo le parole. "A questo proposito - aggiunge - saluto e ringrazio i partecipanti alla Marcia straordinaria Perugia Assisi della pace e della fraternità che si svolge oggi, come pure chi ha aderito ad analoghe manifestazioni in altre città d’Italia".

A due mesi esatti dall'invasione russa dell'Ucraina, le diverse anime e culture pacifiste si ritrovano nell'umanesimo comune del valore della pace. Alla vigilia della Festa del 25 aprile, un variegato "Comitato di liberazione nazionale" dalla guerra chiede di essere ascoltato. L'appuntamento è a Perugia. Si comincia con un minuto di silenzio per tutte le vittime delle guerre. Poi in cammino. Dietro lo striscione di apertura del corteo c'è, come sempre, la lunghissima bandiera arcobaleno. Poi un'altra, quasi altrettanto grande, che di colori ne ha solo due, e non sette: il giallo e il blu dell'Ucraina, che in molti si sono dipinti sul viso. Per ribadire la totale vicinanza al popolo ucraino aggredito. E a tutte le vittime di tutte le guerre.

Alla partenza per la prima volta si fa notare l'assenza dei politici, vista la posizione interventista di quasi tutta la maggioranza e l'opposizione. "Questa manifestazione è fatta apposta per togliere la parola alle armi e ridarla alla politica. E se la politica la riprenderà in mano ci salvereno, altrimenti sarà un disastro per tutti", commenta Flavio Lotti, coordinatore del Comitato promotore della Marcia Perugia Assisi. Qualche politico in realtà c'è: "Questo il posto dove dobbiamo stare di fronte a questa guerra assurda e all'aggressione russa al popolo ucraino - dicono Nicola Fratoianni di Si e Angelo Bonelli dei Verdi - perché l'unica soluzione è la strada della diplomazia. L'Europa e le potenze internazionali devono costringere Putin a sedersi ad un tavolo negoziale che salvaguardi l'indipendenza dell'Ucraina. Smettano di alimentare l'escalation con le armi che chiamano altre armi".

Dietro allo striscione arcobaleno, il giallo e il blu dell'Ucraina sul volto di molti manifestanti - Foto Liverani

"Bisogna riconquistare la pace e fermare questa guerra assurda voluta da Putin - concorda il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini - e bloccare il rischio concreto che la guerra torni ad essere lo strumento di regolazione dei rapporti tra le persone". "Pensavamo di essere usciti da un momento difficile che ci ha visto tutti molti provati di fronte alla pandemia - è la constatazione della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei - invece inaspettatamente una guerra terribile nel cuore d'Europa. Quindi oggi dalla Marcia deve partire un messaggio a tutto il mondo e a tutti coloro che sono chiamati a gestire questo momento complicato, di intervenire perché non si può più aspettare".

E alla marcia ci sono quelli che nella Perugia Assisi credono da sempre. Come don Luigi Ciotti, un affezionato della Marcia: "No, io sono affezionato alla pace", sorride il fondatore di Libera, presente con le sue bandiere. Ci sono le ragazze e i ragazzi del Servizio civile universale, tanti fazzolettoni degli scout e tanti dell'Anpi. Le bandiere bianche delle Acli. Folto il drappello degli enti locali, oltre 150, con i gonfaloni e le fasce tricolori dei sindaci di luoghi signjificativi come Marzabotto o Gioia del Colle. Innumerevoli i cartelli e gli striscioni artigianali. C'è pure una famiglia coi bambini, che reggono la bandiera bianca e verde del Movimento per la Vita. E c'è anche chi - i militanti di Rifondazione comunista - dicono no al 2% del pil in spese militari, ma pure «no all'Italia nella Nato».

Storie e culture diverse, che oggi stanno facendo un pezzo di strada assieme. In un percorso che eccezionalmente ha il suo arrivo in piazza San Francesco, e non come sempre sù alla Rocca di Assisi. Il vescovo di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, dà il benvenuto alla folla che entra nella piazza, assieme a fra Marco Moroni, custode del Sacro Covento. "Siamo più di 50 mila a manifestare qui ad Assisi e in altre città d'Italia", dice Flavio Lotti dal palco ringraziando il Papa per il suo appello da San Pietro. Ed è sotto la Basilica del Santo della Pace che si conclude dopo le 14 il corteo con la bandiera arcobaleno, i gonfaloni, gli striscioni.