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Istruzione. La scuola riparte nel caos vaccini. «Chi non è in regola? Sta fuori»

Viviana Daloiso martedì 4 settembre 2018

Prevedibile – e previsto – con l’inizio ufficiale della scuola, oggi al via in Alto Adige, ecco ripresentarsi il caos vaccini. Autocertificazioni (sì o no?), bambini non in regola (fuori o dentro?), responsabilità (dei genitori o dei presidi?). E sullo sfondo la polemica politica, lo sfogo di medici e pediatri per l’epidemia di morbillo ancora in corso, le proteste dei No vax, le decisioni di Comuni e Regioni.

Ieri è stata la giornata degli sfoghi, complice la ripresa dei lavori parlamentari in vista dell’approvazione del decreto Milleproroghe in cui rientra la contestata norma che proroga di un anno l’obbligo dei vaccini per l’iscrizione a materne e nidi (e su cui le opposizioni hanno annunciato barricate). Nelle audizioni in Commissione, alla Camera, è sfilato il fronte del “no” all’inversione di rotta annunciata dal governo, a cominciare dai presidi, mai così duri: «Va ritirato l’emendamento che rinvia l’applicazione dell’esclusione della frequenza per i bambini non vaccinati: se passa, abbiamo per questo anno scolastico un rischio di insicurezza per la salute» ha esordito il presidente dell’Associazione presidi, Antonello Giannelli.

Sul tavolo c'è la “ferita” nella legge Lorenzin tracciata dalla circolare ministeriale dello scorso luglio, secondo cui per entrare a scuola sarebbe sufficiente l’autocertificazione. Seguita dall’affermazione del neoministro della Salute Grillo circa la possibilità di “classi speciali” per i bambini che non possono vaccinarsi. «Questi ultimi sono 10mila, in Italia. E assegnarli a classi particolari non è possibile sia dal punto di vista organizzativo sia perché significa è una forma di segregazione che ripugna». La ricetta? Una sola, drastica: impedire l’ingresso ai bambini non vaccinati «anche perché, al di là di questo aspetto deontologico, non si può fare a livello pratico: la scuola non è un reparto d’ospedale» tuona Giannelli.

Sulle barricate anche i medici, a cominciare dalla Federazione nazionale medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo): «I medici considerano non giustificabile il rinvio dell’obbligo di presentare la certificazione della vaccinazione per l’iscrizione all’anno scolastico 2018-2019» sottolinea il presidente Filippo Anelli, che alla Camera ha portato con sé un documento approvato già nel 2016 in cui i medici auspicavano il ripristino dell’obbligo vaccinale. L’allarme dei camici bianchi si è focalizzato soprattutto sul morbillo: 14.451 i casi segnalati in Europa nel 2017, che hanno causato 30 decessi. Erano stati 4.643 nel 2016 «e in questa classifica ben poco gloriosa l’Italia è al secondo posto, con 5.004 segnalazioni. Né va meglio nel 2018: in Italia, dal primo gennaio al 30 giugno, sono stati 2.029 i casi segnalati» ha ricordato Anelli. Di questi, il 91,3% si è verificato in soggetti non vaccinati, il 5,4% in chi era stato sottoposto solo alla prima dose. Numeri che parlano chiaro.

Nel tardo pomeriggio, mentre da Nord a Sud si fa la conta dei bambini “sospesi” (136 tra nido e materna a Bologna, 70 a Padova tra le proteste accese dei genitori) e si inoltrano “solleciti” (600 a Milano, 82 a Brescia, ed è solo la punta dell’iceberg), a tornare sulla questione è il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, con una dichiarazione destinata a non placare affatto gli animi: «Tutto mi sembra chiarito in tema di vaccini. L’autocertificazone è un documento la cui responsabilità è di chi lo presenta».

Autocertificazione: gli obblighi di legge e la circolare di luglio

Il primo nodo da sciogliere – e l’attesa è tutta per il decreto Milleproroghe appeso al voto della Camera già per la prossima settimana – è il destino dell’obbligo vaccinale “senza se e senza ma” previsto dalla legge Lorenzin e messo in discussione dal governo a luglio. In realtà, al momento, le cose sono abbastanza definite: rimane in vigore la legge Lorenzin, quindi l’obbligo di 10 vaccini (anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilusinfluenzae tipo B; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella) per l’iscrizione a scuola, pena il non ingresso in classe per i bimbi fino ai 6 anni, e multe da 100 a 500 euro per i genitori dei ragazzi fino ai 16 anni.

A cui si aggiunge l’indicazione contenuta nella circolare Grillo-Bussetti, datata 5 luglio 2018, che consente agli istituti scolastici di “accontentarsi” dell’autocertificazione delle avvenute vaccinazioni fino alle debite verifiche effettuate dalle Asl. La circolare non obbliga i presidi, né tantomeno i comuni (a cui fanno capo gran parte degli asili nido), ad accettare le autocertificazioni: in queste settimane molti sindaci hanno dichiarato di preferire comunque la versione “originale” della legge Lorenzin, con i certificati della Asl a provare l’avvenuta vaccinazione. Cosa perfettamente compatibile con la circolare stessa. Anche il singolo preside può decidere in tal senso. Rimane il punto più controverso, però, ossia il fatto che con l’autocertificazione – almeno finché non vengono completate le verifiche della Asl – di fatto non si può essere certi se i bambini in classe siano vaccinati o meno.

L'obbligo “flessibile” (ma l'immunità di gregge manca ancora)

L’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione a scuola diventerà “flessibile”: è con questa certezza che, sempre prima dell’estate, il ministro della Salute Giulia Grillo ha annunciato la sua “svolta” sulla legge Lorenzin, poi concretizzata in un disegno di legge presentato in Senato. L’obbligo, in sostanza, scatterà «solo quando si verificheranno emergenze sanitarie o ci sarà un significativo scostamento dagli obiettivi di copertura fissati». A livello regionale, per esempio, prevedendo piani straordinari soltanto per quelle zone in cui non sia garantita l’immunità di gregge. In tutti gli altri casi, «basterà rispettare le raccomandazioni degli organismi sanitari internazionali». E agire con lo strumento della persuasione, con le famiglie e i genitori. Prospettive suggestive, senza dubbio, che devono fare i conti con la situazione reale del nostro Paese.

In particolare, alla vigilia della legge Lorenzin, proprio l’immunità di gregge risultava compromessa praticamente su tutto il territorio nazionale, essendo scesa ben al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). E nel bilancio sugli effetti dei primi 6 mesi di obbligo vaccinale, diffuso lo scorso aprile dall’Istituto superiore di sanità, quella soglia risultava essere stata raggiunta in appena 11 regioni italiane. Come dire: quei piani straordinari sarebbero necessari immediatamente su metà del territorio nazionale. A guardare poi le singole coperture, proprio nel caso del morbillo siamo ancora molto distanti al raggiungere gli obiettivi di sicurezza invocati anche dal ministro Grillo: seppur cresciuto del 5% tra la fine del 2017 e l’inizio di quest’anno, il numero dei vaccinati tra i bambini nella fascia 0-6 è fermo ancora al 92% circa.

I bambini immunodepressi e l'ipotesi (fragile) delle “classi speciali”

La scienza li chiama “pazienti immunodepressi”. Nel caso specifico, si tratta di tutti i bambini – 10mila la stima di quelli presenti nelle scuole italiane – che per qualche ragione legata alla loro fragile condizione di salute, non possono essere vaccinati. È a loro che l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha sempre “dedicato” il ripristino dell’obbligo dei vaccini per l’ingresso a scuola ed è sul loro futuro che si è accesa l’aspra polemica di queste settimane. La neoministra Grillo suggerisce infatti la creazione di “classi speciali”: «Insieme al ministro dell’Istruzione – ha dichiarato – garantiremo a tutti i bambini immunodepressi, quelli che non possono scegliere se vaccinarsi o meno, l’adeguata collocazione in classi in cui è assicurata la copertura vaccinale. In questo modo dando la priorità a chi non può scegliere rispetto a chi può scegliere di vaccinarsi e decide comunque di non farlo».

I presidi si oppongono: «E con che criteri formeremo mai queste classi?» la loro mozione. Senza contare l’incognita delle autocertificazioni, per cui l’attesa di conferma da parte delle Asl potrebbe durare mesi. In mezzo, le decine di appelli dei genitori dei bimbi che non possono vaccinarsi: quello che ha fatto più rumore, l’ha lanciato la mamma di una bimba di Treviso che aspetta un trapianto di fegato, «la varicella potrebbe ucciderla, ministra». E i gesti di solidarietà compiuti dagli studenti in molte scuole d’Italia sull’esempio della scuola di Novi Ligure in cui tutta una classe quinta ha deciso di rinnovare le vaccinazioni per proteggere un compagno che ha un tumore maligno dell’osso e, dovendosi sottoporre a terapie debilitanti, è sempre esposto al rischio di infezioni.