Intervista. La ministra Locatelli: «Scardinare la prassi per cui la persona viene dopo»
La ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli
È in partenza per Parigi, la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli. Domani parteciperà alla cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi, il giorno dopo sarà a Casa Italia tra i nostri atleti, per ribadire con la sua presenza l’importanza e il significato dell’evento. Una festa dei diritti in parte offuscata dalla pronuncia del Consiglio di Stato, che tanta polemica ha sollevato negli ultimi giorni e che tanto stona con la sfida fortemente voluta dalla stessa Locatelli di guidare il primo G7 della storia dedicato al tema dell’inclusione e della disabilità, in programma in Italia per la metà di ottobre. Così come l’episodio degli insulti di Venditti al concerto, di cui scriviamo qui accanto, che la ministra ha stigmatizzato sui suoi profili social.
Brutte notizie, dunque. Ma dobbiamo davvero pensare che secondo i nostri giudici i conti pubblici valgano più dei diritti delle persone con disabilità?
Dal mio punto di vista la pronuncia del Consiglio di Stato non è giusta, mi dispiace molto. Voglio dire subito che sono vicina alla famiglia che ha reagito per chiedere il rispetto dei diritti per il proprio figlio. Si tratta di una sentenza isolata di una sezione del Consiglio di Stato, che mi auguro – l’ho detto subito dopo aver avuto la notizia, lo ribadisco con forza ora – possa riunirsi presto in adunanza plenaria per dare una risposta univoca e giusta, che valga per tutti gli studenti con disabilità e che garantisca il diritto di tutti alla partecipazione e all’accompagnamento alla crescita. Dobbiamo scardinare molte prassi di pensiero, una tra tutte è quella che prima del bene della persona possa esserci altro. Un Paese civile e avanzato come il nostro deve fare di tutto per rimuovere limiti e garantire opportunità, a partire dai più piccoli, senza lasciare indietro nessuno.
Che messaggio manda una sentenza di questo tipo alle famiglie? Da quando è ministra ne ha incontrate tante e sta lavorando in prima persona sul fronte della promozione della cultura dell’inclusione.
Le famiglie vivono già tante difficoltà quotidiane per via della burocrazia e delle complicazioni che rendono la vita ancora più complessa. Ogni volta che incontro una famiglia i racconti sono tanti: forza, coraggio, fiducia in quello che stiamo facendo, ma spesso riscontro anche angoscia rispetto al fatto di non sentirsi compresi, anche isolati purtroppo. Notizie di questo tipo non possono far altro che gravare sul loro stato d’animo e su quello che possono aspettarsi dal futuro. La priorità allora, insisto, deve sempre essere quella di garantire inclusione e rispetto per tutti, tutelare i diritti e valorizzare le competenze e i talenti di ognuno. La strada per la piena applicazione della Convenzione Onu è ancora lunga ma la riforma che stiamo attuando in Italia va nella direzione giusta e sono convinta che ciascuno, nel proprio ruolo, compresi i giudici e tutte le istituzioni, il mondo privato, del terzo settore e anche i singoli cittadini, possano e debbano contribuire alla promozione di un nuovo sguardo, per vedere le qualità e investire sugli altri e per rendere più forti le nostre comunità e tutto il Paese.
In che modo la riforma sulla disabilità che state attuando potrà farlo?
La riforma segna il passaggio dall’assistenzialismo alla valorizzazione della persona con disabilità e innova profondamente il sistema degli accertamenti, dei sostegni e delle tutele, superando le rigidità burocratiche che lo contraddistinguono. La persona con disabilità è finalmente protagonista e riconosciamo la centralità dei suoi desideri, delle sue preferenze e dei suoi bisogni, così come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Il decreto 62 del 2024 che introduce il progetto di vita, cuore della riforma, garantirà una presa in carico completa e integrata della persona con disabilità, secondo una visione unitaria che tiene insieme tutti gli aspetti della vita quotidiana: è una svolta concreta, che semplifica le procedure e supera la frammentazione tra risposte sanitarie e sociali. Un percorso complesso e impegnativo certamente, ma il cambiamento è iniziato e non si ferma.
Si avvicina l’appuntamento con il primo G7 Inclusione e disabilità in programma in Umbria dal 14 al 16 ottobre. Cosa si aspetta?
Sarà un’occasione storica che ci permetterà di intensificare gli sforzi dei nostri Paesi per l’accessibilità universale, la vita indipendente, l’autonomia, l’inclusione lavorativa, la disponibilità dei servizi, la prevenzione e la gestione delle emergenze, e di rafforzare quindi la nostra azione per l’attuazione della Convenzione Onu di cui dicevo poco fa. Questoi impegno è stato ribadito nel documento finale del G7 dei leader a Borgo Ignazia, dove per la prima volta è stato dedicato un paragrafo a “Inclusione e disabilità”. Serve garantire a tutti il diritto alla piena partecipazione alla vita culturale, educativa, economica, civile e politica dei nostri Paesi, per questo in occasione del G7 Umbria verrà firmata la Carta di Solfagnano con obiettivi strategici e condivisi da tutti i Paesi per migliorare il futuro di tutti. Dobbiamo offrire innanzitutto occasioni e iniziare a vedere in ciascuno le potenzialità e non i limiti. Questa è la vera sfida.