Attualità

Civitanova Marche. Ambulante disabile ucciso a bastonate

Viviana Daloiso e Redazione Internet sabato 30 luglio 2022

La vittima, che aveva 39 anni, una moglie e un figlio piccolo. In città era conosciuto da tutti

Non ci sarà nessuna omelia alla Messa domenicale, domani, nelle chiese dell'arcidiocesi di Fermo, nel cui territorio è avvenuto ieri il delitto di Alika, ambulante di origini nigeriane ucciso a bastonate per un diverbio in strada. "La nostra Chiesa locale e le parrocchie di Civitanova - si legge nel comunicato dell'arcidiocesi, guidata da monsignor Rocco Pennacchio - di fronte all'uccisione di Alika scelgono l'atteggiamento del silenzio per lasciarci ferire il cuore e sconvolgere dell'accaduto. Preghiamo per la vittima e siamo vicini a tutti coloro che sono nel dolore e nell'angoscia per quanto successo. A partire dell'Eucaristia che celebreremo domenica, nella quale in luogo dell'omelia ci saranno alcuni minuti di silenzio, vogliamo ribadire e rafforzare il nostro impegno per la pace e perché l'aggressività non si sostituisca alla giustizia e non metta più in pericolo altre vite. Nessuna forma di violenza può avere cittadinanza nella vita secondo lo stile del Regno di Dio. Preghiamo anche per l'aggressore e i suoi familiari".

C’erano tante persone, a passeggio, ieri pomeriggio presto, nel centralissimo corso Umberto I di Civitanova Marche. In un attimo la follia che nessuno avrebbe mai immaginato: un ambulante di origine nigeriane, Alika Ogorchuwku, sussurra qualche parola a una coppia di passanti, l’uomo – italiano – reagisce male. A questo punto scoppia una lite e quest’ultimo inizia a picchiare violentemente Alika, nonostante le urla e l’intervento di alcuni dei testimoni. Usa una stampella – apparteneva al giovane nigeriano, che in quella zona della città era una presenza abituale – come se fosse un’arma. E non si ferma, nemmeno quando la sua preda è a terra: gli salta sopra, lo colpisce alla tesa, gliela schiaccia contro l’asfalto. Qualcuno ripete: «Così lo uccidi». È una scena terribile: Alika resta immobile sul marciapiede e vengono immediatamente allertate le forze dell’ordine. Che quando arrivano, assieme ai soccorsi, non possono fare più niente: l’ambulante è morto.

L’aggressore viene fermato poco dopo: racconta che Alika avrebbe fatto degli apprezzamenti sulla sua fidanzata, che ha perso il controllo. La violenza in risposta di una parola, una reazione che sembra diventata sempre più frequente in questa estate di aggressioni e risse in tante città italiane. Ma che qui, nel cuore delle Marche, pesa molto di più dopo i tanti episodi di razzismo contati nel corso degli ultimi anni, con l’attentato nella vicina Macerata del 2018 a firma di Luca Traini che è ancora una ferita aperta. Proprio un paio di mesi fa, sulle pagine di Avvenire, eravamo tornati a parlare di quei fatti: la Caritas aveva riferito di «un apparente momento di stasi, come il fuoco che cova sotto la cenere». Dove la cenere era la parvenza di solidarietà, arrivata con la guerra e la mobilitazione solidale per il popolo ucraino, il fuoco era invece l’intolleranza e spesso l’odio verso gli africani «di cui facciamo difficoltà anche solo a parlare. Essere buoni con gli ucraini è facile, essere attenti alle persone di colore molto più difficile» spiegava proprio il direttore della Caritas di Macerata, Lorenzo Cerquetella. Un’impressione confermata dalle associazioni che sul territorio si occupano di accoglienza e integrazione dei migranti, sempre meno coinvolte nei bandi, sempre più trascurate dalle istituzioni.

Il corpo di Alika coperto da un telo nel centro di Civitanova Marche - Ansa

Civitanova non ci sta, però, ad essere bollata come terra di intolleranza. «Quello che è accaduto oggi nella nostra città è un fatto di una violenza inaudita che ci ha lasciato attoniti – ha detto il sindaco, Fabrizio Ciarapica–. Ed è un fatto lontano dalla normalità della nostra città, conosciuta da tutti per essere da sempre accogliente e tranquilla». Parole seguite da quelle del governatore delle Marche, Francesco Acquaroli: «Sono sconvolto e addolorato, mi auguro che le autorità assicurino rapidamente alla giustizia l’autore del crimine». La comunità è sotto choc, i testimoni continuano a ripetere che Alika era benvoluto, che tutti lo conoscevano e che non aveva creato mai problemi: «Avevo seguito io alcune sue vicende, in ultimo quella dell’incidente stradale in cui era stato coinvolto e per cui andava in giro con quella stampella» spiega l’avvocato Francesco Mantella. Alika aveva 39 anni, era sposato con un figlio piccolo, viveva a San Severino ma si spostava spesso su Civitanova «perché diceva che in città c’erano le condizioni migliori di mercato, che lavorava bene lì. Era una persona educata, mansueta, non aveva precedenti di alcun tipo. E non aveva nemmeno problemi economici. Non riesco a capacitarmi di quanto è accaduto». La moglie si è precipitata in ospedale, disperata, accompagnata da alcuni conoscenti.

Le indagini sull’omicidio, guidate dal procuratore di Macerata Claudio Rastrelli, sono state affidate alla squadra mobile: oltre ai racconti di chi c’era, sarebbero già al vaglio degli agenti le numerose immagini riprese dai cellulari e dalle telecamere della zona. Serve ricostruire come sia iniziata la lite, in che modo sia stata utilizzata la stampella. E perché Alika sia stato ammazzato a bastonate, nel centro di una città, in un pomeriggio d’estate.