venerdì 16 settembre 2022
L’ultimo allarme viene dall’Iran: il lago Urmia si è ridotto di quattro quinti. Ma in tutto il mondo questi fragili ecosistemi, dai quali dipendono anche tante attività umane, sono in crisi
Il lago di Santa Olalla: si è prosciugato per la terza volta in 50 anni

Il lago di Santa Olalla: si è prosciugato per la terza volta in 50 anni - Cisc

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Non a caso la principale città che si affaccia sul lago Urmia ne è omonima, il significato in siriaco infatti, è “città dell’acqua”. E così lo era nel passato, quando di acqua ce n’era tanta. Oggi le cose sono profondamente cambiate e l’acqua potrebbe scomparire del tutto se non si interverrà al più presto. Il lago infatti, si prosciugherà completamente se gli sforzi di salvataggio non avranno la priorità rispetto ai bisogni degli agricoltori che la siccità sta mettendo in ginocchio. Eppure solo quattro anni fa un programma finanziato dal governo giapponese si proponeva di stabilizzare quello che un tempo era il lago più grande del Medio Oriente e di ribaltare uno dei peggiori disastri ecologici degli ultimi decenni. «Se il lago non riceverà la quantità d’acqua che il governo si è impegnato a versare al suo interno, non ci saranno speranze per un recupero», ha detto Arezoo Ashrafizadeh, capo dell’Unità delle zone umide del dipartimento dell’Ambiente dell’Iran.

Il lago Urmia nel 1984

Il lago Urmia nel 1984 - Nasa

Il lago Urmia oggi

Il lago Urmia oggi - Nasa

Secondo una legge infatti, il governo è obbligato a provvedere all’apporto di acqua necessaria al lago Urmia per ritornare al suo splendore, «ma tanti motivi non hanno permesso ciò, tra i quali la forte diminuzione delle precipitazioni. Dobbiamo interrompere la costruzioni di tutte le dighe che stanno a monte del lago e fermare le attività agricole», ha detto Ashrafizadeh. Il lago non ha sbocco sul mare e la quantità d’acqua al suo interno è il risultato dell’equilibrio tra quanta ne arriva – da piogge e fiumi – e quanta ne asporta l’uomo e quanta se ne va per evaporazione. Sito di importanza internazionale ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite firmata nel 1971, il lago una volta copriva circa 5.000 chilometri quadrati, ora la sua estensione è scesa a soli 1.000 chilometri quadrati e sta precipitando velocemente. I tentativi degli anni scorsi sembravano portare a buoni risultati: nel 2017 era tornato ad avere un’estensione di 2.300 km/q per poi crollare di nuovo ai valori attuali. Certo non è facile obbligare per gli agricoltori non servirsi dell’acqua del lago, ma lasciarlo fare avrebbe come effetto da un lato la sua scomparsa e dall’altro, tra pochi anni, la mancanza totale di acqua per l’agricoltura. Intanto, oltre all’uomo, gamberetti, fenicotteri, cervi e pecore selvagge stanno subendo gravi danni a causa delle continue tempeste di sale (lasciato dall’evaporazione dell’acqua), che viene sollevato dal vento e trasportato a chilometri di distanza.

Il lago Qadisiyah nel 2019 e nel 2022

Il lago Qadisiyah nel 2019 e nel 2022 - Landsat

Il problema del lago Urmia è solo l’ultimo ad essere venuto alla ribalta. Rimanendo in Medio Oriente anche laghi meno noti ma per questo non meno importanti come il lago Qadisiyah hanno subito drastiche riduzioni. Le zone umide, soprattutto i laghi si stanno riducendo un po’ in tutto il pianeta a partire dall’Artico. Secondo la rivista “Nature Climate Change” negli ultimi vent’anni i laghi artici si sono ridotti o prosciugati completamente in una vastissima area che circonda il Polo Nord e che comprende le aree settentrionali di Canada, Russia, Groenlandia, Scandinavia e Alaska. Quei laghi fungono da pietre miliari dell’ecosistema artico. Forniscono acqua dolce per le comunità e le industrie indigene locali e sono indispensabili per molte specie animali, tra le quali tante minacciate o in via di estinzione, compresi uccelli migratori e creature acquatiche. La loro scomparsa è una sorpresa anche per gli scienziati. Si pensava infatti, che la fusione dei ghiacci terrestri per il riscaldamento globale ampliasse le loro dimensione e solo più in là, nei prossimi secoli, si avrebbe avuto una riduzione. «Sembra invece che la fusione del permafrost (il terreno permanentemente ghiacciato) faccia drenare velocemente i laghi facendo saltare il passaggio intermedio», spiega Elizabeth Webb, autrice del lavoro.

Difficile trovare laghi dove la siccità del pianeta non abbia avuto effetti deleteri. L’Europa non è da meno. Il più grande lago permanente del Parco nazionale spagnolo di Donana, il lago di Santa Olalla, una delle zone umide più grandi e importanti d’Europa, è diventato una piccola pozzanghera a causa di anni di siccità, ma anche di sfruttamento eccessivo delle sue acque. Un’area che dava sostengo a milioni di uccelli migratori. Patrimonio mondiale dell’Unesco, il lago si è prosciugato per la terza volta in cinquant’anni. Negli Stati Uniti il livello dell’acqua di uno dei laghi più iconici del Paese, il Great Salt Lake, è sceso di oltre 6 metri rispetto al 1985. Questo lago vale circa 1,5 miliardi di euro per l’economia dello Utah e supporta milioni di uccelli migratori. E anche dall’Italia hanno fatto il giro del mondo le immagini del grave abbassamento del livello dell’acqua del Lago di Garda, le cui acque sono scese ai minimi storici.

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