domenica 6 giugno 2010
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«Al momento della messa in onda del telegiornale del canale di stato, gli utenti spegnevano il piccolo schermo, e scendevano in strada per una passeggiata. Intellettuali e attori invece rifiutavano con ogni mezzo di partecipare a dibattiti e spettacoli tv; paradossalmente la gente, quando li riconosceva per strada, li applaudiva per la loro forzata uscita di scena». Sono alcuni atti dell’originale boicottaggio culturale, messo in atto dai polacchi all’inizio degli anni Ottanta e che contribuì alla caduta del regime comunista. A raccontarli è stato un emozionato Krzystof Zanussi, il regista polacco intervenuto al Bellaria Film Festival, sulla costa romagnola dedicato. Il cartellone prevedeva infatti l’evento speciale W Solidarnosc, documentari e film d’autore dedicati al trentesimo anniversario della nascita del movimento polacco che in qualche modo ha cambiato la storia dell’Europa.La giornata ha ospitato anche l’ultima pellicola di Zanussi, Revisited. Un originalissimo «esperimento» cinematografico che racconta che fine fanno i personaggi di un film dopo che il film stesso ha terminato la sua vita nelle sale e viene archiviato nella memoria.In un Palazzo del Turismo gremito da giovani, Zanussi ha stupito più d’una volta il pubblico. Prima fotografando tutti i presenti («così se qualcuno di voi sarà il prossimo premio Nobel, potrò dire: era presente al mio incontro»), poi ricordando gli eventi che ebbero come protagonisti Solidarnosc, la Polonia e l’eco che ne perdura. «Anch’io 47 anni fa, giovane studente di cinema, sono stato avvicinato come tutti dai servizi segreti perché collaborassi con il regime – ha rammentato il regista – Si è imposta la scelta: da una parte il successo facile, il potere, dall’altra una vita senza rimorso, bella, riuscita». La scelta come primo esercizio della libertà, insomma. «Tutti i miei film sono stati censurati, in misure diverse. Ciò significa che mi sono esercitato molto» ha proseguito divertito Zanussi.Perchè è nata Solidarnosc?, hanno chiesto alcuni giovani. «Il sistema non offriva speranza, la Polonia era un paese senza sviluppo. A far da catalizzatore è stato il primo papa polacco, Giovanni Paolo II. Da noi il cattolicesimo è sempre stato oppresso, la chiesa non è mai stata trionfalista e il popolo si identificava con essa». Inevitabili i riferimenti all’attualità, e all’aereo presidenziale caduto in Russia: «È normale che siano sorti sospetti, perché dai russi ne abbiamo viste tante. Ma penso siano esagerati, sono solo coincidenze fatali». Le prossime elezioni? «Mi auguro vinca un presidente di riconciliazione. Dobbiamo andare avanti».Parlando di cinema e cultura Zanussi nota come «la libertà di cui gode oggi l’Europa non è sempre sinonimo di vitalità in campo culturale. Per fortuna tra i giovani si nota una certa assuefazione all’omologazione, anche in campo cinematografico. Penso all’Est Europa, al regista russo Alexej Gherman, all’autrice di Lourdes Jessica Hausner: film "arrabbiati", autori sinceri, tematiche profonde, vicini alle questioni centrali della vita. Cioè, cinema».
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