giovedì 24 dicembre 2015
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Un paio di orsi antropomorfi, un cestino della merenda, un ranger. È questo, per i meno giovani, l’immaginario associato ai parchi nazionali americani, grazie ai cartoni animati di UHanna & Barbera con Yoghi, Bubu e il ranger che convivono nell’habitat di Jellystone. Un immaginario che, coltivato davanti al televisore, trova conferme e sorprese quando si ha la fortuna di visitare il vero Yellowstone, nel Wyoming, scoprendo che gli orsi sono davvero golosissimi delle provviste dei turisti – tanto che basta un cracker dimenticato sul lunotto per trovarsi la porta dell’auto scardinata – ma soprattutto ammirando scenari naturali in cui la tutela e la fruibilità convivono in un difficile ma saldo equilibrio. I prossimi mesi saranno ideali per fare esperienze di questo genere, dato che il 2016 sarà l’anno del centenario per il National Park Service (Nps), l’ente federale americano che gestisce non solo i Parchi nazionali veri e propri ma anche memoriali, campi di battaglia (25), siti storici (127), monumenti nazionali (78) per un totale di ben 408 diversi siti. Abituati all’anarchia del Belpaese in materia di informazioni e servizi, i viaggiatori italiani sono di solito i più stupiti quando vengono in contatto con il Nps. L’atteggiamento nei confronti dei 292 milioni di visitatori che nel 2014 hanno varcato la soglia di uno dei siti è infatti quanto di più friendly – amichevole e accogliente – ci possa essere. Si inizia da un portale internet che conduce facilmente ai siti dei singoli parchi e si arriva alle mappe scaricabili, ai programmi di visita ed educativi e alle news in diretta su viabi-lità, incendi e accessibilità. Sul posto, poi, la figura del ranger è onnipresente e garantisce livelli standard molto elevati di sicurezza e controllo. Infatti, soprattutto nei parchi naturali veri e propri, sono possibili attività diversissime che vanno dalla semplice sosta di poche ore nei quasi 900 Visitor Center – con servizi,  mostre, musei permanenti e video – alle traversate di hiking, l’escursionismo made in Usa, in ambienti selvaggi e per il quale sono quasi sempre necessari permessi specifici.Quando il 25 agosto 1916 il presidente Woodrow Wilson firmava la legge istitutiva del Nps con il mandato di «conservare paesaggio, ambiente naturale e storico e vita della fauna selvatica» e di «permettere di goderne in modo tale da preservarla intatta per il godimento della generazioni future» il parco di Yellowstone, primo negli Usa e nel mondo ad essere istituito, esisteva già sin dal 1872. Da allora, non tutti sanno che al Nps sono state affidate tutela e promozione di siti diversissimi per natura e storia. Si va dall’ex penitenziario di Alcatraz, di fronte a San Francisco, dove si può capire dal vivo cosa fosse un carcere di massima sicurezza ai tempi di Al Capone, ai villaggi rupestri patrimonio Unesco di Mesa Verde in Colorado, dai 5 milioni e mezzo di ettari del Parco Nazionale Wrangell St. Elias in Alaska agli 80 metri quadri del Thaddeus Kosciuszko National Memorial a Filadelfia, da Ellis Island a New York allo stesso complesso della Casa Bianca a Washington Dc.  Ente federale, il Nps fa parte della struttura del ministero dell’Interno ma oltre ad avere 20mila dipendenti si avvale anche del fondamentale contributo di ben 246mila volontari la cui opera equivale a quella di 3200 operatori fissi ed è stato calcolato che i visitatori non portano solo i circa 2,5 miliardi di dollari di incassi – in quasi tutti i siti esiste un biglietto di ingresso – ma generano nelle comunità circostanti i parchi 250mila posti di lavoro e contribuiscono per 27 miliardi di dollari all’anno all’economia americana. Ma il dato più importante rimane senza dubbio quello culturale. Per capirlo, basta affacciarsi sulla terrazza di Mount Rushmore, Sud Dakota, quello dei faccioni dei presidenti scolpiti nella montagna, e in quel vero e proprio santuario civile degli States vedere decine di migliaia di persone di ogni ceto sociale muoversi in modo festoso, ma disciplinato e educato a non lasciar tracce del proprio passaggio. Aveva ragione il premio Pulitzer Wallace Stegner: «I parchi nazionali sono l’idea migliore che abbiamo mai avuto. Assolutamente americani, assolutamente demo-cratici, riflettono il meglio di noi».
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